Entrai nel bar. Era come qualche sera prima. Poca gente, discreta, qualche sguardo di sufficenza da parte di avventori distratti forse perchè gli argomenti mancavano.Il barman era lo stesso di quella sera ..di quella fottuta sera.- 'Sera Signore, cosa le preparo? Lo stesso dell'altra sera va bene? - Annuii: Si...grazie, mi prepara lo stesso cocktail, ma prima gradirei un Martell. Subito! Me lo porta al tavolo per piacere? Molto attento l'amico: si è ricordato di me dall'altra sera. Sorridente e cordiale: La servo subito signore, si accomodi al tavolo.Siedo sullo stesso posto del tavolo; luce soffusa, musica new age in sottofondo, gente che sorride, che parla, che beve il suo drink, gente che vive un suo momento in compagnia, o di solitudine...- Ecco il suo Martell signore, appena vedo che finisce questo le porto il cocktail, sennò fa un cenno per quando vuole.. - Lo porti adesso, sia gentile. Gli dico.- Giornata storta vero? - Lo guardo un pò contrariato. Si scusa. Va. Viene. - Il cognac lo offre, eccezionalmente, la casa. Ringrazio e penso: ma vaffanc...!!!Do un sorso al mio Martell e penso a Lei che era seduta difronte a me l'altra sera. Ripenso a quando l'ho incontrata lì in periferia al crepuscolo. Andavo di fretta, dovevo vedere subito delle E-mail urgenti di lavoro, poi una doccia veloce e la stessa sera, con un collega dopo cena in balera: serata di tango! Esco dalla curva e vedo una mano che si agita: si è una donna! Rallento, freno, mi fermo davanti al cancello che da su di una stradella privata alberata e sullo sfondo, controluce, un caseggiato, grande. Lei è carina, composta, ordinata, si accosta al finestrino abbassato, in gonna e giacchetta di lana turchese a fiori grandi cuciti sopra, dava molto all'occhio:- Grazie per essersi fermato, ho lasciato le luci accese dell'auto e s'è scaricata la batteria; l'auto non va. Mi da uno strappo fino in città?Ricordo che le dissi subito che non c'era nessun problema, di non darmi del "Lei" e il mio nome e che non era usuale che una ragazza facesse l'autostop al tramonto anche se eravamo si e no a 6-7 chilometri dalla città. Lei, mi disse, che non era di quella città, o meglio, non più. Era andata via molti, molti anni fa. Aveva solo dei parenti qui, una zia.Adesso ho un ricordo molto preciso di come è andata quella sera. La guardavo mentre parlava e mi diceva di quell'aria di primavera che si cominciava a respirare e ne coglievo la dolcezza, la genuina spontaneità intanto che ci si raccontava a vicenda, a turno, sorridendo e cercando con gli occhi qualche fuggevole incrocio di sguardi, i suoi occhi avevano una luce, una brillantezza che mi penetrava dentro, non riuscivo a non ricercare quello sguardo quasi magnetico; poi cominciammo a scherzare, come vecchi amici, come se ci si conoscesse da sempre; iniziai ad apprezzarne lo spirito gioviale e intanto eravamo arrivati dentro città che già era scesa la sera.Le chiesi: - Dove abiti? Ti accompagno fino a casa naturalmente.Rispose: - Davvero? Accetto che mi accompagni fino a casa di mia zia solo se accetti di farmi sdebitare subito offrendoti da bere, sennò fermati e fammi scendere qui dove siamo! Sorrise.Come non accettare? Era davvero troppo carina e piacevole sia di carattere sia di dolcezza: un mix davvero coinvolgente per uno come me!Entrammo in un piano bar. Questo!- Barman, senta...! Gli faccio un cenno con la mano. Viene subito: - Prego signore, mi dica.