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Post n°358 pubblicato il 23 Marzo 2012 da ChiaraLed

La ragazza seduta di fronte a me ha dei capelli impeccabili: un caschetto ben scalato, lucido, forte, sa di pulito anche senza odorarlo; la guardo e mi vergogno dei miei capelli lunghi, pieni di doppie punte, opachi e crespi. La ricrescita post tinta casalinga che sfuma dal castano scuro al rossiccio mi piace però, quella sì. Anche se mi rende sciatta.
Le osservo le mani e le trovo tozze e sgraziate per essere quelle di una donna, le unghie sono corte ed esibiscono spavalde uno smalto violaceo che per loro sfortuna le mette in evidenza in maniera abbastanza prepotente.
Sposto lo sguardo sul signore alla mia sinistra. Puzza di sudore cheioneanchequandovadoacorreremavabbè, ha la testa grande con un bel naso fendente al centro ma il corpo piccolo e compatto, nonostante non mi sembri essere un nano. Di piede avrà un trentasei, che, contenuto dentro una scarpa Nike Silver sembra ancora più sgraziato. Parla al telefono usando un italiano grezzo e gesticola con le manine screpolate da muratore.
Torno a guardare la ragazza. Indossa una maglia con una fantasia optical bianconeraverdeeviola, dei jeans attillati chiari e un paio di scarpe Prada che andavano di moda fra i ragazzini quando avevo quattordici anni e nemmeno insistevo per farmele comprare perché non mi piacevano. Poso gli occhi sul suo viso. Mi dà l'idea di essere tesa perché le labbra non sono rilassate, quello inferiore sporge come se la mandibola fosse spinta in avanti da un moto nervoso. Le mani con lo smalto violaceo e le unghie insignificanti tamburellano sui manici di una borsa lucida color petrolio.
Colori abbinati alla cazzo di cane, penso. Brava.
Arrivo alla mia fermata e con me si alza anche il signore di fianco. È proprio basso, mi arriva alle spalle ed io non sono una gigantessa.
Dal canto mio posso dire però di essere la peggiore di tutto lo scompartimento. Ho la faccia sfatta che cerco di coprire con degli ampi occhiali da sole che una volta appartenevano a mia nonna, gli occhi gonfi e lucidi, le labbra di un colore più vivace del solito. Il trucco se n'è andato tutto ancora prima di salire sul treno, forse quel poco che ha deciso di rimanere è tutto sedimentato sulle occhiaie scure. Ho mal di testa. Penso.
Esco, respiro e mi canticchio che io sto bene, io sto male, io sto bene, io sto male.

 

 
 
 
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