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La meditazione (dal latino meditatio, riflessione) è una pratica che tende ad una maggiore padronanza delle attività della mente e permette alla mente stessa di raggiungere uno stato di quiete mentale. La meditazione è il soffermarsi del pensiero su una data realtà. A quanti anni si può meditare? E’ come chiedere a quanti anni si può pensare. Non vi è una età precisa al di sotto o al di sopra della quale si può iniziare a meditare. Quando un bambino si sofferma ad osservare un qualsiasi fenomeno che cade sotto i suoi sensi la prima volta, sta meditando perché porta il pensiero su una data realtà. La meditazione è allora il pensiero che si sofferma su una realtà per comprenderne tutte le possibilità. A livelli elevati di meditazione si entra sia nella realtà esterna sia nell’interno della nostra coscienza per fare si che le due realtà entrino in contatto. Ora porteremo alcuni esempi di varie manifestazioni meditative. Esempio di un bambino che viene a contatto per la prima volta con una manifestazione esterna, ad esempio vede per la prima volta la pioggia. Forse ha visto altre volte la pioggia, ma ora per qualche motivo entra in contatto con la pioggia; la pioggia lo sta interessando, egli la vede con occhi nuovi, la desidera e vede che la pioggia non solo lo sta interessando ma gli provoca emozioni. Si possono avere manifestazioni originali nel senso che sono manifestazioni che avvengono per la prima volta. Non vi sono sovrastrutture nel senso che non abbina a queste sensazioni delle sensazioni avvenute in altre occasioni. Un altro esempio può riguardare il caso di una atleta, ed io ho in mente un personaggio sportivo famoso, Roberto Baggio, in occasione di una partita particolare. Siamo nella finale contro il Brasile, siamo giunti ai calci di rigori. Ora è il turno di Baggio. Lo osservo, ha lo sguardo perso nel vuoto, non guarda il pallone, non guarda il portiere, vede al di là di tutto. Lo sguardo indica che ha paura. Forse immagina che tutta la nazione lo sta guardando e questo sarà un momento che forse non gli si ripresenterà più. Guarda a destra e a sinistra, aspetta il fischio dell’arbitro, ecco che arriva, si muove, le sue gambe sono pesanti. Ne ha tirati di rigore, è uno dei giocatori più forti del mondo, ha una classe eccelsa nelle gambe, ma in questo momento non si ricorda di nulla. Parte, colpisce il pallone in un modo che non gli compete. Il risultato è qualcosa che non ti aspetti. Il pallone sorvola altissimo la porta. Abbiamo perso. Passano degli anni ed arriviamo a Monaco, finale di un altro Campionato del mondo; di fronte sono due squadre rivali da sempre: la Francia e l’Italia. Siamo ai calci di rigore. Nel tempo normale è successo qualcosa di grave. Zidane è stato espulso perché ha colpito con una testata Materazzi che a sua volta lo aveva insultato. Ora siamo ai calci di rigore; tutti i nostri rigoristi hanno segnato, ma anche i francesi hanno segnato: Ora è il turno di un giovane ragazzo che gioca per la prima volta in Nazionale ed ha avuto da Lippi l’onore di tirare l’ultimo rigore. Potrebbe succedere come con Baggio. Questi era un campione, esperto, sicuro delle proprie possibilità; Grosso è giovane ed ha una grossa responsabilità sulle spalle. Si avvicina al pallone. Vedo il suo sguardo, è sicuro, quanta differenza con lo sguardo di Baggio. Vede diritto il portiere, lo sfida quasi. Mette il pallone in terra, si allontana con un passo sicuro; parte e segna. Il mondiale è nostro. Quanta differenza tra le due situazioni. Quello che è cambiato è l’atteggiamento della persona. Non possiamo qui giudicare i diversi stati d’animo dei due atleti, ma vorrei solo dire che l’impatto è stato diverso e diverso è il risultato finale. Anche con l’impatto emotivo enorme, lo stress provocato dal fatto di essere osservato da milioni di telespettatori, la reazione emotiva è stata diversa.
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questo non čun combattimento interiore ma una rissa tra sacerdoti entro il santo sepolcro