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va. Viene. Va

Post n°16 pubblicato il 21 Maggio 2008 da martin.tales

Entrai nel bar. Era come qualche sera prima. Poca gente, discreta, qualche sguardo di sufficenza da parte di avventori distratti forse perchè gli argomenti mancavano.
Il barman era lo stesso di quella sera ..di quella fottuta sera.
- 'Sera Signore, cosa le preparo? Lo stesso dell'altra sera va bene? - AnnuiiSi...grazie, mi prepara lo stesso cocktail, ma prima gradirei un Martell. Subito! Me lo porta al tavolo per piacere? Molto attento l'amico: si è ricordato di me dall'altra sera. Sorridente e cordiale: La servo subito signore, si accomodi al tavolo.
Siedo sullo stesso posto del tavolo; luce soffusa, musica new age in sottofondo, gente che sorride, che parla, che beve il suo drink, gente che vive un suo momento in compagnia, o di solitudine...
- Ecco il suo Martell signore, appena vedo che finisce questo le porto  il cocktail, sennò fa un cenno per quando vuole..
-
Lo porti adesso, sia gentile. Gli dico.
-
Giornata storta vero? - Lo guardo un pò contrariato. Si scusa. Va. Viene.
-
Il cognac lo offre, eccezionalmente, la casa. Ringrazio e penso: ma vaffanc...!!!
Do un sorso al mio Martell e penso a Lei che era seduta difronte a me l'altra sera. Ripenso a quando l'ho incontrata lì in periferia al crepuscolo. Andavo di fretta, dovevo vedere subito delle E-mail urgenti di lavoro, poi una doccia veloce e la stessa sera, con un collega dopo cena in balera: serata di tango! Esco dalla curva e vedo una mano che si agita: si è una donna! Rallento, freno, mi fermo davanti al cancello che da su di una stradella privata alberata e sullo sfondo, controluce, un caseggiato, grande. Lei è carina, composta, ordinata, si accosta al finestrino abbassato, in gonna e giacchetta di lana turchese a fiori grandi cuciti sopra, dava molto all'occhio:
- Grazie per essersi fermato, ho lasciato le luci accese dell'auto e s'è scaricata la batteria; l'auto non va. Mi da uno strappo fino in città?
Ricordo che le dissi subito che non c'era nessun problema, di non darmi del "Lei" e il mio nome e che non era usuale che una ragazza facesse l'autostop al tramonto anche se eravamo si e no a 6-7 chilometri dalla città. Lei, mi disse, che non era di quella città, o meglio, non più. Era andata via molti, molti anni fa. Aveva solo dei parenti qui, una zia.

Adesso ho un ricordo molto preciso di come è andata quella sera. La guardavo mentre parlava e mi diceva di quell'aria di primavera che si cominciava a respirare e ne coglievo la dolcezza, la genuina spontaneità intanto che ci si raccontava a vicenda, a turno, sorridendo e cercando con gli occhi qualche fuggevole incrocio di sguardi, i suoi occhi avevano una luce, una brillantezza che mi penetrava dentro, non riuscivo a non ricercare quello sguardo quasi magnetico; poi cominciammo a scherzare, come vecchi amici, come se ci si conoscesse da sempre; iniziai ad apprezzarne lo spirito gioviale e intanto eravamo arrivati dentro città che già era scesa la sera.
Le chiesi: - Dove abiti? Ti accompagno fino a casa naturalmente.
Rispose: -
Davvero? Accetto che mi accompagni fino a casa di mia zia solo se accetti di farmi sdebitare subito offrendoti da bere, sennò fermati e fammi scendere qui dove siamo! Sorrise.
Come non accettare? Era davvero troppo carina e piacevole sia di carattere sia di dolcezza: un mix davvero coinvolgente per uno come me!
Entrammo in un piano bar. Questo!

- Barman, senta...! Gli faccio un cenno con la mano. Viene subito:
-
Prego signore, mi dica.
-
Mi porti un'altro Martell e un'altro cocktail uguale a questo che ho quasi finito, assieme grazie. Va. Viene.

