Metanfore

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Disegno una porta immaginaria nel pallido sole pomeridiano, mentre osservo la mia ombra lunga e sbiadita la porta si apre e una debole luce agitandosi mi invita. Attraverso e la seguo. Lo scenario mi è familiare, un bosco rado e profumato, il rumore dei miei passi sulle foglie tacitano un gorgogliare assiduo e le petulanze degli animali. un brivido vorrebbe imbrigliarmi ma procedo deciso. I cani laggiù latrano, una voce li quieta, riconosco i muri della casa tra le fronde arrese alla stagione, ti chiamo e mi fermo in attesa di un tuo cenno. La luce del giorno si ritrae discreta ma distinguo ciò che voglio e vedo. Sciogli i capelli li agiti poi li raccogli ancora e riassettata ti fermi a qualche passo. Solo sorrisi, adesso, che inventano parole nuove ma non le sanno pronunciare.