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Lucrezia Borgia - Tratto da "Roma vista da me"

Post n°178 pubblicato il 12 Ottobre 2011 da Nezumina
 

(Subiaco, 18 aprile 1480 - Ferrara, 24 giugno 1519)

 

 

 Mi aggiro in silenzio nelle stanze dei Musei Vaticani,mirando incantata le opere d'arte in esse contenute, instancabile e insaziabiledinanzi ai dipinti di Raffaello, insignificante sotto la volta della Sistina,stupefatta nel fissare le mummie egizie, fin quando entro nella Torre Borgia,fatta costruire da papa Alessandro VI e mi addentro nelle sale affrescate daBernardino Betti, il Pinturicchio, soffermandomi sui volti dove il pittore haritratto i componenti della famiglia Borgia. I dipinti sono così belli cherapiscono lo sguardo e quasi mi pare impossibile che quelle figure cosìcandidamente ritratte possano essere i crudeli personaggi che la Storia ci ha tramandato. O,almeno, una parte della Storia. Chiudo gli occhi e un attimo dopo vedo la santaCaterina che, quasi per magia, si stacca dall'affresco e rimane sospesa amezz'aria, fluttuando lieve, simile a un sogno. Ci risiamo, penso sgranando gliocchi e fissando la figura davanti a me che, sorridendo affabile, esordisce:

-Lo vuoi proprio sapere?-

 Rimangomio malgrado incantata e mi accorgo che la gente che affolla la sala non sirende conto di noi, non ci guarda neppure, come se fossimo due creatureinvisibili. Lei, Lucrezia adolescente, presa a modello dal Pinturicchio perinterpretare la santa, mi sorride e alza il braccio per mostrarmi i suoifamiliari.

-Mio padre, Rodrigo Borgia,eletto papa con il nome di Alessandro VI, era un uomo buono, parco, gaudente,sostenuto dalla ferrea Fede che aveva nel Cristo, a dispetto di tutti coloroche lo hanno soprannominato l'Anticristo.-

-In effetti, si concedevatalmente tanta licenza che quando era ancora un giovane vescovo si è beccato unrimprovero dall'allora papa Pio II Piccolomini.-

 Leiannuisce e ribatte candidamente:

-Era moralità del tempo. Nonesisteva uomo di Fede che non fornicasse.-

-Alla stregua di tuo fratello?- domandoinsinuante.

 Lavedo scurirsi in volto per una frazione di secondo, quindi recuperare laregalità conseguita per ricoprire il ruolo primario di principessa delVaticano.

-Mio fratello Cesare era uncardinale allegro, modesto, pieno di vita e i contemporanei possonosottoscrivere.-

-Era il fratello maggiore, vero?-

-Maggiore se parli dei figli chemio padre ha avuto da Vannozza Cattanei: ne ha avuti altri in precedenza daaltre donne. Ma sì, Cesare era il maggiore, poi venivamo Juan, io e infineJofre. Quattro, e mio padre ci ha amato tutti, in particolare Juan, destinatoalla carriera militare.-

 Vedoi suoi occhi brillare mentre parla della sua famiglia e comprendo che il lorosangue valenzano li ha legati indissolubilmente.

-So che ti sei sposata a tredicianni.- rammento, provando a toccare un visitatore per assicurarmi di esserevista, ma costui non mi sente neppure.

-Sì, con Giovanni Sforza, contedi Pesaro e nipote del Moro. Ma era un matrimonio destinato a naufragare percorrere dietro ai venti politici.- commenta scuotendo la bellissima testa dailunghi capelli biondi. -Puoi immaginare cosa significa essere costretta asciogliere un matrimonio in quell'epoca? Mio padre e mio fratello eranotalmente sicuri del fatto loro che non si sono mai curati dell'infamia che migettavano addosso.-

-Come un marchio a fuoco.-

-Proprio così. Quando Giovanninon è stato più utile, mio padre e Cesare si sono guardati intorno per cercarmiun altro degno marito che a loro potesse aprire le porte di altre proficuealleanze. A me non era concesso ribellarmi. Come non mi è stato concessopiangere la morte di mio fratello Juan.-

 Sentola sua voce incrinarsi al penoso ricordo e posso solo immaginare il dolore dalei provato.

-Se non rammento male,- mormorofacendo un vago gesto con la mano, -fu ritrovato accoltellato nel Tevere, nellostesso periodo in cui eri costretta a divorziare.-

Lei chinaappena la bionda testa e sospira mestamente.

