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Passione, forti emozioni, grandi illusioni, magica atmosfera, la memoria del corpo, il gioco dei ruoli. Tutto questo in una sola parola, Tango.

 

 

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Perso in fondo ad un binario

Post n°34 pubblicato il 25 Febbraio 2008 da franztango
 

L'avevo riconquistata da poco, giovedi siamo stati a cena insieme, sembravamo due fidanzatini (nell'imbarazzo ho dovuto precisare al maitre di sala che era mia figlia).
Mi ha parlato dei suoi progetti, della voglia di evadere e di cercarsi una nuova prospettiva "proprio come mi hai insegnato tu, papà" . Mi sarei sparato un colpo in testa, perchè non mi faccio i fatti miei?
Era vivace e loquace, argomentava e spiegava cosa avrebbe voluto fare. La mia matta bambina aveva lasciato un lavoro nel settore marketing (un terno al lotto se vogliamo dalle nostre parti), è uscita dall'azienda di famiglia cedendo le sue quote al fratellino (per modo di dire naturalmente, 22 anni per 175 cm per oltre 80 kili) e si è imbarcata in un'avventura nuova. Destinazione Bologna. L'unica promessa che sono riuscito a strapparle e che quel master in economia lo farà.
Alla fine della cena, davanti ad un caffè, le ho chiesto di stare attenta, di guardarsi sempre le spalle e di tenere duro, perchè, pontificavo, la strada delle scelte è sempre in salita e talvolta è più facile lasciare fare al caso (ma era una cazzata nella quale non ho mai creduto).
Le ho poi proposto di accamoagnarla alla stazione. Lei e Nicola (il suo ragazzo che rientrava a Mestre dopo un breve periodo di licenza) sarebbero partiti domenica mattina alle 10 e 23. Ok, ti faccio sapere, è stata la risposta, il "fratellino" si è già offerto prima di te e lo sai quanto sia permaloso. Beh, ho obiettato, con lui ci parlo io e poi con i bagagli che avete come pensate di sistemarvi nella "trappolella" (auto a spazio zero) di Lucio?.
Mi ha chiamato sabato sera "Wè male (lei mi chiama cosi non so quanto affettuosamente però) , allora mi accompagni tu? 9 e mezza sii puntuale".
Sembrava una polacca (con tutto il rispetto per quest'ultime), valigione formato king size più grande di lei, zaino a tracolla e borsone per le scarpe. E' scesa col "fratellino" che le ha dato una mano, poche battute e visibilmente emozionato Lucio (come suo solito) ha tagliato corto con un saluto e si è dileguato. "Passiamo a prendere Nicola", "ok", rispondo servile. In 5 minuti siamo li. Lei scende, va incontro al suo ragazzo che, per non essere da meno, ha una valigia, più o meno, delle stesse dimensioni. Ci sistemiamo alla meglio, Nicola è di poche parole, un saluto e qualche raccomandazione, in formato monologo, sono le uniche cose che siamo riusciti a scambiarci.
Stazione di Napoli centrale e li ho cominciato ad avvertire come un senso di fastidio.
Parcheggio e provo a darle una mano per quel valigione praticamente più alto di lei. "No, non se ne parla proprio devo abituarmi a portarla, grazie ma faccio da sola" E vabbè, penso, mi sembra giusto. Le estorgo i biglietti da obliterare, mentre Nicola è in edicola per il rifornimento di giornali e riviste. Mi accorgo del suo disagio o forse del mio che le ho passato. Una stretta forte, di quelle mie, di quelle che non si scordano, un nodo in gola ed io resto perso in fondo al binario 12 mentre loro si allontanano verso il vagone dove viaggeranno. Azz, ho pensato, chissà che c'è nell'aria ... mi lacrimano gli occhi.
3 lunghi minuti di assenza totale dove mi è passata davanti una vita intera. I codini del suo primo giorno di scuola, la rabbia rassegnata all'esame di maturità classica, il sorriso raggiante in occasione della sua tesi di laurea, a giugno sarà un anno.
Poi mi sono scosso, ho preso 2 bottigline d'acqua naturale al distributore automatico e sono corso in fondo, fino al primo vagone.
Fiatone e cuore in gola, sono salito.
L'ho acchiappata da dietro, "wè", le ho detto, "ti avevo avvisato che devi guardarti le spalle, hai dimenticato l'acqua".
L'ultimo saluto, il fischio del capotreno invitava i visitatori ad abbandonare il treno e cosi ho fatto.
Me ne sono andato, senza girarmi fino al bar della stazione .. "ma che ci sarà stamattina nell'aria? Ho ancora questo fastidio agli occhi".

20 minuti dopo ricevo dalla "bimba" un sms: "Grazie... ti voglio bene! E nn ti preoccupare, mi guarderò le spalle come mi hai insegnato! Un bacio".

In bocca al lupo Ale, "schiattala a' capa"

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Le struggenti e corpose sonorità di un bandoneon, lo strumento simbolo del tango argentino (insieme alla chitarra ed al violino), emozionano chi ascolta e pratica tango. E' per questo motivo che ho voluto utilizzare questa immagine emblematica per il mio blog. Il bandoneon Alfred Arnold, in particolare (quello raffigurato nella foto), è per me ancor più che un simbolico emblema, è il mio bandoneon che espongo in bella mostra nel living di casa mia e che accarezzo con passione e dolcezza nella speranza di poter imparare a suonarlo. Questo blog vuole accompagnare il mio vivere il tango ma sopratutto vuole essere uno spazio di accoglienza e di discussione dove amici, vecchi e nuovi, appassionati o curiosi del tango possano esprimere le loro opinioni e raccontare le loro esperienze sulle rive del tango argentino. Franz
 

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