Creato da daughterofthedesert il 28/06/2006

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mai certa la vittoria, nemmeno la sconfitta però...

 

 

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Ok L. : I'll try hard

Post n°282 pubblicato il 31 Luglio 2008 da daughterofthedesert

"..Ora ho un contratto con gli angeli
e ti ritrovo di sicuro vita
in qualche mese d'agosto accecante
o in un tempo meno illuso
che vuoi tu." I. Fossati


Sono andata a un funerale. Era il padre di una alunna. Anni 51. Tralascio ogni commento sulla tragicità del momento e pure sulla predica, il cui ragionamento ho lasciato perdere dopo dieci minuti: mi sarei volentieri alzata per uscire non fosse stato per il rispetto di chi aveva diritto a silenzio e corpi fermi chiusi nella riflessione.

Lasciato il filo del discorso delirante ne ho preso uno che forse per qualcuno avrà altrettante caratteristiche di delirio, ma non mi importa. Ho pensato: se morissi io cosa mi spiacerebbe di più e cosa mi piacerebbe di più?

Mi spiacerebbe lasciare persone che si sentono bene quando mi stanno vicino, mi spiacerebbe sapere che piangerebbero, mi spiacerebbe non poter fare più le cose che amo, mi spiacerebbe se andassi a finire in un posto in cui me ne starei con le mani in mano a fare nulla per quella cosa terrificante che gli esperti chiamano eternità. Eternità, atterrisce. Spero che non esista davvero.

Dà il senso di qualcosa da cui non si ha la possibilità di tornare indietro mai più, che non ha in sè semi di possibilità di progressione, no way out, strada senza uscita, arrivi al fondo e non c'è orizzonte alcuno da scrutare più, nessuna meta da raggiungere, nulla da desiderare..

Una volta mi dipingevo così l'attimo della dipartita: volavo verso l'alto in mezzo alle nuvole fino a raggiungere un corridoio in cui in fila le persone che avevo incontrato nel mio cammino terreno rivedevano  gli attimi trascorsi insieme a me, ma dal mio punto di vista, pure eventuali torti commessi da me nei loro confronti. E immaginavo che per certe cose mi sarei sentita malissimo dovendo sostenere il loro sguardo di biasimo. Una sorta di necessità di catarsi alla Platone. Ho sempre sorriso nervosamente  quando combinavo marachelle a questa idea: prima o poi gli altri avrebbero "visto tutto". Mi preoccupava non poco, ma ciò non mi impediva di farne.

E ho sempre sperato che ci verrà donata la possibilità di rinascere, rimorire e rinascere ancora e ancora e ancora e ancora. E qui sì che la parola eternità può avere un senso.

Così che chi morirà tanto giovane rinascerà subito da altre parti dove ricominciare tutto daccapo ma con segni dei passati passati. Non sarebbe una cosa fantastica? Muoio per andare a vivere in un altrove in cui continuare a intrecciare fili spezzati, perduti. Un eterno viaggiare con bagaglio leggero, senza nemmeno dover pagare il biglietto. Una infinita costruzione di mondi nuovi.

E poi magari avere ad un certo punto la possiblità di poter scegliere se dire fine.

Ecco, questi i miei pensieri mentre F. piangeva e un sacerdote le diceva che il suo dolore sarebbe durato solo un poco, che presto sarebbe arrivato il momento in cui il pensiero della gioia che ora provava il padre morto la avrebbe consolata.

E non credo davvero pensasse per quel quieto gentile uomo a nessun corpo nuovo in cui rigenerare una vita tutta nuova, che forse sarebbe il solo vero motivo per cui gioire. Fra breve. Dopo la tua disperazione, F.

 
 
 
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