- Mi porti un'altro Martell e un'altro cocktail uguale a questo che ho quasi finito, assieme grazie. Va. Viene.Bevo, anzi beviamo assieme dopo un cin-cin a questo incontro. Lei affonda il suo sguardo, i suoi occhi profondi, scuri e brillanti assieme dentro i miei. Mi sento scrutato dentro, come se mi frugasse tra le pieghe dell'anima, è dolce e discreta nelle parole e nei modi, ma il suo sguardo è come una lama sottile che affonda nel burro e io non voglio impedirle di farlo. Poi iniziò a raccontarmi di lei <<...Non so perchè mi fidai di quell'uomo o forse sì. Ero cresciuta tenendo dentro i miei pensieri, le mie ansie, le mie paure. Non avevo mai osato parlarne neanche con mia madre, mi sosteneva la speranza di poterlo fare un giorno col mio uomo. C'erano stati alcuni "uomini" prima di lui; incontri fuggevoli con esseri di cui ricordavo a stento l'odore ma non il viso... fino a quando non incontrai "Lui"...l'unico uomo che - come te adesso Martin - mi ascoltava immobile e inespressivo; il suo viso non tradiva nessuna emozione. Solo gli occhi palpitavano di vita. Erano chiari e vellutati, dolci e profondi, ingenui e vellutati: più che ascoltare le mie parole, sembrava leggere le mie contraddizioni. Mi faceva sentire a volte esposta e violata, mettendomi più a nudo di quanto non facessi io stessa, impadronendosi delle mie sensazioni più intime ma...ma non c'era arroganza nel suo sguardo, anzi mi dava la sensazione di chi partecipava i momenti drammatici della vita e che ciò nonostante riesce ancora ad amarla...>> Poi scese nell'intimo del suo raccontarsi <<...Aveva un modo di amare dolce e coinvolgente, a cui rispondevo con selvaggia disperazione. Cercavo il trionfo dell'esistenza, la sublimazione del mio essere donna, che solo lui riusciva ad esaltare, come un antidoto alle mie paure. Non avevo saputo mai, prima di lui, cosa fosse quell'atto supremo della vita, l'annullamento dei sensi, lasciarsi andare a quel piacere che riempie completamente senza lasciare posto a null'altro se non ai sospiri e ai gemiti e ai cuori in tumulto; e poi abbracciati, a giacere in silenzio, mentre parlano i corpi caldi e le carezze e i baci; e gli occhi che si cercano ancora..>> Come noi due adesso, nudi e distesi, con Lei che mi sta coi seni sul petto e le mani chiuse intrecciate sotto il suo mento: - Rivestiamoci e mi riaccompagni subito? Si è fatto davvero tardi ed io devo rientrare prima della mezzanotte; ti prego sbrigati Martin. Mi sbrigo. Mi rivesto dopo giusto una sciacquata in fretta e furia. La riaccompagno davanti casa e prima di scendere le chiedo un bacio e: - Posso rivederti ancora piccola?- Non so che dirti adesso, ma... chissà che torno a cercarti io stessa di nuovo?!? E ci salutiamo con la mano, entra e si chiude la porta.Torno a casa, letto disfatto, la testa a lei e metto un pò di musica e..thò! Ha dimenticato qui la sua giacchetta di lana turchese con fiori grandi cuciti: ottimo pretesto per portarglielo a casa domani pomeriggio! Detto. Fatto!Ieri pomeriggio sono andato. Fermo l'auto qualche metro più in là, si la porta è quella, la ricordo perfettamente; scendo, suono al campanello, non c'è citofono. Si apre la porta, si affaccia una Signora appesantita dagli anni dall'aspetto curato e dignitoso la quale mi squadra da testa ai piedi:- Cosa desidera? Chi è lei? Chi cerca?Le mostro la giacchetta di lana turchese con fiori cuciti e chiedo di "Lei".- Ma, ma non è possibile questa giacca è di... lei come ha avuto questa giacca di mia nipote? - sgranando gli occhi!Spiego brevemente che l'altra sera ho conosciuto, senza troppi dettagli, la ragazza che ho accompagnato a quella porta e che questa ha dimenticato la sua giacca nella mia auto e ho pensato di riportargliela! Mi guarda perplessa, gliela descrivo, dalle scarpe, alla gonna larga maglia a dolcevita e giacchetta turchese, appunto, capelli e occhi scuri inconfondibili!- Ma è sicuro di ciò che dice? Aspetti un attimo qui, torno subito.Va. Viene. Torna subito. Mi mostra un portafoto. La foto è di "Lei".- Si, è lei. Può dirle che le ho portato la sua giacchetta? Me la prende di mano e:- Si, certo se potessi le direi questo ed altro ma mia nipote è morta da 13 anni e indossava proprio questa giacca quel tragico giorno e ora se ne vada; non torni mai più qui. E non faccia più di questi scherzi!!!-Il conto, grazie! - Viene. Va. Pago tutto, anche quello offerto dalla casa! E penso: Pàgati tutto barman e tieni il resto, vale per qualcuno che viene o va a bere in questo posto e magari dal posto da cui viene non porta soldi con sè, ma forse solo tanto bisogno di amore. Anche di darne.martin