-Fu un momento terribile per me eper tutto il mondo cristiano. Il fatto poi di non aver mai saputo chi avesseosato uccidere il figlio prediletto del papa, lasciò tutti con l'amaro inbocca.-

-Si sussurrò che fosse statoJofre, tuo fratello più piccolo, perché Juan era l'amante di sua moglie.-

-Sciocchezze.- taglia corto condecisione, alzando il mento come una regina. -Noi Borgia siamo stati a lungoinfamati da parole che hanno scavalcato i secoli, proferite da persone che cihanno sempre odiato. Era vero che Juan fosse l'amante di sua moglie, ma Jofrenon ha mai ucciso nessuno. Si disse pure che fosse stato Cesare, ma neppure luiavrebbe mai alzato la mano su un congiunto.-

-E chi fu a ucciderlo?- domandoincuriosita. -La Storianon ha mai svelato l'arcano.-

-Fai la domanda alla personasbagliata: io ero chiusa in convento in quel periodo, in attesa del divorzio epronta a impalmare il secondo marito, il duca di Bisceglie.-

-Per certo, qualcuno checonosceva bene le sue abitudini lo ha colpito e poi si è ritirato nel buio.-indago pensierosa.

-Sì, e quello che so per certo èche mio padre incolpò gli Orsini, senza, per altro, averne mai le prove.-

-La scomparsa di tuo fratello fula causa dello spogliamento di Cesare.-

-Ovvio. La nostra famiglia avevabisogno di un uomo d'arme più che di un uomo di Chiesa e Cesare scese incampo.-

-Una morte quanto maiprovvidenziale per l'ambizione del Valentino.- faccio notare.

 Leimi fissa dall'alto in basso, con il distacco dell'essere superiore e ribatte:

-Cosa ne sai tu? Lagente dice che uccise il fratello per diventare condottiero; io sostengo che fucostretto a divenire condottiero perché gli avevano ucciso il fratello.-

 Conun cenno della testa le concedo il beneficio del dubbio e insinuo:

-Si dice pure che tu abbiaavvelenato i tuoi mariti.-

Si mette aridere di cuore, portando una mano alla bocca ed io rimango incantata dinanzialla sua bellezza e ai suoi modi gentili, da sempre decantati dai poeti e dallepersone a lei vicine.

-Io non ho mai avvelenatonessuno. Amavo talmente tanto il mio secondo marito che quando Cesare me lo haucciso per potermi rendere vedova e donarmi agli Este, sono quasi impazzita daldolore.-

-Vuoi dire che, nonostante ilmatrimonio politico, eri innamorata di Alfonso d'Aragona?-

 Leisocchiude i bellissimi occhi a mandorla e sospira.

-Chi non l'avrebbe amato? Eragiovane, bello e gentile ed ho pregato per avere una lunga vita insieme a lui.A quanto pare,- aggiunge con tono struggente, -ho pregato la personasbagliata.-

 Vedouna piccola goccia di rugiada bagnare le sue ciglia e commento:

-Allora ricusi l'accusa diavvelenatrice.-

-Così come ricuso tante altrecalunnie gettate sul nostro nome.-

-Eppure la gente ci crede.-faccio notare inarcando le sopracciglia.

Lei abbozza unsorriso e volge il chiaro sguardo oltre la finestra, perdendosi in ricordilontani. Io ne approfitto per provare a toccarla, per vedere se è reale o se èil frutto della mia fantasia e lei mi lascia fare, condiscendente e intimamentedivertita. Con timidezza le sfioro la manica a sbuffo e sento sotto ipolpastrelli la vellutata morbidezza del broccato e le coste in rilievo ricamatecon fili d'oro. L'emozione quasi mi stronca e alzo lo sguardo per guardarla,bellissima e delicata, eterea ed evanescente.

-Mio padre fu troppo buono nelconcedere che il popolo, e chi lo sobillava, sparlasse di lui e lo rendesseridicolo; Cesare, al contrario, puniva persino i pensieri.-

Esito dinanzialla sua espressione assorta, come rapita da un vago senso di voluttà e solodopo un po' le rammento:

-Si dice che tuo fratello fosseun mostro.-

 Leimi fissa e d'istinto allunga la mano per scansare una ciocca di capelli che miera caduta sugli occhi ed io arrossisco come una scolaretta.

