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In memoria di mio padre. Dedicato a Bruno Mahony
Post n°22 pubblicato il 10 Ottobre 2008 da thecityhunter
Caro Papà Sabato 1 ottobre 1983 Bruno Mahony un lembo d’atletica dei tempi antichi. Da tempo non lo si vedeva piu' al campo. Chiedevamo di lui e le notizie non erano confortanti. "E' in ospedale", ci dicevano i ragazzi della sua società. Ieri, all'ora di pranzo, la notizia. Ce l'ha comunicata uno degli atleti che gli era rimasto piu' affezionato degli altri. "Ti ho telefonato per dirti che è morto Bruno Mahony". Abbiamo provato una stretta al cuore. E' un altro che ci lascia, uno dell'atletica di una volta, meno appariscente, meno gonfiata, ma sicuramente piu' umana, nella quale bisognava forse sporcarsi un po' le mani per tirare avanti la baracca. Bruno Mahony all'atletica ha dato molto, a modo suo certo, ma con passione con una carica umana tutta particolare, con qualche giro di valzer ma sempre a fin di bene. Nelle assemblee si alzava. esponeva le sue idee, le sue rampogne, aveva, come tutti del resto, i suoi chiodi fissi, ma gli si doveva sempre riconoscere che di atletica ne aveva masticata tanta e aveva per questo piu' diritto degli altri ad essere ascoltato, piu' diritto di certi buzzurri ultimi arrivati figli dell'arroganza e dell'ignoranza. Seguiva i giovani con una grinta tutta particolare. "Tu fra quattro anni andrai alle Olimpiadi", lo abbiamo sentito dire ad una giovanissima velocista alle prime armi. Aveva un modo tutto suo di fare, di agire, di allenare, di muoversi nell'ambiente. Ma aveva "naso" per capire chi valeva e chi no sun un campo di atletica. Quanti sono gli atleti che gli devono qualcosa? Molti, tanti. I piu' giovani lo sfottevano affettuosamente, lui prendeva tutto sul serio apparentemente e fingeva di arrabbiarsi. Ma era un gioco, un bel gioco come lo sport al quale siamo tutti affezionati. Ci si poteva anche scontrare con lui, discutere, polemizzare, ma poi tutto finiva lì ed era lui il primo che ti cercava per il gesto distensivo, rappacificatore. Conosceva gli atleti ma anche gli uomini, e sapeva dare meriti dove c'erano. Se ne andato in punta di piedi, nell'ultimo mese di ospedale si era isolato, sentiva forse avvicinarsi la fine e voleva attenderla da solo. Ieri ha chiuso il suo capitolo nel quale tanta parte ha avuto lo sport e l'atletica leggera. Da oggi il campo di via Morosini avrà un vuoto in più e un po' di saggezza spicciola in meno. Ti sia lieve la terra, Bruno". |
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