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Ritrovare un’identità. Rafforzare il senso di appartenenza. Recuperare gli standard di vivibilità della città. Tutelare e valorizzare il paesaggio. Tendere all’efficienza energetica. Queste le basi su cui impostare il futuro progetto urbanistico di Molfetta, secondo Cosimo Roberto Sallustio (nella foto con Poli a sinistra e Copertino a destra), presidente del circolo di Legambiente Molfetta, intervenuto in apertura dell’incontro pubblico «Lame e comparti». Durante l’incontro alla Sala Turtur, è stato presentato un documento stilato da Legambiente, concepito come base di discussione sul futuro governo di Molfetta, anche dopo le prime positive verifiche registrate in incontri con alcuni partiti e associazioni: aperto a futuri sviluppi e integrazioni, il documento vuole essere un punto di partenza per un confronto senza pregiudizi e nessuna preclusione verso idee diverse, evitando però le insidie dell’autoreferenzialità. Insomma, un’occasione per analizzare criticità e potenzialità del territorio molfettese, che negli ultimi anni ha subito, ad esempio, un peggioramento della vivibilità e del traffico veicolare, l’aumento della criminalità e del vandalismo, il decremento demografico e la riduzione della rete commerciale di prossimità. Proprio per questi motivi, secondo Sallustio, è necessario ripristinare a Molfetta, «città vessata e malgovernata», la democrazia nelle scelte urbanistiche e riportare i cittadini al centro dell’attività amministrativa. LAME E MATTONE Espansione urbanistica eccessiva, riduzione della popolazione, carenza di servizi e standards urbanistici insufficienti. Alcuni concetti con cui il prof. Vito Copertino, ordinario di Costruzioni idrauliche e idraulica fluviale alla facoltà di Ingegneria dell’Università della Basilicata, ha evidenziato il fallimento della programmazione del Piano regolatore di Molfetta del 2001 (Prgc). Le lame sono, invece, un’occasione per risolvere questi problemi: «non sono vincoli allo sviluppo - ha ribadito Copertino -, ma una concreta opportunità per avviare una nuova pianificazione urbana, con la riconversione ecologica e la riqualificazione della città». Tra l’altro, tenendo conto del Piano di Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino, del PUTT/p e del Documento Regionale di Assetto Generale (in vigore dal 2007), è ormai indispensabile che il Comune aggiorni il Prgc alle nuove prescrizioni vigenti. Anzi, è necessario bloccare l’espansionismo edilizio e il consumo di suolo, rimodulare il piano del porto, elaborare un piano delle coste, del traffico, dei parcheggi e dei servizi (di cui il Comune di Molfetta è ancora privo), razionalizzare lo scarico dei reflui, riqualificare il centro antico e storico (Molfetta vecchia e i quartieri storici). Questi sono alcuni punti affrontati nel documento di Legambiente che per Copertino potrebbero (e dovrebbero) essere inseriti nel Documento Programmatico Preliminare (DPP), basilare per la redazione di un futuro Piano Urbanistico Generale (PUG). Non è più accettabile che a Molfetta si continui a costruire, secondo Legambiente. Oggi insistono sul territorio locale ben 128 ettari (quasi 170 campi di calcio) in più rispetto alle reali esigenze del Comune, che non è in espansione, anzi in regressione, come dimostrato dai dati proposti dal dott. Lino Renna, esperto marketing, e dell’architetto Nicola Poli. Ad esempio, il trend demografico è in riduzione, i redditi si stanno impoverendo, sono state chiuse ben 129 imprese dal 2009 al 2011 (agricoltura, pesca, commercio, manifattura, edilizia), cala il valore degli immobili e si riducono le compravendite. Infine, si spopola il centro urbano e si svuotano le varie attività commerciali. DIBATTITO FINALE Fallimento del Prgc, impostato sulla prospettiva degli anni ’80 che ipotizzava un’espansione demografica di Molfetta (con il rientro degli emigrati nelle città vicine), o disastro dei soggetti attuatori e delle politiche urbanistiche degli ultimi10 anni? Due le posizioni principali delineatesi alla fine dell’incontro, attraverso gli interventi del consigliere comunale Gianni Porta (Rifondazione Comunista), Lillino di Gioia, già assessore regionale all’Urbanistica ed esperto del settore, e Tommaso Minervini (Sel). Se le previsioni del Prgc si sono rivelate errate, è pur vero che sulla sua attuazione hanno influito, per Porta, «interessi lobbistici fini a se stessi, cui si è adattata la macchina amministrativa comunale». Di Gioia ha rimarcato, invece, la «cattiva gestione del Prgc» perché dal 2001 sono stati ignorati i piani esecutivi, non sono stati mai redatti i piani di comparto da parte del Comune di Molfetta (lasciando ampia libertà agli studi privati con le conseguenze anche giudiziarie che Molfetta ha dovuto sopportare) e gli uffici comunali non hanno mai predisposti i piani pluriennali di attuazione. Immediata la replica politica di Tommaso Minervini che, letto nell’intervento di di Gioia un attacco quasi personale, ha cercato di giustificare il proprio operato come sindaco di una amministrazione di centrodestra dal 2001 al 2006 (i primi 5 anni di attuazione del Prgc): «non m’interessa la pars destruens di di Gioia, ma la saggezza dei più giovani, come Porta», la sua chiosa. Insomma, l’urbanistica scade sempre e comunque nell’arena politica che, purtroppo, si riduce a confronti personali e vacue difese e prese di posizione, invece di avanzare proposte e idee concrete di cittadinanza, come ha cercato di fare proprio Legambiante. Tra l’altro, l’esame degli “abbagli” politici, tecnici e amministrativi del passato può solo permettere di non commettere più gli stessi errori e capire le prospettive da migliorare. © Riproduzione riservata
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