Creato da: maiden.casoria il 02/05/2008
Quindicinale di informazione e cultura a cura dell'Associazione Culturale degli Universitari

Area personale

 

Tag

 

Archivio messaggi

 
 << Agosto 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

Ultime visite al Blog

noxdiamgi_cherchimetelliano71agatainluisotta74meneghello.franci97mauronemesiociro1962lauraderosaurlouomomanni.pibolt_1et14calientissimaalessiax88xfrah2o
 

Ultimi commenti

Caro Peppe non servono i ringraziamente, come te...
Inviato da: emilio
il 08/11/2010 alle 21:29
 
P.S. ringraziandovi per la vostra indignazione, in una...
Inviato da: icthus
il 08/11/2010 alle 10:53
 
So che tra quelle "meritevoli personalità"...
Inviato da: icthus
il 08/11/2010 alle 10:51
 
Guagliù una cosa la devo dire...Ma come si fa...Pasquale...
Inviato da: igor
il 17/06/2010 alle 20:01
 
Hello I am portuguese I have 4 sites for music recorded at...
Inviato da: josecarlostita
il 16/05/2010 alle 15:53
 
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

 
« Molto fumo e niente arrostoElenco: le cose che dico... »

Un nuovo obiettivo: la decrescita, per ritrovare la felicità

Post n°214 pubblicato il 10 Febbraio 2011 da maiden.casoria
 

Nei giorni scorsi il primo ministro inglese David Cameron ha comunicato di voler utilizzare un nuovo parametro per misurare il benessere del suo paese in alternativa, se non in aperta contrapposizione, al tradizionale strumento del Prodotto Interno Lordo: quello della felicità.

E’ interessante innanzitutto riflettere sui risvolti derivanti dall’adozione di uno strumento attendibile in grado di compiere un tale censimento. Dalle future indagini sull’indice di felicità dei popoli potrebbero emergere risultati sorprendenti: potremmo ad esempio scoprire che il benessere, oltre che dai quattrini, è generato dalla presenza di minor inquinamento, da ritmi di vita meno frenetici, dalla partecipazione in attività sociali, dalla disponibilità di maggiore tempo libero, dalla crescita culturale e così via.

Inoltre, in linea di principio, un’idea di benessere svincolata da meccanismi puramente economici ha il potere seducente di liberarci dal fardello della produttività senza scrupoli, della crescita irresponsabile, del consumismo. Insinua in noi quell’idea maliziosa di “decrescita”, di cui sentiamo sempre più spesso parlare e che per le generazioni più giovani, ma anche per quelle che hanno ricostruito il paese nel dopoguerra, pare una bestemmia o uno scherzo. Da quando siamo bambini in grado di ragionare i condizionamenti sociali e familiari ci esortano ad andare avanti a qualunque costo allo scopo di accumulare di più, per possedere di più, e ora invece ci raccontano che la crescita non genera necessariamente benessere? Sembra proprio un’idiozia. Tuttavia - come nota il filosofo Serge Latouche nel suo ormai famoso “La decrescita serena” - le società occidentali che hanno perseguito l’ideale di sviluppo ad oltranza, si trovano oggi a dover fare i conti con tanti problemi: lo sfruttamento eccessivo delle risorse ambientali, l’aumento dei rifiuti, la schiavitù del consumismo che spinge a consumare più del necessario per non rallentare i ritmi dell'economia di mercato. Inoltre, la crescita globale non è riuscita a ridurre la povertà ed ha anzi aumentato le disuguaglianze tra paesi. Se consideriamo, poi, che il mondo ha risorse esauribili e uno spazio limitato, l’idea di uno sviluppo infinito è facilmente attirata nel triangolo delle Bermuda di ogni senso logico. La decrescita serena e consapevole dei paesi più avanzati è la strada migliore per aumentare il benessere di tutti. Tale percorso si attua, come spiega il filosofo, ritrovando il rispetto per la natura, producendo energia rinnovabile, consumando prodotti locali per ridurre l’inquinamento, incrementando i rapporti sociali, lavorando di meno, ponendo un limite alla produzione e al consumo per non far gravare il nostro costo ambientale sul resto del mondo e ridistribuendo più equamente le risorse tra i paesi.

Al di là dei possibili dibattimenti sulla validità concreta della proposta delineata da Latouche, che appare per certi aspetti utopistica, dobbiamo riconoscere che già il mondo viaggia, anche se molto timidamente, in questa direzione. Da alcuni anni, e sempre con maggiore attenzione, ci viene chiesto di modificare il nostro stile di vita in direzione di un minore spreco di energia e danno all’ambiente. Ci viene chiesto di non eccedere con l’utilizzo dei sistemi di riscaldamento o di raffreddamento degli ambienti, di adoperare apparecchi e lampade a basso consumo, di differenziare la spazzatura, di riciclare il più possibile, di acquistare auto poco inquinanti. Tutti accorgimenti che una ventina di anni fa erano sconosciuti. Anche se con lentezza, il nostro paradigma di vita sta già cambiando in direzione di un ridimensionamento, di una “decrescita”, che potrebbe renderci felici riconducendo le nostre attività nei limiti della capacità dei nostri ecosistemi.

Il nostro stile di vita e l’idea di sviluppo irresponsabile sono insomma diventati già oggetto di ‘decostruzione’. Uno dei valori del mondo occidentale più radicati, il mito della crescita, e le nostre abitudini quotidiane sono ora analizzati da un punto di vista diverso e in maniera critica. Tuttavia, da qui ad accettare di sacrificare il nostro superfluo per realizzare una ridistribuzione equa delle risorse sul pianeta consentendo alle popolazioni povere di condurre un’esistenza migliore, il passo è ancora lungo.

Ma forse cominciamo ad abituarci all’idea che è possibile essere felici anche conducendo un’esistenza ecologicamente accettabile e più rispettosa della vita stessa.

Vivien Buonocore

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963