Bevo, anzi beviamo assieme dopo un cin-cin a questo incontro. Lei affonda il suo sguardo, i suoi occhi profondi, scuri e brillanti assieme dentro i miei. Mi sento scrutato dentro, come se mi frugasse tra le pieghe dell'anima, è dolce e discreta nelle parole e nei modi, ma il suo sguardo è come una lama sottile che affonda nel burro e io non voglio impedirle di farlo. Poi iniziò a raccontarmi di lei <<...Non so perchè mi fidai di quell'uomo o forse sì. Ero cresciuta tenendo dentro i miei pensieri, le mie ansie, le mie paure. Non avevo mai osato parlarne neanche con mia madre, mi sosteneva la speranza di poterlo fare un giorno col mio uomo. C'erano stati alcuni "uomini" prima di lui; incontri fuggevoli con esseri di cui ricordavo a stento l'odore ma non il viso... fino a quando non incontrai "Lui"...l'unico uomo che - come te adesso Martin - mi ascoltava immobile e inespressivo; il suo viso non tradiva nessuna emozione. Solo gli occhi palpitavano di vita. Erano chiari e vellutati, dolci e profondi, ingenui e vellutati: più che ascoltare le mie parole, sembrava leggere le mie contraddizioni. Mi faceva sentire a volte esposta e violata, mettendomi più a nudo di quanto non facessi io stessa, impadronendosi delle mie sensazioni più intime ma...ma non c'era arroganza nel suo sguardo, anzi mi dava la sensazione di chi partecipava i momenti drammatici della vita e che ciò nonostante riesce ancora ad amarla...>> Poi scese nell'intimo del suo raccontarsi <<...Aveva un modo di amare dolce e coinvolgente, a cui rispondevo con selvaggia disperazione. Cercavo il trionfo dell'esistenza, la sublimazione del mio essere donna, che solo lui riusciva ad esaltare, come un antidoto alle mie paure. Non avevo saputo mai, prima di lui, cosa fosse quell'atto supremo della vita, l'annullamento dei sensi, lasciarsi andare a quel piacere che riempie completamente senza lasciare posto a null'altro se non ai sospiri e ai gemiti e ai cuori in tumulto; e poi abbracciati, a giacere in silenzio, mentre parlano i corpi caldi e le carezze e i baci; e gli occhi che si cercano ancora..>> Come noi due adesso, nudi e distesi, con Lei che mi sta coi seni sul petto e le mani chiuse intrecciate sotto il suo mento: - Rivestiamoci e mi riaccompagni subito? Si è fatto davvero tardi ed io devo rientrare prima della mezzanotte; ti prego sbrigati Martin. Mi sbrigo. Mi rivesto dopo giusto una sciacquata in fretta e furia. La riaccompagno davanti casa e prima di scendere le chiedo un bacio e:
- Posso rivederti ancora piccola?
-
Non so che dirti adesso, ma... chissà che torno a cercarti io stessa di nuovo?!?
E ci salutiamo con la mano, entra e si chiude la porta.
Torno a casa, letto disfatto, la testa a lei e metto un pò di musica e..thò! Ha dimenticato qui la sua giacchetta di lana turchese con fiori grandi cuciti: ottimo pretesto per portarglielo a casa domani pomeriggio! Detto. Fatto!
Ieri pomeriggio sono andato. Fermo l'auto qualche metro più in là, si la porta è quella, la ricordo perfettamente; scendo, suono al campanello, non c'è citofono. Si apre la porta, si affaccia una Signora appesantita dagli anni dall'aspetto curato e dignitoso la quale mi squadra da testa ai piedi:
-
Cosa desidera? Chi è lei? Chi cerca?
Le mostro
la giacchetta di lana turchese con fiori cuciti e chiedo di "Lei".
-
Ma, ma non è possibile questa giacca è di... lei come ha avuto questa giacca di mia nipote? - sgranando gli occhi!
Spiego brevemente che l'altra sera ho conosciuto, senza troppi dettagli, la ragazza che ho accompagnato a quella porta e che questa ha dimenticato la sua giacca nella mia auto e ho pensato di riportargliela! Mi guarda perplessa, gliela descrivo, dalle scarpe, alla gonna larga maglia a dolcevita e giacchetta turchese, appunto, capelli e occhi scuri inconfondibili!
-
Ma è sicuro di ciò che dice? Aspetti un attimo qui, torno subito.
Va. Viene. Torna subito. Mi mostra un portafoto. La foto è di "Lei".
- Si, è lei. Può dirle che le ho portato la sua giacchetta? Me la prende di mano e:
- Si, certo se potessi le direi questo ed altro ma mia nipote è morta da 13 anni e indossava proprio questa giacca quel tragico giorno e ora se ne vada; non torni mai più qui. E non faccia più di questi scherzi!!!

