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Messaggi di Dicembre 2018

 

Bohemian Rhapsody

Post n°756 pubblicato il 20 Dicembre 2018 da mikacine
 
Foto di mikacine

Confrontarsi con un mito è sempre difficile ed artisticamente pericoloso perchè il paragone diventa obbligatorio e spesso un ostacolo insormontabile. Quando anni fa si è saputo dell'idea di sviluppare un biopic su quello che probabilmente è l'artista musicale più amato ed influente dello scorso secolo l'attesa cresceva di pari passo con la (giusta) preoccupazione per la buona riuscita del progetto. Sicuramente,poi,le problematiche nella produzione degli ultimi mesi - il licenziamento del regista Bryan Singer su tutti.. - non hanno per nulla tranquillizzato i fan dei Queen. E invece...


Siamo nel 1970 ed un giovanissimo Freddie Mercury - ancora conosciuto come Farrokh Bulsara.. - si unisce a due musicisti esordienti,Brian May e Roger Taylor,che componevano il gruppo musicale chiamato Smile,assieme al nuovo bassista John Deacon. La band,grazie anche alla strepitosa bravura da frontman di Mercury,inizia a farsi strada nei pub cittadini e non,fino ad avere la possibilità di firmare per la famosissima casa discografica EMI. Decidono per un nome più imponente ed inequivocabile,Queen,e fra problemi comportamentali,amori intensi ed equivoci,canzoni diventati veri e propri inni,il quartetto inglese inizia a scalare le classifiche di tutto il mondo imponendosi come la rock-band più famosa del mondo. Niente sembrava poterli fermare,forse...

Uno dei biopic più belli,intensi ed emozionanti che abbia mai visto. Potente come la voce di Mercury ma anche fragile come la sua persona,così in bilico in un mondo che lo soffocava e che,probabilmente,lui stesso non capiva fino in fondo. Forse anche grazie a questo malessere i Queen sono stati in grado di regalarci alcuni dei pezzi più famosi di sempre,delle leggende che non solo i fan della band conoscono e che scandiscono le vite di tutti. Un particolare applauso va al protagonista Rami Malek ,così bravo e simile al vero Freddie da sembrarne un clone,mai banale e per nulla ruffiano. Fino ad ora il miglior film dell'anno!

 
 
 

Red Zone - 22 miglia di fuoco

Post n°755 pubblicato il 07 Dicembre 2018 da mikacine
 
Foto di mikacine

Quello fra Peter Berg e Mark Wahlberg è un sodalizio che oramai va avanti da qualche anno e non sempre con risultati all'altezza delle aspettative. Berg è un buon regista di action movie adrenalinici e drammi coinvolgenti (Battleship,Hancock,Boston - Caccia all'uomo) e Wahlberg si barcamena fra i più tosti film del panorama mondiale.

Questo Red Zone non si discosta da una normalità basilare nella sua trama: un gruppo di agenti della CIA fra i più preparati e senza scrupoli ha il compito di intervenire in situazioni di estrema pericolosità quando anche il governo non riesce. Agisce in un limbo senza regole e senza legge,potendo operare sfruttando ogni mezzo possibile,soprattutto pericoloso ed illegale. Silva (Wahlberg) è il capo di questa squadra d'élite ed è di istanza in Indonesia dove avrà il compito di scortare fino all'aeroporto un agente locale che ha informazioni fondamentali per il governo statunitense. Ci sono 22 miglia dall'ambasciata americana all'aeroporto ed ovviamente sono ricolme di pericoli,di agenti corrotti e di killer senza scrupoli. Ed un colpo di scena finale è dietro l'angolo.

Come detto prima il film non decolla quasi mai,rimane fregato dal mix di thriller e azione che punta a cercare di elevarlo. Non riuscendoci però perchè perde la bussola non arrivando ad essere nè carne nè pesce.

 
 
 
 
 

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