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Arrival

Post n°651 pubblicato il 07 Febbraio 2017 da mikacine
 

La fantascienza intelligente è la nuova frontiera della produzione cinematografica. Non solo astronavi,laser,alieni guerrafondai e discorsi epici per unire l'umanità,bensì metafore sulla vita e sull'esistenza stessa.


In tutto questo Arrival ripercorre le orme di Interstellar e fornisce una visione molto intima dei rapporti personali e dell'amore. Una dozzina di astronavi atterranno in diverse zone del globo e mettono in allerta l'intera popolazione costringendo l'esercito a vagliare tutte le possibilità per poter capire il motivo del loro arrivo. Per questo motivo viene convocata la dottoressa linguista Banks,con il preciso compito di cercare di decifrare il loro linguaggio per poter dialogare con loro. Capire i motivi del loro arrivo e valutare la loro pericolosità è ora la priorità della dottoressa che,mano a mano che entra in contatto con queste entità aliene,inizia a vivere delle allucinazioni che riguardano episodi della sua vita che lei però non ricorda di aver vissuto.

Lo stile asettico del regista Villeneuve dona al film la giusta combinazione di paranoia e confusione e lo spettatore percepisce alla perfezione questa sensazione di disagio e paura,donando un particolare fascino al film. Credo però che - esattamente come successo per il film di Nolan.. - la complessità della tematica e la precisa scelta di dare un significato metaforico alla storia abbia avuto la sortita di rallentare eccessivamente il ritmo della trama,senza poi dare una svolta accettabile con il finale del film. Quasi come se l'eccessiva intellettualità a discapito della spettacolarizzazione abbia (questa volta) stravolto l'esito finale.

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