-Il conto, grazie! - Viene. Va. Pago tutto, anche quello offerto dalla casa! E penso: Pàgati tutto barman e tieni il resto, vale per qualcuno che viene o va a bere in questo posto e magari dal posto da cui viene non porta soldi con sè, ma forse solo tanto bisogno di amore. Anche di darne.

martin

 
 
 

Zitto e fermo

Post n°15 pubblicato il 28 Febbraio 2008 da martin.tales

La luce soffusa delineava i lineamenti. Il suo corpo poggiato alla finestra, dietro le persiane era illuminato a strisce; il fumo della sua sigaretta saliva dritto come fosse un suo prolungamento. Guardava fuori, sembrava assente. Sul letto la borsa, gli occhiali da sole, chiavi dell'auto, cellulare.
- Sapevo che saresti arrivato puntuale - mi dice - sei sempre eccezionale per questo.
No, non è per niente assente nè lei nè lo sguardo, anzi, è in uno stato di attenzione dove sembra quasi percepire anche l'intensità del respiro. Il mio. Si gira verso di me, ripone le sue cose nella borsa, la mette via, si avvicina, mi abbraccia. Ha una gonna attilata, camicetta semi aperta a bottoncini a forma di perle e collana con tre piccole perle, come gli orecchini non vistosi ma eleganti; ha cambiato acconciatura, ha gli occhi di fuoco, sento le sue mani che tremano, bramano, mi artigliano; mi abbraccia decisa. Mi toglie la giacca, la cravatta, inizia a sbottonarmi la camicia, mi sfila il tutto con non-chalance, con disinvoltura, mi bacia, la bacio anch'io
- Lasciami fare, oggi voglio essere io a "comandare" il gioco -
-
Mah?!? E se io volessi fare un'altr... -Ssssht, stavolta sono io la "padrona" - e mi spinge sul letto, mi fa cadere piano sulla schiena, si toglie le scarpe aiutandosi con i piedi  e si lancia a cavalcioni su di me; sfilo le scarpe anch'io e mi accompagna le braccia sopra la testa, distese - Stai fermo così, non ti muovere, non farlo fino a quando te lo dico io; zitto e fermo - E sento le sue mani scivolarmi addosso come fossero di aria, delicate, soffici, appena percettibili, sapienti ed esperte come raramente le puoi sentire; mi tira via i pantaloni; lo stesso per i boxer; sono nudo e disteso come vuole lei; si mette a cavalcioni ancora, alza la gonna e "sento" che non ha gli slip, sento il suo pube e l'inguine che mi "pizzica"; si è depilata attorno, come sempre lasciando quel minimo di ciuffo che ne esalta la sua femminilità più intima. Sento bagnato.
- Già in tribunale, prima di finire le udienze, pensavo a te, a ora. Ho tolto gli slip li nei bagni prima di venire qui, mi eccitava l'idea di saltarti addosso e farti sentire la mia eccitazione, il mio desiderio di te, mi sono anche toccata in macchina, lo sai? E ora chiudi gli occhi.. -
E sento che scivola su di me, sulle mie gambe, sul mio bacino, sul mio membro che sfiora un pò con le mani, un pò con il suo ciuffo umido, poi mi bacia dappertutto non tralasciando niente, si china su di me, mi prende il membro tra i seni, coi suoi seni sodi e duri di desiderio, mi da baci, mi prende in bocca; provo ad accarezzarla, scatta come una molla, mi prende la mano, mi blocca:
