Creato da mikacine il 15/01/2008
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Creed - Nato per combattere

Post n°592 pubblicato il 26 Gennaio 2016 da mikacine
 
Foto di mikacine

Rocky Balboa è il pugile più famoso della storia. Ed è anche un personaggio inventato da Sylvester Stallone e che ha reso l'attore stesso un'icona mondiale. Quindi come può succedere che fantasia e realtà riescano a mescolarsi così tanto da confondersi fra loro creando un mito leggendario ed indistruttibile? Ebbene ciò può accadere quando si parla dell'italian stallion.

Tutto ha inizio con la storia del perdente Balboa,pugile di quartiere e perfetto sconosciuto ai più. In perfetto stile hollywoodiano Rocky avrà la chance della vita,quella di poter affrontare il campione del mondo Apollo Creed. E' qui che da perfetta nullità diventerà mito ed è sempre da qui che riparte la storia con questo spin-off incentrato sul figlio illegittimo di Apollo,Adonis Creed,ragazzo violento e rancoroso con la voglia di diventare un famoso boxeur ma ripugnando il suo stesso cognome. Chiederà aiuto proprio a Rocky,oramai un sessantenne gestore del ristorante Adriana (dedicato,ovviamente,alla moglie scomparsa..) che però gli insegnerà a gestire il suo potenziale e,soprattutto,a onorare quel cognome così ingombrante.

Siamo alla settima ripresa della storia del pugile italo-americano che si è meritato addirittura una statua reale a Filadelfia - realtà e finzione sempre a braccetto - e che qui però abbandona il centro del ring per fare da secondo ad una storia più originale e fresca di quanto si potesse pensare all'inizio. Sly è anche piuttosto bravo (meritandosi una candidatura agli Oscar..) e la trama stessa,anche se ricolma di cliché e rimandi,è migliore degli ultimi due capitoli. Insomma,ci si diverte e ci si immedesima nel protagonista e nella sua ricerca di se stesso e quando all'ultima ripresa partono le prime note della colonna sonora originale..beh,i brividi sulla pelle degli spettatori sono magicamente ricomparsi come se non se ne fossero mai andati.

 
 
 

Revenant - Redivivo

Post n°591 pubblicato il 24 Gennaio 2016 da mikacine
 
Foto di mikacine

Nell'America di inizio '800 il mercato delle pelli era più che florido. Migliaia di avamposti sparsi in tutto l'entroterra e missioni che potevano durare anche molti mesi,dovendo seguire le migrazioni degli animali e spesso difendendosi dagli attacchi dei nativi americani. Hugh Glass è un cacciatore di pelli esperto e che conosce nel dettaglio la zona del fiume Missouri dove si sta addentrando la spedizione del generale Ashley. Dopo aver subito un'imboscata da parte dei nativi il gruppo di cacciatori cerca una strada alternativa per salvare il poco bottino rimasto ma proprio Glass viene attaccato e ferito mortalmente da un grizzly. Dopo aver cercato di portarlo con loro il gruppo capisce che per la sopravvivenza di tutti conviene lasciarlo indietro per muoversi più velocemente e cercare soccorso. Con lui rimangono il figlio ed altri due compagni ma il tradimento di uno dei due lascerà Glass ferito,isolato,senza armi e senza viveri.


Al curriculum dell'immenso Di Caprio mancava la voce "recitazione estrema" e con questo film la casella viene riempita. E non solamente per le condizioni climatiche impossibili in cui lui - ed i suoi colleghi - ha dovuto recitare ma anche perchè il suo personaggio,a causa delle ferite riportate,avrà poche battute affidando alla mimica facciale la totalità della recitazione. Una recitazione intensa,tirata e cruda esattamente come l'atmosfera richiama. Un dramma avventuroso girato splendidamente (l'attacco iniziale dei nativi è stilisticamente divino) ed impreziosito,oltre che da Di Caprio,da un sempre allucinato Tom Hardy.
 Si sente (finalmente) odore di Oscar da queste parti...

 
 
 

La grande scommessa

Post n°590 pubblicato il 18 Gennaio 2016 da mikacine
 
Foto di mikacine

A cavallo fra il 2005 ed il 2008 l'ultima cosa che gli americani avrebbero pensato era l'arrivo di una crisi di proporzioni enormi. La loro economia viaggiava a gonfie vele ed il sistema bancario era florido ed efficiente,riuscendo a garantire a tutti mutui ed investimenti di ogni genere. L'imprevedibile venne ipotizzato prima e garantito poi da alcuni operatori definiti outsider ed etichettati fin da subito come folli. Furono gli unici ad intuire il tracollo finanziario e,dopo varie e complicate vicissitudini,arrivarono a scommettere contro quello stesso sistema pieno di falle. Al momento del collasso definitivo ciò che tirarono su fu un polverone incontrollabile fatto di bolle speculative e frodi ai danni di milioni di contribuenti che,in breve tempo,finirono sul lastrico perdendo investimenti,risparmi,case e lavoro.


Adam McKay attinge a piene mani al suo curriculum comico per spolpare il classico reportage di denuncia della sua eccessiva drammaticità sostituendola con satira pungente e surreale,senza però togliere peso specifico alla realtà e agli effetti devastanti di quell'accaduto. Quattro attori in stato di grazia (su tutti il nervrotico Steve Carell,seguito a ruota da Bale,Gosling e Pitt) ed un modo incalzante di raccontare la storia,infarcito di satira neanche fossimo ad un cabaret. Un modo perfetto (e vincente!) per spiegare la tecnicità di ciò che è successo ad un pubblico "ignorante in tema". 

 
 
 

Macbeth

Post n°589 pubblicato il 11 Gennaio 2016 da mikacine
 
Foto di mikacine

Uno dei drammi più famosi di Shakespeare rivive attraverso l'occhio crudo di un regista esordiente e della sua visione fredda della storia del barone Macbeth. La Scozia medievale è il teatro di questo dramma che vede il barone,prode e fiero guerriero devoto a re Duncan,sconfiggere l'avanzata del traditore Macdonwald restituendo stabilità al trono. La sua mente viene però indelebilmente condizionata dall'apparizione di tre streghe che gli profetizzano l'ascesa verso il potere,indicandolo come il futuro re di Scozia. Da quest'incontro in poi nulla sarà più lo stesso perchè Macbeth non farà altro che crearsi questo destino arrivando a commettere atti indicibili e crudeli in nome del potere. Un'avanzata tanto feroce quanto la sua stessa caduta nel baratro di una tragica immoralità.


Stiamo parlando del più grande - e mitizzato - poeta inglese e della sua personale visione della cieca ambizione e della ricerca del potere,di conseguenza per dargli il giusto tributo non si poteva non scegliere una coppia di attori semplicemente meravigliosi come Michael Fassbender e Marion Cotillard,capaci di dare spessore,tragedia,passione e violenza ai loro personaggi nonostante il "limite" - ma solo perchè nel linguaggio cinematografico moderno risulta difficile trovare spazio a dialoghi così romanzati.. - del copione originale. Ciò che invece stupisce è la (azzeccata) scelta registica di affidare alla brutalità del paesaggio naturale un ruolo fondamentale nella storia che,grazie proprio alla sua inospitalità,risulta ancor più feroce e cupa.

 
 
 
 
 

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