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Ambiente: Legambiente, rischio trivella selvaggia su 30mila kmq mare
(ASCA) - Roma, 30 lug - ''Non accenna a fermarsi la corsa al
petrolio in Italia e i pirati dell'oro nero minacciano sempre
di piu' il mare italiano. Nei mari del Belpaese sono gia'
attive 9 piattaforme di estrazione petrolifera ma, grazie ai
colpi di spugna normativi dell'ultimo anno, a partire da
quello previsto dal recente decreto Sviluppo promosso dal
ministro Corrado Passera e in via di approvazione definitiva
dal Parlamento, si potrebbero aggiungere almeno altre 70
trivelle. Attualmente, 10.266 km2 di mare italiano sono
oggetto di 19 permessi di ricerca petrolifera gia' rilasciati
(gli ultimi due sono stati sbloccati il 15 giugno scorso nel
tratto abruzzese di Adriatico di fronte la costa tra Vasto e
Ortona); 17.644 km2 di mare minacciati da 41 richieste di
ricerca petrolifera non ancora rilasciate ma in attesa di
valutazione e autorizzazione da parte del Ministero dello
Sviluppo Economico. In definitiva, tra aree gia' trivellate e
quelle che a breve rischiano la stessa sorte, si tratta di
circa 29.700 kmq di mare, una superficie piu' grande di
quella della regione Sardegna''.
Questo e' lo scenario presentato oggi da Goletta Verde, la
storica campagna itinerante di Legambiente da ventisette anni
in prima linea in difesa del mare, che in sosta a Trani,
punta i riflettori sulla minaccia delle estrazioni
petrolifere con la presentazione di ''Trivella Selvaggia'',
il nuovo dossier dell'associazione ambientalista sui numeri
ed i rischi della ricerca dell'oro nero per le coste
italiane. I dati , frutto delle elaborazioni di Legambiente
sulla base dei numeri pubblicati sul sito del Ministero dello
Sviluppo Economico, indicano un quadro allarmante che rischia
di ipotecare seriamente il futuro del mare italiano e delle
attivita' economiche connesse - a partire dal turismo di
qualita' e dalla pesca sostenibile - con rischi di incidenti
''che non vale la pena di correre, a maggior ragione
considerando i quantitativi irrisori presenti nei fondali
marini italiani''.
Secondo Legambiente il gioco delle trivellazioni ''non
vale la candela'', partendo proprio dalle riserve accertate
nel nostro Paese confrontate con i dati relativi al consumo
di petrolio che in Italia e' diminuito, complice soprattutto
la crisi economica, ma anche i primi effetti delle politiche
di efficienza. Le ultime stime del Ministero dello Sviluppo
Economico aggiornate a dicembre 2011 indicano come certa la
presenza nei fondali marini di solo 10,3 milioni di
tonnellate di petrolio che, ai consumi attuali, sarebbero
sufficienti per il fabbisogno nazionale per sole 7
settimane.
Non solo: anche attingendo al totale delle riserve certe,
comprese quelle presenti nel sottosuolo italiano, concentrate
soprattutto in Basilicata, nel complesso verrebbero consumate
in appena 13 mesi. Questi dati - sottolinea il dossier -
''dimostrano l'assoluta insensatezza del rilancio delle
attivita' estrattive previsto nella nuova Strategia
energetica nazionale prospettata dal ministro Passera, in cui
uno dei pilastri sembra essere proprio la spinta verso nuove
trivelle volte a creare 15 miliardi di euro di investimento e
25mila nuovi posti di lavoro''.
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