- Fermo! Devi stare  f e r m o - Dice scandendo le parole languidamente. Torna da dove l'ho interrotta. A volte sono proprio istintivo, penso tra me e me; neanche il tempo di realizzare questo pensiero e sento la sua bocca, il suo calore avvolgente, la sua magistrale "sapienza" in quell'attimo in cui sembra che il tempo si ferma. Lei sente il mio fremito, accellera il ritmo della lingua, mi stringe coi seni, divento duro, sempre più duro e ..devo stare f e r m o, si lo so! Non so dove inizia il piacere o la tortura, ma so che i sensi si esaltano in questo gioco. Si muove su di me, scorre su di me come un tessuto di raso, mi da i suoi seni sul viso, i capezzoli sulle labbra, sento il suo fiato, la respiro e le sue mani mi "prendono", mi struscia tra le sue cosce, sento "pizzicare" i peli corti del suo inguine, sento il bagnato attorno, in mezzo, sento quanto sia liscia e pronta ad accogliermi; mi tortura.
Mi passa e ripassa tra le sue piccole labbra a tal punto che ho quasi voglia di ribellarmi e fare di testa mia, quando sento che mi fa scivolare dentro la sua carne, dentro di lei e mi accoglie, mi prende..tutto, anima e corpo!
- Non muoverti, lascia fare a me, voglio fare tutto io stavolta ...ohhhh! -
Non è facile resistere ai movimenti di quel corpo perfetto che si muove sopra di me, sinuosa, dolce, vorace, mentre si accarezza i seni, se li strizza, mette le mani sul mio petto, e mentre mugola affonda le sue unghie lunghe e affilate fino a farmi male, a graffiarmi, per trovare appiglio e muoversi con più forza, a ricercare il piacere. Mentre con una mano prende il suo seno sinistro con l'altra si tocca e mi tocca, stringendomi il membro tra indice e medio e ..è una sensazione bellissima; mi fa contorcere, mi fa toccare l'estasi, mi ..tira fuori!
- Cosa c'è S*** perchè ti sei fermata? - le chiedo dolcemente.
- Zitto e fermo, lasciami fare una cosa che voglio fare da sempre ma che non ho mai avuto il coraggio di fare prima di oggi con nessuno, chiudi gli occhi e ...stai f e r m o -
Mi prende dolcemente il membro, sta ritta a cavalcioni su di me, e sento che mi indirizza dentro la sua carne ancora. Sento che è più stretta, rallenta, si contrae, si ferma, riprende, si ferma ancora e poi riprende a scendere su di me.
- Ooohhh, sei terribile, mi fai male, ma ti desidero così tanto che ti voglio dappertutto anche dietro.. ohhh, ti voglio sentire fino a profanarmi anche l'anima -
Fa male anche a me, ma mi da una sensazione che non si può spiegare, non a parole e non qui; i suoi movimenti si addolciscono man mano, assecondano il ritmo che lei stessa da a se stessa, si sdraia su di me, si rialza, si contrae. Aumenta il ritmo.
- Sento che stai per venire - Mi dice - Voglio che tu lo faccia assieme a me, dentro me -
quasi ci sono, non riesco più a trattenermi, non voglio nemmeno trattenermi e lo dico; mi prende le mani e le porta sul suo seno, mentre lei divarica i glutei, si dimena e alla fine mi quasi mi urla
- Ora martin... oraaa -

