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Camminando sulle stelle fino a non saper più cosa fare

 

 

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Questione di paure.

Post n°89 pubblicato il 24 Febbraio 2015 da meteoralontana
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Una volta mi sono innamorata.

Lui aveva una gran bella testa, e io amavo le sue parole. Amavo il suono della sua voce.

Ma le sue parole non erano quasi mai per me, o, almeno, non solo per me.

Ero solo una spettatrice, e facevo parte del suo pubblico, sugli spalti. Niente tribuna d’onore.

Io avevo bisogno di lui. Lui non aveva bisogno di me.

I miei umori dipendevano dai suoi. Lui era sempre placido, uguale a se stesso. Lui era lo stagno, io il torrente in piena.

Io mi sentivo perennemente a metà, con la sensazione costante che mi mancasse qualcosa, che mi avessero amputato un arto. Lui era così sicuro di sé, così indipendente da bastare totalmente a se stesso. Lui conosceva bene le sue radici, il suo posto nel mondo. Io non avevo un posto da chiamare casa, e mi sentivo come un albero sradicato da un uragano. Al suo confronto, ero così piccola, così nuda, piena di dubbi e di paure.

Sentivo che lui non era mai veramente lì, con me. Capivo di non essere riuscita a toccarlo veramente. Lottavo con l’insinuante consapevolezza che non ci sarei mai riuscita.

Ero gelosa di lui, in un modo che non riuscivo a piegare nemmeno a me stessa. Mi sembrava che per qualsiasi altra ragazza sarebbe stato più facile, avvicinarsi a lui, parlare con lui, stare con lui.

Gli raccontavo spesso cose, di me. Cose che non avevo mai raccontato a nessun altro. Speravo che, in questo modo, sarebbe riuscito a capirmi. Probabilmente, l’effetto delle mie storie era allontanarlo ancora di più.

Gli chiedevo spesso di parlarmi di sé. Non lo faceva mai.

Poi un giorno mi stupì, raccontandomi qualcosa di sé. La sua più grande paura. Aveva paura di amare e di soffrire x amore.

Lui, che bastava sempre a se stesso, che non aveva vuoti da riempire, che misurava con cura il perimetro del suo spazio, che dosava metodicamente il suo tempo. Lui, che non aveva bisogno di nessuno. Non l’ho mai amato tanto quanto in quel momento.

Non sono stata capace di spiegarglielo, e la cosa è finita nel baule delle cose mai fatte, delle parole mai dette. E l’ho lasciato andare, come si fa con tutte quelle creature selvatiche che non si riesce poi mai ad addomesticare veramente.

 
 
 
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