Creato da culturamediazione il 17/07/2012
Manca la cultura della mediazione civile

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Manca la cultura della mediazione civile

Post n°1 pubblicato il 17 Luglio 2012 da culturamediazione
 

Dal  20 marzo del 2011  è diventata obbligatoria la figura del mediatore, che nasce  con l’obiettivo di velocizzare ed economizzare la condizione di risoluzione della domanda giudiziale  per ciò che concerne problemi legati a varie tematiche: problemi condominiali, successioni ereditarie, separazioni, diffamazioni a mezzo stampa. Ciò vuol dire che il ricorso al giudice sarà possibile solo dopo aver tentato senza successo la mediazione. Il mediatore civile è pertanto un professionista adeguatamente formato sulle tecniche di negoziazione e di gestione della conflittualità tra le parti. Tale figura non riveste alcun potere decisionale, ma nel suo lavoro, ha  un ruolo fondamentale, focalizzandosi  come una guida, un punto di riferimento nell’aiutare le parti a trovare un accordo che possa accontentare entrambe le parti senza scontentare nessuno. Nonostante la sua funzionalità, il mediatore è visto dalla società odierna con occhi diffidenti. Per tale motivo l’Associazione Inaccordo è impegnata a manifestare apertura e sensibilità nei confronti del mediatore, poiché sostiene e crede fortemente nel suo progressivo e innovativo radicamento all’interno del tessuto sociale e nella cultura giuridica. Purtroppo è altrettanto vero che non è facile cancellare e combattere con i preconcetti esistenti e che spesso non corrispondono a realtà. Ciò che dovrebbe stare a cuore a chi esercita l’attività forense, è il problema del proprio assistito pubblicizzando il tentativo ci conciliazione come istituto, atto a soddisfare le parti interessate, svolgendo pertanto un’alta funzione sociale. La sfida che la mediazione è chiamata ad affrontare oggi, è senza dubbio quella di convincere le parti contendenti e i propri mediatori della positività della conciliazione. Altresì importante è la comunicazione e la sensibilizzazione, nonché la conoscenza del tema,  nelle famiglie, nelle scuole, nei luoghi collettivi, per lo sviluppo e la condivisione di valori forti come la solidarietà, la fraternità, il perdono. Poiché solo così un soggetto sarà predisposto di fronte eventuali conflitti, a una risoluzione amichevole di una controversia giudiziaria. Da non sottovalutare infine, il risparmio dei costi di giustizia.

 
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