Tracce di vita

Immagini e pensieri in armonia; tracce di vita sparse tra le note stonate della vita quotidiana e tra le pieghe della memoria. Un inestricabile intreccio di realtà e fantasia, di desiderio ed inganno, che non sempre scivola addosso senza effetti collaterali inafferabili.

 

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all'alba in montagna

Post n°853 pubblicato il 05 Dicembre 2005 da maschiosiculo1961
Foto di maschiosiculo1961

Un raggio di sole, filtrando attraverso le fessure delle imposte chiuse, viene a bussare poco educatamente alle mie palpebre. Fuori nessun rumore tipicamente umano indica una qualsivoglia attività. Solo gli uccelli sono intenti a rompere il più completo silenzio con il loro irritante cinguettare.
Certo avrei preferito rimanere a poltrire ancora un po', dopotutto il riposo bene s'addice al termine vacanza e la sera precedente non era stata delle più tranquille, sebbene per motivi tutt'altro che disdicevoli
Il giorno prima, con mio cognato, avevamo fatto una stupenda escursione ad un rifugio non molto distante dalla baita che avevamo preso in affitto.
Mia moglie e sua sorella, invece, erano rimaste a casa, a loro non piace andare su e giù per sentieri, ferrate e pareti di roccia. Loro preferiscono di gran lunga indossare un ridottissimo bikini e arrostirsi ai caldi raggi del sole.
Già tutta quell'attività fisica sarebbe bastata per privarmi di parecchie energie e indurmi a poltrire oltre il dovuto, ma il giorno prima non era stato solo un giorno qualunque. Era il 30 settembre e quell'ultimo giorno di settembre, come i precedenti sei, era stato il mio anniversario di matrimonio. Già ben sette anni prima avevo detto il fatidico sì a chi consideravo ancora la donna più stupenda della mia vita.
Così appena giunto alla baita, avevo fatto una rapida doccia, mi ero cambiato d'abiti ed ero andato insieme a mio cognato a “ritirare” mia moglie, quasi fosse stato un pacco, dalla parrucchiera. Li avevo lasciato il cognato in attesa che anche sua moglie uscisse dalla parrucchiera, mentre io e mia moglie ci eravamo diretti in un ristorante tipico a mangiare specialità trentine.
Lume di candela, mano nella mano, bouquet di fiori, violinista che ronzava intorno al nostro tavolo e, come sorpresa finale, un anello con diadema di brillanti. Sette per l'esattezza.
Così un po' l'euforia della serata, un po' il vino che avevamo bevuto e un po' il fatto che l'amore tra noi due non è mai venuto meno (fortunatamente) al ritorno s'era fatto tardi con una serie di scaramucce amorose che, aggiunte alla faticosa escursione del mattino, mi avevano prosciugato di ogni energia.
Nonostante il successivo sonno profondo o proprio per l'intensità di quelle poche, ma redditizie, ore di sonno, inaspettatamente, mi ritrovavo già sveglio ed eccitato come lo ero la sera prima. Che fare?
Rifletto e penso che la risposta sta, supina, in fianco a me.
Allungo pigramente il braccio alla ricerca della mia amata consorte. Dopotutto con un po' di coccole potrei strappala dolcemente dal sonno in cui è intenta, per proporle un paio di giochi amorosi, tanto per riportare la nostra pressione arteriosa su livelli accettabili prima di doversi alzare per fare colazione.
Il mio braccio oscilla un paio di volte nel vuoto, lasciando dentro di me un profondo senso di delusione e frustrazione, quindi ritorna a posarsi mestamente sul mio petto con un peso maggiore del proprio, ma che ben rappresenta l'abbattimento che ha accompagnato quel gesto.
Traggo un profondo respiro, quasi un sospiro, e riempio le mie narici del suo odore, ancora presente nella stanza e, dopo un istante di riflessione, colgo oltre al cinguettio dei rumori provenire dal piano inferiore, forse dal bagno o forse dalla cucina.
Ecco, dunque, la risposta a dove sia mia moglie.
Potrei attenderne il ritorno, ma l'odore che lei ha lasciato nella stanza m'inebria e so che non posso attendere così a lungo.
Senza fare alcun rumore scendo, ad uno ad uno, i gradini che portano alla zona giorno. Non voglio disturbare mio cognato e sua moglie, è ancora presto, la pallida luce che filtra è quella dell'alba, inoltre vorrei giocare d'anticipo per avere così la possibilità di godermi in santa pace un po' d'intimità con mia moglie. Notoriamente i miei cari cognati prima delle dieci del mattino non escono dalla stanza da letto, forse perché a loro piace dormire o forse perché prima di uscire preferiscono fare altro… queste, comunque, non sono cose che mi riguardano.