va. Viene. Va
Entrai nel bar. Era come qualche sera prima. Poca gente, discreta, qualche sguardo di sufficenza da parte di avventori distratti forse perchè gli argomenti mancavano.Il barman era lo stesso di quella sera ..di quella fottuta sera.- 'Sera Signore, cosa le preparo? Lo stesso dell'altra sera va bene? - Annuii: Si...grazie, mi prepara lo stesso cocktail, ma prima gradirei un Martell. Subito! Me lo porta al tavolo per piacere? Molto attento l'amico: si è ricordato di me dall'altra sera. Sorridente e cordiale: La servo subito signore, si accomodi al tavolo.Siedo sullo stesso posto del tavolo; luce soffusa, musica new age in sottofondo, gente che sorride, che parla, che beve il suo drink, gente che vive un suo momento in compagnia, o di solitudine...- Ecco il suo Martell signore, appena vedo che finisce questo le porto il cocktail, sennò fa un cenno per quando vuole.. - Lo porti adesso, sia gentile. Gli dico.- Giornata storta vero? - Lo guardo un pò contrariato. Si scusa. Va. Viene. - Il cognac lo offre, eccezionalmente, la casa. Ringrazio e penso: ma vaffanc...!!!Do un sorso al mio Martell e penso a Lei che era seduta difronte a me l'altra sera. Ripenso a quando l'ho incontrata lì in periferia al crepuscolo. Andavo di fretta, dovevo vedere subito delle E-mail urgenti di lavoro, poi una doccia veloce e la stessa sera, con un collega dopo cena in balera: serata di tango! Esco dalla curva e vedo una mano che si agita: si è una donna! Rallento, freno, mi fermo davanti al cancello che da su di una stradella privata alberata e sullo sfondo, controluce, un caseggiato, grande. Lei è carina, composta, ordinata, si accosta al finestrino abbassato, in gonna e giacchetta di lana turchese a fiori grandi cuciti sopra, dava molto all'occhio:- Grazie per essersi fermato, ho lasciato le luci accese dell'auto e s'è scaricata la batteria; l'auto non va. Mi da uno strappo fino in città?Ricordo che le dissi subito che non c'era nessun problema, di non darmi del "Lei" e il mio nome e che non era usuale che una ragazza facesse l'autostop al tramonto anche se eravamo si e no a 6-7 chilometri dalla città. Lei, mi disse, che non era di quella città, o meglio, non più. Era andata via molti, molti anni fa. Aveva solo dei parenti qui, una zia.Adesso ho un ricordo molto preciso di come è andata quella sera. La guardavo mentre parlava e mi diceva di quell'aria di primavera che si cominciava a respirare e ne coglievo la dolcezza, la genuina spontaneità intanto che ci si raccontava a vicenda, a turno, sorridendo e cercando con gli occhi qualche fuggevole incrocio di sguardi, i suoi occhi avevano una luce, una brillantezza che mi penetrava dentro, non riuscivo a non ricercare quello sguardo quasi magnetico; poi cominciammo a scherzare, come vecchi amici, come se ci si conoscesse da sempre; iniziai ad apprezzarne lo spirito gioviale e intanto eravamo arrivati dentro città che già era scesa la sera.Le chiesi: - Dove abiti? Ti accompagno fino a casa naturalmente.Rispose: - Davvero? Accetto che mi accompagni fino a casa di mia zia solo se accetti di farmi sdebitare subito offrendoti da bere, sennò fermati e fammi scendere qui dove siamo! Sorrise.Come non accettare? Era davvero troppo carina e piacevole sia di carattere sia di dolcezza: un mix davvero coinvolgente per uno come me!Entrammo in un piano bar. Questo!- Barman, senta...! Gli faccio un cenno con la mano. Viene subito: - Prego signore, mi dica.