-No, non lo era. Era determinato eispirato da un alto ideale: quello di unire un'Italia lacerata da guerreintestine; e per portare a termine i suoi progetti non si è fermato dinanzi anulla. Basti dire che mi ha fatto sposare Alfonso d'Este, recalcitrante e inviperitocontro la mia persona perché credeva a tutte le malelingue che correvano sullamia famiglia.-

-Ma poi ha finito con l'amarti.-

 Chinaappena la testa e annuisce.

-Sì, si è ricreduto, come tutti,del resto. Ha pianto moltissimo la mia dipartita.-

 Colgoquel commento per mormorare insinuante:

-Si dice che alla morte delValentino, il tuo pianto straziante somigliasse a quello di una donna innamorata.-

Lei si gira aguardarmi, raddrizza le spalle e i suoi occhi grigi brillano come diamanti.

-Cesare era l'uomo piùseducente e bello del suo tempo. Nessuno poteva avvicinarlo senza cadere nelmagnetismo del suo fascino. Persino i suoi condottieri, quando hanno provato aribellarsi al suo straripante potere, gli sono caduti tra le mani appena li harichiamati. Era impossibile resistergli. Tutti, prima o poi, si scornavanocontro i suoi modi affabili, il suo timbro di voce dolce e sommesso, la suaforza fisica che amava mettere in mostra; prova a chiedere al suo fidoMichelotto: si è lasciato torturare pur di non rivelare i suoi segreti. Cesareera una forza della natura e nessuno poteva o riusciva a resistergli.-

-Eppure ti ha ammazzato ilmarito.- le ricordo.

Lei esita, sitocca la fronte con la mano e sospira, come riportata indietro di secoli, a unperiodo buio della sua vita, il periodo indimenticabile di Roma.

-Per un po' l'ho odiato, è vero.-ammette riluttante. -Ma era impossibile odiare a lungo il Valentino: era il miofratello preferito.- aggiunge con insinuante dolcezza e con sguardo che non habisogno di altre parole.

Questa voltachino io la testa, accettando la sua mezza risposta e m'informo:

-Come ti sei trovata lontana daRoma?-

Sospiramalinconica e chiude un attimo i suoi magnifici occhi, quindi risponde:

-Roma… Roma era tutto per me: erail bene ed era il male, era la felicità ed era il dolore, era la gioventù edera l'irresponsabilità. Io ho amato oltremodo Roma e quando l'ho lasciata,costretta a trasferirmi a Ferrara, ho pianto a lungo. Tu hai mai lasciatol'Urbe?- indaga fissandomi dritto negli occhi.

-Solo il tempo strettamentenecessario per andare in vacanza.- ammetto sorridendo.

-Io l'ho lasciata per sempre equel vuoto non si è mai colmato.-

-Ma a Ferrara,- ribatto, -allafine ti sei trovata bene; tuo marito, da prima riluttante, alla fine ti haamato teneramente ed ha pianto la tua morte, così come i ferraresi. Sei rimastanei loro cuori.-

-Sì, è vero, tuttavia hodovuto faticare non poco per sopire i malanimi. Ero vista come una strega, comeuna donna dissoluta e dai facili costumi. Nulla di tutto ciò, anche se a tutt’oggilo si crede. Pensa un po',- aggiunge con aria birichina, -quando sono morta, diparto, hanno finalmente scoperto che portavo il cilicio. No,- conclude con unsorriso dolce, -non sono mai stata il mostro che mi si dipinge, tanto meno lo èstato Cesare. La nostra unica colpa, semmai, è stata quella di essere unafamiglia di umili origini che vanta due papi e che ha travolto nomi altisonanticome gli Orsini, i Colonna, i Savelli, gli Aragona, gli Sforza, i Malatesta, iBaglioni e tanti altri. Di nemici ne abbiamo avuti molti, a partire dal re diFrancia ai reali Cattolici di Spagna, ma abbiamo avuto anche tanti ammiratori,quali il Machiavelli, Leonardo da Vinci, il Bramante, il Bembo, il Sangallo, iMedici e, soprattutto, il popolo.-

-Non è poco.-

-No, non è poco.-

 Ciguardiamo per un lungo attimo, con la connivenza di due donne che si conosconoda una intera esistenza e la vedo sorridere un attimo prima di sfiorarmi lafronte con un bacio materno. Rimango esterrefatta, rapita dal suo fascinomalinconico e un nodo mi chiude la gola quando riprende il suo posto neldipinto, immobile dinanzi alla figura di suo fratello Cesare.


 

 
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