Creato da blogger70 il 21/10/2008
Filosofia, coscienza e conoscenza, metodo ontopsicologico di Antonio Meneghetti
 

 

La filosofia esatta: come l’ontopsicologia risolve una diatriba perenne

Post n°24 pubblicato il 04 Ottobre 2012 da blogger70
 

Da Aristotele a Tommaso d’Aquino, da Cartesio ad Heidegger passando attraverso Kant, la diatriba si protrae da più di 2500 anni: è possibile o no per l’uomo conoscere con esattezza? Prima di parlare di filosofia pura, ad Antonio Meneghetti sono necessari più di dieci anni di psicoterapia in cui si confronta con la patologia in tutti i suoi aspetti, dalla schizofrenia all’AIDS al cancro.

Antonio Meneghetti vuole capire dove sta l’errore, vuole cioè verificare se questo è costituito dalla natura: se così fosse, sarebbe impossibile per l’uomo comprendere quel “vero” oggetto di una diatriba perenne. L’ipotesi dell’ “impossibilità” non trova conferma nelle evidenze che emergono dalle sue ricerche. Anzi, Antonio Meneghetti dimostra che l’uomo è per sua natura partecipe del design più che geniale del “mondo della vita”, per come lo intendeva Husserl, e che quindi il problema non è dovuto ad un limite del potenziale dell’uomo in sé. Il punto diaframmatico è la coscienza. Tutta la scuola ontopsicologica indica che l’errore di fondo di decine di secoli dipende dalla deviazione della coscienza. Finchè non si riproduce una coscienza esatta, correggendola sulla base di un criterio in corrispondenza con le leggi universali della natura, sarà assurda una filosofia esatta. Quindi, l’Ontopsicologia non sostiene che la filosofia sia sbagliata in sè, ma che è la coscienza dell’uomo che indaga ad essere sbagliata.

 
 
 

Criterio convenzionale e criterio di natura

Post n°23 pubblicato il 03 Ottobre 2012 da blogger70

Ogni scienza poggia su un criterio che legittima sia la teoria sia la sua dimostrazione pratica. I criteri per fondare qualsiasi scienza sono di due generi: il criterio convenzionale ed il criterio di natura. Il criterio convenzionale è quello usato in tutte le scienze cosiddette esatte. Un gruppo di ricercatori, scienziati si trovano a studiare la stessa materia e convengono nello stabilire un criterio, dopo di che ogni studio e ricerca in quella scienza è dimostrazione del criterio dato. Conseguentemente per quella scienza è vero solo ciò che è conforme al criterio stabilito dagli uomini.

Il criterio convenzionale, di fatto, risponde all’intenzionalità del gruppo, che sia sociale, filosofico, matematico, ecc. Il criterio di natura, invece, è corrispondente all’intenzionalità di natura. È una misura che si dimostra per evidenza cioè è l’esatta corrispondenza tra l’oggetto e la forma che chi guarda ha dell’oggetto. Questo criterio non dipende dagli uomini, non è soggettivo perché esiste a prescindere da qualsiasi soggettività. Il criterio della scienza ontopsicologica è il criterio di natura. L’Ontopsicologia definisce natura la legge, l’intenzione, il modo in cui la vita ha predisposto l’essere umano, sia in senso chimico, biologico, fisiologico, morale; e lo chiama In Sé ontico. L’In Sé ontico è ciò che consente di valutare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che è bene e ciò che è male. Tutte le ricerche, gli studi e l’esposizione scientifica dell’ontopsicologia è sempre all’interno dell’evidenza.

per approfondimenti: associazione internazionale ontopsicologia di antonio meneghetti

 
 
 

Come nasce il termine ontopsicologia

Post n°22 pubblicato il 03 Ottobre 2012 da blogger70
 

Come nasce il termine ontopsicologia
Nella prefazione alla seconda edizione del suo scritto Verso una psicologia dell’essere, Maslow afferma che la Psicologia umanistica era solo un momento di transizione, “un prologo per una Quarta psicologia ancora più elevata, transpersonale, transumana, centrata sul cosmo piuttosto che sui bisogni e sull’interesse umano”, una forza che doveva andare oltre i concetti di umanità, identità e autorealizzazione. Inoltre, aggiungeva Maslow, l’esistenzialismo poteva costituire quell’ulteriore spinta verso lo sviluppo di un’altra branca della psicologia: “la psicologia del Sé completamente sviluppato e autentico, e dei suoi modi di essere. Sutich lo ha suggerito col nome di ontopsicologia”. Già allora, quindi, venne fuori il termine “ontopsicologia”.

Secondo il Prof. Antonio Meneghetti l’ontopsicologia nasce come ipotesi risolutiva al problema critico della conoscenza.