Si accascia su di me, i cuori sono come impazziti, come i nostri respiri, restiamo immobili per un attimo, anzi, non so per quanto tempo; i nostri corpi avvinghiati, io ancora dentro lei che ansima come me; poi dice qualcosa che non afferro, non capisco, le prendo la testa tra le mani, l'accarezzo, la bacio, la guardo. Piange. Cazzo, sta piangendo! Mi bagna la guancia con la sua.
- Cosa ti succede S***? - Le chiedo stringendola piano a me, mentre il suo sguardo ricerca i miei occhi.
- Niente, è solo che non ho più capito niente, ho chiuso gli occhi e ho ritrovato te, qui a fare l'amore con me e sono felice per questo. Per tutto quanto ho fatto con te ora.
- Lo sono anche io mia dolce S***, mi hai dato delle sensazioni che non credevo possibili; ora resta ferma qui sopra di me, così come sei, chiudi gli occhi e fatti cullare dal mio respiro, voglio baciarti ancora.
- Posso stirare le gambe? mi dice.
- No. Ferma, ora stai zitta e f e r m a...

martin

 
 
 

..Buongiorno..!!

Post n°14 pubblicato il 13 Febbraio 2008 da martin.tales

..E all'improvviso un fracasso pazzesco! Musica a tutto spiano che mi fa "saltare" dal letto. Apro gli occhi. Cerco di riordinare le idee. Sono nel mio letto. Da solo. Come sempre. Avevo già detto al collega che stamattina ritardavo al lavoro per via della cena di ieri sera, festa di laurea di Gigi e forse abbiamo esagerato coi brindisi ma che ora è...?
- ma che è sto casino.. Shakira.. a tutto volume nel mio Hi-Fi di là in soggiorno, ma chi cazzo c'è in casa?
Cerco i boxer, dovrei togliere sto vizio di dormire nudo ..eccoli, li indosso e intanto che cerco una maglia: non la trovo, penso che devo vedere chi è il "ladro" che ho in casa e come affrontarlo! Mi affaccio guardingo dalla porta, non ho esitazioni, non metto nemmeno le ciabatte, cerco di ricordare tutti gli insegnamenti di anni di arti marziali, chiunque sia so già che gli farò male. Molto male. Si abbassa il volume dell'Hi-Fi, un cellulare che suona con una suoneria-canzone, una voce femminile...

- Si, ciaooo. Tutto bene certo. No, "Lui" non c'è, non preoccuparti non mi disturbi adesso - ma no il mio amore è già andato via, dopo che abbiamo fatto colazione assieme -  pensa dopo la colazione ha voluto per forza farmi ancora l'amore. -

E tra me e me penso: "Lui" chi? "Amore" chi? Andato via, chi? Colazione con chi? E dopo la colazione ha fatto di nuovo - per forza (?) - l'amore "chi"? E con "chi"? Mi affaccio e vedo sdraiata sul divano, di schiena, gambe in aria con jeans attillati una ragazza. Ecco il ladro. Anzi, la ladra! Non si accorge di me, io sto appoggiato sulla porta aperta a braccia conserte. Questa me la devo vedere. Lei parla incurante, e ride e sorride -..siii è stato bellissimo anche questa notte, come sempre. Nooo macchè! Mamma faceva un turno di notte ed io sono venuta già ieri sera qui da lui, come tutte le volte è stato bellissimo dormire con lui e bla bla bla ora chiudo che devo pulire il bagno, sai abbiamo fatto la doccia assieme e ti lascio immaginare.. ciaooo- E ad occhi chiusi sdraiata sul divano a sorridere.

