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Max Bertolani & I Gladiatori del fair Play del team "No Fair No Play"
Post n°119 pubblicato il 16 Settembre 2008 da the_cri
Primo ciak per il Gladiatori del fair play, formazione extra large del Team No Fair-No Play che con loro inaugura una stagione parallela dedicata alla palla. Questa volta ovale. Non è rugby, non è football americano, è flag football, erede naturale (esente dalle ammaccature del padre) di una disciplina dal grande carattere sportivo. L’idea di reclutare nuovi moschettieri per una causa felice come quella che da anni sostiene No fair No Play onlus, aprendo le porte a esibizioni sportive diverse dal calcio è venuta naturalmente al grande Max, paladino di forza e gentilezza. Parliamo di quel Max che fa di cognome Bertolani, ma anche di quell’Antignozzi che si declina ‘solo’ in Roberta, due atleti che condividono vita e sport e che, come gli addendi, puoi cambiare il loro ordine ma la somma non cambia. Sempre insieme in ogni avventura, come compagni di gioco. Come sale e pepe, come nitro e glicerina… Il loro segreto? Max e Roby posseggono il raro dono di condividere la passione (del cuore, dello sport, forse solo del gioco) distillando la propria vita come una bevanda preziosa, molti gli ingredienti, uno solo il sapore. Unico. Semplice come portare la palla in meta. Prima tappa del loro percorso benefico misurato in yard, Canosa, la cittadina pugliese che nei giorni scorsi è stata teatro di una manifestazione di grande appeal dedicata ai bambini. Insieme al triangolare di calcio tra il Team NFNP, l’Acmei Bari Calcio femminile e l’All Star Canosa, cui hanno partecipato anche i ragazzi usciti vittoriosi dal Torneo NFNP di Street Football, il pubblico ha assistito alla prima esibizione della neonata squadra dei Gladiatori del fair play, formazione associata al team NFNP. In campo con loro i Wild Boars Bari, che si sono prestati a fare da cavie ai compagni più esperti di flag. Queste le formazioni. Per i Gladiatori del fair play: Max Bertolani, Roberta Antignozzi, Diego de Ciechi, Gianluca Rasoli, Giorgio Murru, Daniele Ferraro. Per i Wild Boars: Michele Cice, Francesco Di Vagno, Pasquale Romito, Antonio Sciacqua, MArco Angiuli, Giorgio Barone. Prestanti come eroi, illuminati, più che dai fari del campo, dal sorriso del pubblico che li accoglieva con un boato d’incitamento, sono scesi in campo con un piglio da far tremare i polsi, portando sul rettangolo verde la sapienza di una danza di guerra raccontata da gesti di pace. Impossibile descrivere in altro modo il flag football o quanto abbiamo visto a Canosa. Potremmo spiegare le sue regole, dire che si evita qualunque contatto, che il solo modo per fermare l’avversario è strappargli la bandierina che tiene legata alla vita, ma parleremmo solo degli ingredienti e non del cocktail sapiente che ne risulta. All’occhio di chi sa riconoscere i sapori della vita (e dello sport) su quel campo, con quei campioni, c’era solo una danza. Armoniosa e perfetta, come le regole di un codice antico. Fascinosa e inquietante, come solo sa essere la forza primordiale trasformata in fluida energia. Sarà colpa del flag football o piuttosto di Max e Roby e del loro cocktail contagioso?
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