- Mi porti un'altro Martell e un'altro cocktail uguale a questo che ho quasi finito, assieme grazie. Va. Viene.Bevo, anzi beviamo assieme dopo un cin-cin a questo incontro. Lei affonda il suo sguardo, i suoi occhi profondi, scuri e brillanti assieme dentro i miei. Mi sento scrutato dentro, come se mi frugasse tra le pieghe dell'anima, è dolce e discreta nelle parole e nei modi, ma il suo sguardo è come una lama sottile che affonda nel burro e io non voglio impedirle di farlo. Poi iniziò a raccontarmi di lei <<...Non so perchè mi fidai di quell'uomo o forse sì. Ero cresciuta tenendo dentro i miei pensieri, le mie ansie, le mie paure. Non avevo mai osato parlarne neanche con mia madre, mi sosteneva la speranza di poterlo fare un giorno col mio uomo. C'erano stati alcuni "uomini" prima di lui; incontri fuggevoli con esseri di cui ricordavo a stento l'odore ma non il viso... fino a quando non incontrai "Lui"...l'unico uomo che - come te adesso Martin - mi ascoltava immobile e inespressivo; il suo viso non tradiva nessuna emozione. Solo gli occhi palpitavano di vita. Erano chiari e vellutati, dolci e profondi, ingenui e vellutati: più che ascoltare le mie parole, sembrava leggere le mie contraddizioni. Mi faceva sentire a volte esposta e violata, mettendomi più a nudo di quanto non facessi io stessa, impadronendosi delle mie sensazioni più intime ma...ma non c'era arroganza nel suo sguardo, anzi mi dava la sensazione di chi partecipava i momenti drammatici della vita e che ciò nonostante riesce ancora ad amarla...>> Poi scese nell'intimo del suo raccontarsi <<...Aveva un modo di amare dolce e coinvolgente, a cui rispondevo con selvaggia disperazione. Cercavo il trionfo dell'esistenza, la sublimazione del mio essere donna, che solo lui riusciva ad esaltare, come un antidoto alle mie paure. Non avevo saputo mai, prima di lui, cosa fosse quell'atto supremo della vita, l'annullamento dei sensi, lasciarsi andare a quel piacere che riempie completamente senza lasciare posto a null'altro se non ai sospiri e ai gemiti e ai cuori in tumulto; e poi abbracciati, a giacere in silenzio, mentre parlano i corpi caldi e le carezze e i baci; e gli occhi che si cercano ancora..>> Come noi due adesso, nudi e distesi, con Lei che mi sta coi seni sul petto e le mani chiuse intrecciate sotto il suo mento: - Rivestiamoci e mi riaccompagni subito? Si è fatto davvero tardi ed io devo rientrare prima della mezzanotte; ti prego sbrigati Martin. Mi sbrigo. Mi rivesto dopo giusto una sciacquata in fretta e furia. La riaccompagno davanti casa e prima di scendere le chiedo un bacio e: - Posso rivederti ancora piccola?- Non so che dirti adesso, ma... chissà che torno a cercarti io stessa di nuovo?!? E ci salutiamo con la mano, entra e si chiude la porta.Torno a casa, letto disfatto, la testa a lei e metto un pò di musica e..thò! Ha dimenticato qui la sua giacchetta di lana turchese con fiori grandi cuciti: ottimo pretesto per portarglielo a casa domani pomeriggio! Detto. Fatto!Ieri pomeriggio sono andato. Fermo l'auto qualche metro più in là, si la porta è quella, la ricordo perfettamente; scendo, suono al campanello, non c'è citofono. Si apre la porta, si affaccia una Signora appesantita dagli anni dall'aspetto curato e dignitoso la quale mi squadra da testa ai piedi:- Cosa desidera? Chi è lei? Chi cerca?Le mostro la giacchetta di lana turchese con fiori cuciti e chiedo di "Lei".- Ma, ma non è possibile questa giacca è di... lei come ha avuto questa giacca di mia nipote? - sgranando gli occhi!Spiego brevemente che l'altra sera ho conosciuto, senza troppi dettagli, la ragazza che ho accompagnato a quella porta e che questa ha dimenticato la sua giacca nella mia auto e ho pensato di riportargliela! Mi guarda perplessa, gliela descrivo, dalle scarpe, alla gonna larga maglia a dolcevita e giacchetta turchese, appunto, capelli e occhi scuri inconfondibili!- Ma è sicuro di ciò che dice? Aspetti un attimo qui, torno subito.Va. Viene. Torna subito. Mi mostra un portafoto. La foto è di "Lei".- Si, è lei. Può dirle che le ho portato la sua giacchetta? Me la prende di mano e:- Si, certo se potessi le direi questo ed altro ma mia nipote è morta da 13 anni e indossava proprio questa giacca quel tragico giorno e ora se ne vada; non torni mai più qui. E non faccia più di questi scherzi!!!-Il conto, grazie! - Viene. Va. Pago tutto, anche quello offerto dalla casa! E penso: Pàgati tutto barman e tieni il resto, vale per qualcuno che viene o va a bere in questo posto e magari dal posto da cui viene non porta soldi con sè, ma forse solo tanto bisogno di amore. Anche di darne.martin