- Ma di chi sta a parlare - penso nella mia testa; certo, la guardo un attimo. Si, è graziosa ma avrà si e no 18 massimo 20 anni. Faccio un colpo di tosse - Cough-cough -..Buongiorno..- le dico. Ora è lei a "saltare" dal divano, ruzzola, si rialza, si mette dall'altro lato, sgrana gli occhi scuri e quasi urla:
-"Aaaaah! ma chi sei, chi caz... oddio tu, cioè lei.. o mamma mia..!-
- Deciditi, dammi del Lei  o del Tu, così magari ci presentiamo, che ne dici?
-
Io.. io sono S***** e sono arrivata adesso e ..stavo solo per aprire le finestre, sta arrivando mia madre e.. -
- Molto piacere S****Io sono quello che abita qui, sono Martin e ..chi saresti tu e tua madre? -  Forse ho capito, dev'essere la figlia della donna che viene qui a pulirmi casa 2 volte a settimana più gli extra quando ho ospiti; l'ho vista solo un paio di volte negli ultimi 3 anni circa e non sapevo avesse figli così grandi. Ha le chiavi di qua. Ecco spiegato tutto!
Guardo la ragazza, impietrita, quasi spaventata, col cellulare in mano e lo sguardo che cerca i miei occhi. Si, è spaventata. Teme una mia reazione o che cosa? Chiedo:
 - Posso sapere di "chi" parlavi prima al telefonino, se non sono indiscreto?!?-
- Io parlavo di di.. mio Dio che imbarazzo, tu, cioè, Lei ha sentito tutto, vero? Che figura, sono mortificata! Io posso spiegarle tutto dall'inizio è solo che non so come, cioè da dove cominciare e.. - La tolgo dall'imbarazzo:
- Non ho ascoltato molto ma ho capito che stai vivendo un grande amore fatto di grande passione e intesa, solo che "Lui" non so se ne è al corrente, giusto?
Abbassa lo sguardo, si fa piccola piccola, mi intenerisce e dice:
-
Vengo da qualche mese qui, con mia madre e qualche volta anche senza di lei, sono io che ti metto la roba e la biancheria nei cassetti, e che ti faccio trovare sempre tutto ordinato come so che ti piace e ..ho visto le tue foto, e mi piace molto qui e ..chi ci vive. Delle amiche mi hanno visto entrare qui e mi hanno chiesto. Non volevo dire che ero qui per aiutare mia madre a lavare scale o a fare servizi nelle case della gente e ci ho imbastito questa storia per farmi bella con le mie amiche. Solo che da qualche settimana ho anche aggiunto che tu e io, cioè, noi due ..insomma hai capito che forse ho esagerato nel dire le cose e forse ..c'è un pò di vero - Basta così! La interrompo e capisco ora qualche "attenzione" in più in giro per casa, qualche piccola cosa che mi diceva che la "mano" era un pò diversa; ora si spiega!
-
Ascoltami S****, non pensi che io posso essere un pò grande per te? Ho quasi il doppio della tua età e forse è più giusto che le tue fantasie di cui vai parlando con le amiche cerchi di viverle con ragazzi più vicini alla tua età, come è naturale che sia! Bene ed ora fila via da qui, che vado a fare la doccia! E non tornare mai più da sola!
-
Io, io - Scoppia in un pianto - la prego Signor Martin, non licenzi mia madre è solo colpa mia, ho le chiavi di qui solo perchè a volte la aiuto nei servizi, lei non c'entra niente, non ha colpa.. 
Lo so bene che sua madre non c'entra. L'accompagno alla porta e le dico che può stare tranquilla. Ma mi faccio promettere che ridimensionerà la cosa con le sue amiche e che dirà la verità; non c'è nulla da vergognarsi se si lavora onestamente o se si da una mano per tirare su il bilancio di casa! Mi abbraccia per queste parole, e mi dice che sapeva, che si aspettava, una persona positiva. Si positiva. Mi fa piacere che si dica questo di me. Vado sotto la doccia. Mi vesto, faccio un caffè. Suonano alla porta. Rispondo: - Si, chi è? -
E la voce risponde: - Sono la donna delle pulizie, ho visto la sua macchina qui fuori, le chiedo se posso salire? Apro.

Intanto vado in camera, metto la giacca, sento la porta che si apre: -Signora, si accomodi, io esco subito, tornerò stasera, faccia pure come sempre. - Mi avvicino al soggiorno per uscire la signora non è sola. - Signor Martin, questa è mia figlia S*****, sa a volte mi da un aiutino e oggi è qui con me. Mi appoggio all'anta della porta, gli sguardi si incrociano:
..Buongiorno..

martin

 
 
 

Planet Funk - Chase the Sun

Post n°13 pubblicato il 25 Gennaio 2008 da martin.tales

 
 
 

Il sibilo del vento tra i pini

Post n°12 pubblicato il 22 Gennaio 2008 da martin.tales

Ah!.. - Dissi io.
Dunque tra dieci giorni ti sposi? Dovrò farti un regalo. - Continuai e accennai un sorriso. Forse un pò sornione. Ma ero contento per lei. Guidavo e lei si accovacciò sul sedile della macchina girata verso di me; a tratti si sporgeva in avanti per guardarmi negli occhi, incurante della musica, del traffico, del sole che tramontava - E lui? Chi è lo conosco?-
-No, non penso. E' un poliziotto, non è di qua. Sto con lui da più di due anni e abbiamo deciso di sposarci cinque mesi fa. - La guardai. Sempre molto bella, coi capelli ordinati, un filo di rossetto, le ciglia perfette; si non si poteva replicare nulla! Era sempre stata perfetta. In tutto! La continuai a guardare in silenzio. - Volevo essere io a dirtelo a farti sapere, mi sembrava giusto così, dopotutto sei l'unica persona che nella mia vita ha contato qualcosa di vero e importante. Ho riso tanto con te, mi hai dato tanto, grazie a te ho conosciuto l'importanza di un uomo accanto e di quante cose si possono fare assieme e ora voglio realizzare il mio sogno di donna. Avere un nucleo tutto mio, una mia famiglia, un uomo solo mio e condividere il letto come e quando voglio con chi amo. -

