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Una sera a S.Lorenzo
Nella piazza principale tra pacifici punka-bestia e gli anziani storici del quartiere.
Facce di giovani che vivono la strada coi loro cani, con la pelle cotta dal sole e l'espressione incomprensibile di chi vive alla giornata senza sapere il perché.
Facce di anziani che hanno vissuto il dopoguerra; facce segnate dalle rughe, rughe lasciate da espressioni di rabbia, delusione, tristezza e gioia che si sono ripetute fino a renderne una maschera su altre maschere.
Tra questi due mondi che si conoscono poco e non fanno nulla per conoscersi meglio, che si ignorano facendo lo sforzo di non vedersi. un sottobosco di realtà itineranti.
Studenti fuorisede che vogliono diventare per qualche tempo autoctoni; fricchettoni che da veri snob cercano trasandati posti falsamente decadenti; homeless che si aggirano in cerca di qualche spicciolo da trasformare in tavernello. Un sistema di mondi satellite, di realtà parallele; un equilibrio instabile che rischia di saltare da un momento all'altro.
Unico attuale mediatore: una festa di quartiere che si propone di non lasciare senza un programma lo sbando attuale.
Musica dal vivo alternata a film all'aperto, dimostrazioni di attività ricreative; alcuni stands, sempre gli stessi da anni, di libri usati, a buon prezzo, la ludoteca, il banchetto di cose etniche e il corner con le bibite e i gelati. Niente alcolici in vendita al corner e in piazza. Eppure si notano le bottiglie di birra nelle mani dei più, l'andatura traballante dei soliti alcolisti non anonimi del quartiere lascia immaginare punti altri di approvigionamento.
E' nel via vai tranquillo di tutta questa umanità che scatta improvvisa la rabbia.
Un energumero che fino ad un istante prima era seduto a parlare di qualcosa, improvvisamente si alza e da un pugno ad un esserino dall'età indefinibile, (cinquanta? quaranta?) che a detta del picchiatore lo stava scimmiottando. L'esserino, visibilmente ubriaco si rialza come un pugile frastornato, ha i lineamenti caucasici della ex Jugoslavia, ma potrebbe essere romano o greco. La domanda è se ha bevuto prima della collusione con il pugno o se per caso non sia stato il pugno a metterlo in quella condizione di barcollamento determinato. Di tutta risposta il torello indignato, minaccia di far fuori il fuscello se non lo portano via. Il fuscello per sottolineare che non è abitante di questo pianeta, ritrova le energie per dirigere la sua rabbia silenziosa verso la sua "minaccia vivente". Agita i pugni come un pugile di un film muto. Non un suono esce dalla sua boccha. Gli amici del gigante cercano di tener lontani i due lottatori improbabili. Tra i due quello spaventato sembra il picchiatore. Il fuscello si divincola e si attacca ai "dred" di uno degli amici di "toro scatenato". E' libero, potrebbe fuggire, andarsene, salvarsi. Ma non lo fa. Si avventa verso il suo carnefice e puntualmente si schianta sul pugno che lo stende di nuovo. Un rumore secco di ossa che si rompono.
Fine del combattimento. Si può pensare che ora seguirà il ritorno alla calma.
Il fuscello non ci sta e sanguinante da un paio di ferite al sopracciglio e dal naso si rialza. Forse se ne andrà.
Le minacce del picchiatore sono isteriche, un paio di ottave sopra il normale. Lo ammazza dice.
Il piccoletto è allontanato da un paio di tipi fuori contesto (da dove saltano fuori?) che lo tengono saldamente. Il picchiatore si allontana di sua sponte. E' paura quella che appare sui suoi occhi? Paura di cosa? Di dover ammazzare davvero la pulce che lo ha infastidito? Paura che possa esistere qualcuno che nonostante rischi di prenderle si rialza per vendicarsi? Paura che quel tipo diventi un martire? Paura di non aver poi così tanta ragione alla fine di aver picchiato un ubriaco?
Il fuscello si libera...
Tra la folla un passante troppo vestito per essere un abitante di S.Lorenzo. Ha uno zaino che ha visto molte vite. Invita gli spettatori passivi a non intervenire.
- Sono armati - dice - chiamate la polizia ma non intervenite...
Vivo in realtà dove la vita non ha importanza fintanto che c'è;
Vivo in relatà dove la morte non fa paura fintanto che non ci sfiora;
Vivo in realtà che stento a riconoscere come tali.
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