Creato da: maiden.casoria il 02/05/2008
Quindicinale di informazione e cultura a cura dell'Associazione Culturale degli Universitari
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Siamo ormai già da un po’ nel secondo millennio. Nel duemiladieci ci pare di aver raggiunto l’avamposto del futuro e, a ben guardare, gli ultimi anni dello scorso millennio sono davvero lontanissimi in termini di stile di vita e abitudini quotidiane. Gli anni novanta – con i loro oggetti ancora ‘wired’, ancorati ad antiestetici fili, con i cellulari grandi e pesanti come mattoni, con le enciclopedie in dodici volumi, le cartine autostradali in auto nelle tasche dei sedili anteriori, con gli elettrodomestici senza problemi di consumo e le tv a tubo catodico – sono rubricati nella nostra mente come anni appartenenti ad un’altra epoca, cui volgiamo sguardi nostalgici e fieri insieme. Gli ultimi anni dello scorso millennio erano teneri sì, ma ingenui. Anni in cui la nostra vita era assai più reale che virtuale, in cui i gesti erano più meccanici che digitali. Internet, poi, verso la fine degli anni novanta, ha cominciato a farsi strada nelle case della gente e allora tutto è stato diverso. Internet ha segnato la prima vera rivoluzione tecnologica dopo la diffusione massiccia del pc. Negli ultimi tempi però, senza che ce ne rendessimo troppo conto – come spesso accade per eventi rivoluzionari che modificano a poco a poco un paradigma esistenziale – abbiamo oltrepassato un’altra soglia che ci ha condotto in una nuova era tecnologica. Siamo entrati nell’i-time. Con l’i-pod introdotto nel duemilauno è cambiato il nostro modo di ascoltare la musica, che è diventata ‘touchable’ attraverso lo scorrimento delle immagini sul display dell’oggetto. Nel duemilasette, attesissimo, è arrivato l’i-phone che con un uso sapiente della metodica del touchscreen ha rivoluzionato il mercato della telefonia e il nostro concetto di cellulare. Questo strumento è nato dal successo dell’i-pod e paradossalmente, in un certo senso, ne ha anche sancito la morte commerciale. Con la diffusione dei cosiddetti smartphone che possono in pratica fare di tutto, il gadget per la musica è infatti messo fuori gioco. Ad ogni modo, la strada del touchscreen multifunzione si è dimostrata quella vincente. Con i nuovi telefoni bastano pochi gesti con le dita per copiare e incollare parti di testo, per ingrandire o rimpicciolire immagini ed eseguire qualunque altro comando. Ed ecco, con queste innovazioni abbiamo trasferito un’altra grossa fetta del nostro vivere quotidiano in uno spazio sempre più virtuale: molte delle nostre movenze non sono più vincolate agli oggetti con le quali esse sono riprodotte e noi, di conseguenza, ci muoviamo in uno spazio comportamentale non codificato da elementi tangibili. Ad esempio, ormai da tempo conduciamo conversazioni telefoniche senza telefono in mano (con l’ausilio del blue tooth) gesticolando da soli come matti, digitiamo tasti su tastiere virtuali, eseguiamo di continuo strane danze con le mani sul display dei nostri telefoni di ultima generazione. L’ultima frontiera è quella dell’i-Pad, la tavoletta magica sul mercato da pochissimo tempo che può sostituire, e molto probabilmente in futuro sostituirà, il computer portatile. Il principio alla base è lo stesso: l’utilizzo di un’interfaccia intuitiva, il tocco dello schermo, che ormai è sempre più diffusa. L’abbandono delle strumentazioni ‘fisiche’ a favore di quelle ‘touchable’ è ormai decretato, e i nostri gesti quotidiani sono sempre meno meccanici e sempre più virtuali. Siamo ormai una touch-generation, oppure, considerando che tutte le recenti innovazioni hanno il medesimo prefisso, siamo una i-generation. Speriamo che questa piccola i che in inglese significa io, non ci releghi in un futuro tecnologico sempre più di autoisolamento e di autoreferenzialità. Vivien Buonocore
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