La guardai ancora, mentre parlava; capii che era lì lì per sbottare, voleva dirmi ancora qualcosa e dissi: - Hai voluto incontrarmi solo per dirmi questo? Sapevi che ho sempre poco tempo, non è più come una volta. - La provocai - Zitto - mi disse con tono perentorio - Prendi di là, per quella stradina, te la ricordi ancora? Ricordi dove porta? - Eseguii senza esitare, ricordavo bene dove portava quella stradella; su per una collina da dove si domina la città, ora illuminata dal sole già al tramonto e da sotto i pini marittimi si sente il sibilo del vento che spira tra i rami. Tra i pensieri. Tra me e te. - E' stato qui l'ultima volta che ci siamo visti, "da soli", te lo ricordi Martin? - Si lo ricordavo il posto. Ricordavo pian piano tutto quanto, affioravano lente le scene, come fotogrammi, come piccole tessere di mosaici e prendevano forme, colori, odori: era inizio primavera quell'ultima volta in quel posto, era anche piovuto qualche ora prima. Amo l'odore della terra bagnata, l'odore del vapore che ne segue col sole e i fiori che sprigionano i colori come solo la natura riesce. - Perchè volevi venire proprio qui? - Le chiesi. Guardò giù, china come a ripulirsi un'unghia, dopo un attimo disse: - Sono venuta qui con lui, qualche tempo fa, eravamo stati a cena dai miei, poi siamo usciti e lui aveva voglia. -  Mi guardò, mi fissò e continuò. - Appena siamo arrivati qui, dopo essere sceso per rassicurarsi del posto ha cominciato a sbaciucchiarmi, a mettermi le mani addosso, sul seno, tra le cosce, a sbottonarmi e sbottonarsi e io ..io a quel punto mi sono pentita di averlo portato lì! Mi distraevo, mi assentavo, mi infastidiva mescolare il tuo ricordo e la sua presenza. Questo posto mi ricordava te, noi ..e capii di aver fatto uno sbaglio a portarlo qui, ma la cosa peggiore è stata quando mi è venuto sopra. Ho chiuso gli occhi e mentre lui mi prendeva ed entrava dentro me ho solo desiderato una cosa: che fossi tu.. - Il tono della sua voce si fece pacato, languido, più dolce. - Si Martin, volevo che fossi tu quella sera, di nuovo, ancora tu.. - La guardai, una lacrima le solcò rapida il viso. Esplose: - Cazzo, pensavo di avercela fatta, di esserne fuori, di averti cancellato dai miei sentimenti, dai miei desideri ed invece ..invece sono così stupida da raccontarti tutto e stasera ti ho portato qui e ora penserai che io sarò una cattiva moglie e che.. - Le misi una mano in bocca, a zittirla, con la stessa le asciugai la lacrima, le presi la testa e me l'avvicinai al petto.. mi strinse forte, voleva farmi male, lo capii, voleva sfogare la sua rabbia; mi morse ad un polso, farfugliò qualche parolaccia che non afferrai bene. Si mise sulle ginocchia sul sedile, mi prese per il colletto della camicia urlandomi di guardarla, di guardare cos'era questa donna, quindi pianse forte, si accasciò su di sè. La presi per le braccia, la tirai verso me e l'abbracciai:- Vieni piccola, non hai niente da rimproverarti, nessuno può rimproverarti nulla. - Mi guardò con gli occhi matidi e luccicanti, avvicinò il suo viso al mio, guancia a guancia. Mise le braccia attorno al mio collo e fece per baciarmi. Mi tirò verso di lei, abbassò il sedile e iniziò a sbottonarsi i jeans: - Chiudi ste portiere con la sicura. Questa è l'ultima volta è l'ultima volta che vengo qui, ma se qui tornerò mai ..lo farò solo con te, brutto bastardo! E ora prendimi, amami e fammi male come solo tu sai fare.. - Il sibilo del vento tra i pini era interrotto quella sera solo dai suoi gemiti, dai suoi singulti, da un pianto che il vento porta lontano. Con sè.

- L'estate scorsa un incendio ha incenerito quella pineta. Resta il ricordo del sibilo del vento tra i rami dei pini. Tra i pensieri. Tra me e te.
martin

 
 
 
 
 

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Un blog di: martin.tales
Data di creazione: 23/10/2007
 

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