Il tirocinio di questi anni di ricerca nell’ambito della razionalità umana – che definisco ontopsicologia – si motiva da un perenne problema: la conoscenza dell’uomo. Bisogna rivedere criticamente tutta l’epistemologia della nostra scienza. Dopo duemila anni di storia e di scienza abbiamo portato all’ecatombe l’umano, abbiamo messo l’uomo contro l’uomo. Su questo si possono dare infinite spiegazioni, ma sostanzialmente tutto ciò è accaduto perché l’uomo – indipendentemente dalla sua verità religiosa, filosofica, scientifica, dalle sue opinioni – è schizofrenico al reale in sé: è tagliato fuori dal gestire l’in sé della cosa, dal coscientizzare come si articola il fatto del mondo. La visione critica dello scienziato -  almeno su due millenni da cui scoppia la crisi dell’occidente - conclude che l’uomo deve accusare di non possedere il conto reale che equilibra la misura delle dialettiche e dei suoi modi di pensare. Non sostengo che siano sbagliati la chiesa, la matematica, la fisica, etc. Affermo che c’è qualcosa dove l’uomo non fa presa al punto, perché nessun uomo può articolare una legge o una scienza che lo uccide.

Il percorso critico della razionalità è dissestato dal punto ontico esistenziale per cui l’uomo esiste: la coscienza va in un modo, l’essere sta in un altro. Tutta la mia ricerca è stata quella di riguadagnare il momento ontico alla coscienza umana. Compito prioritario dell’alta psicologia è quello di offrire una garanzia concreta all’esattezza del procedere scientifico, a quella possibilità dell’intelligenza di costruire altre esattezze che poi definiamo chimica, fisica, architettura, ingegneria, etc. Dove c’è un margine di creatività ci deve essere – sostanziale – un basamento che fulcra non l’opinativo, ma l’esatto, e determina l’equipollenza tra il fare della natura in sé ed il conoscere dell’uomo in sé. Oggi siamo intasati di malattie che non vengono mai guarite. È inutile accusare la difficoltà dell’oggetto in sé: è l’inefficienza del procedere scientifico e ci sarà sempre, sino al giorno in cui cominceremo ad avere, nelle diverse discipline, scienziati esatti nel loro intimo, precisi al loro In Sé ontico, in modo tale che la loro intelligenza, diversa dagli altri e per nascita e per continua formazione, sia in grado di colloquiare in presa diretta con ciò che sono le leggi della natura e le divergenze in atto nelle singole individuazioni di questo pianeta. C’è necessità dell’interlocutore preciso, che è mediatore costante tra esigenza dell’individuazione umana e potenziale naturistico. Quindi si tratta di formalizzare la possibilità a questa esattezza.

Questo è stato il mio fermo problema. Sebbene si riscontrino tante situazioni belliche, politiche, sociologiche tali che bisogna rifarsi ad un’intelligenza serpente, la mia esperienza continua e dimostrata è che l’uomo nasce perfetto su questo pianeta, almeno nella sua virtualità.

L’uomo è un capace esatto a formalizzare coscienza tutto ciò che lo esiste e lo interagisce.

 
 
 

Filosofia ontopsicologica

Post n°21 pubblicato il 03 Ottobre 2012 da blogger70

Protagora afferma “l’uomo è la misura di tutte le cose, di quelle che sono per ciò che sono, di quelle che non sono per ciò che non sono”. Antonio Meneghetti accoglie la posizione di Protagora secondo due modalità: una positiva, nel senso che l’individuo ha la capacità, in quanto essere umano, di cogliere ciò che, in quel momento storico, è bene o male per se stesso e può farlo attraverso se stesso. Cioè, già in lui è insita la capacità di misurare quell’universo di realtà che gli è relativo, quindi non può misurare tutto il reale dell’universo, ma solo quel reale che lo riguarda; una negativa, nel senso che l’individuo sa cogliere la disgrazia come conseguenza di errori commessi contro il proprio progetto esistenziale (In Sé ontico).

 
 
 

La coscienza

Post n°13 pubblicato il 22 Novembre 2009 da blogger70
 

La coscienza, sede di riflessione cerebrale individuale fisica e logica, è impressionata dalle immagini prefabbricate. Non c'è il nesso causale con l'onto. Quindi è necessario fare la metanoia con metedo ontopsicologico. Allora è possibile il vero per l'operatore di conoscenza. La fenomenologia come riflessione autentica del vero ontico.

Dal momento che l'Ontopsicologia è per la  rifondazione critica della scienza, è anche in grado di identificare il vero originale individuale che poi dà il progetto certo di evoluzione integrale.

 
 
 
« Precedenti
 

Area personale

 

Tag

 

Archivio messaggi

 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

FACEBOOK

 
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

Ultimi commenti

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963