Non solo non voglio disturbare il sonno di mio cognato e sua moglie, ma vorrei anche fare alla mia dolce consorte una sorpresa, un'improvvisata al tempo stesso sensuale e romantica, per dimostrarle che, nonostante il tempo trascorra inesorabile, il mio amore e il mio desiderio nei suoi confronti sono ancora immensi.
Ad ogni gradino che scendo percepisco più forte il suo odore, e questa scia mi guida lì dove lei è passata. Giungo di fronte al bagno e qui la scia odorosa s'interrompe, come suo solito s'è fatta la doccia, sento il rumore dell'acqua nella vasca che si sta svuotando. Annuso l'aria e percepisco un lieve aroma di caffè, allungo l'orecchio e, appena percettibile, qualche rumore, quindi procedo verso la cucina.
Il mio respiro per l'eccitazione comincia a farsi rotto, l'idea di una sveltina con l'unica donna che possieda il mio cuore, incredibilmente, mi turba ancora, nonostante sia passato molto tempo dalla prima nostra volta e persino dal giorno del fatidico sì, così ogni altro rumore viene coperto dal mio affannoso respirare.
Attraverso il breve corridoio che porta alla sala da pranzo e quindi alla cucina. Corridoio e sala da pranzo sono completamente avvolti dalle tenebre, così, un po' a tentoni un po' seguendo il mio fiuto, arrivo sino alla porta della cucina. Anche questa stanza è avvolta dal buio e mia moglie non ha né aperto le imposte, né acceso la luce, conscia che le quattro della mattina non è l'ora ideale per dare la sveglia agli altri. Quell'ambiente così oscuro, illuminato a malapena dal pallido sole rosso che filtra dalle fessure delle imposte ancora chiuse, pare scaldare oltremisura l'aria, caricandola di strane sensazioni e infondendomi una certa euforia.
Attraverso la soglia che mi separa dalla cucina ed ecco l'inconfondibile sagoma del corpo di mia moglie che si staglia di spalle, mentre davanti al fornello è intenta a prepararsi il caffè. La sua mano corre alla manopola del gas, per interromperne il flusso. L'unica fonte di luce proveniente dall'interno è stata spenta, lasciano un lieve odore di monossido di carbonio nell'aria.
Il bagliore provocato dall'improvviso aumento del flusso, nel passaggio tra la posizione di minimo e quella di spento, si riflette sugli inconfondibili capelli corti della mia dolce metà. Per un attimo mi torna in mente l'immagine del suo volto sorridente mentre esce dalla parrucchiera, chiedendomi se mi piace con questo suo nuovo look. Ricordo che le sorrido e annuisco.
Di soppiatto mi avvicino a lei, le cingo la vita e le sussurro all'orecchio un esplicito: «Ssss!»
Quindi mi poso con il bacino contro il sedere per farle presente il mio stato d'eccitazione e il desiderio che ho di lei. Una voglia che ormai invade la mia mente, facendo affogare nel tessuto celebrale ogni altro pensiero… so che tutto quello che tra un momento accadrà, sarà solo una diretta conseguenza di questa mia esplicita, seppur silente, richiesta. Un'istanza che lei può accettare o rifiutare con un semplice e studiato gesto.
Il silenzio è assoluto, anche una sola parola potrebbe rompere l'incanto di questo sensuale momento.
Lei non annuisce e non mi risponde a parole, ma comincia a strusciarsi contro il mio corpo, comprendo che a questo punto non servono ulteriori trasgressive parole.
Le accarezzo i fianchi e salgo fino ad accogliere tra le mani i suo seni, strappandole un sospiro, quindi le riempio il collo di baci.
Il suo sapore è molto buono, mentre l'odore non è più il suo, ma quello del doccia-schiuma. Come sospettavo, dev'essersi fatta la doccia mentre io ancora dormivo, non ricordo d'aver avvertito il rumore dell'acqua nel dormiveglia, ma quando ero transitato davanti al bagno dell'acqua ancora scorreva lungo i tubi discarico.
Le sollevo la vestaglia, scoprendole il sedere avvolto all'interno di un'esile, quanto complicato, slip; quindi infilo un lembo della veste da camera nelle mutande, in modo da lasciarle i glutei esposti.
Ne accarezzo la loro perfetta sfericità e la comparo con la differente rotondità del seno, che lei, nel frattempo e con fare complice, ha lasciato fuoriuscire dalla vestaglia, scostando semplicemente le spalline.
Certamente si tratta di una perfezione puramente soggettiva, che vivo solo io nella mia mente, chiaramente ottenebrata dal sentimento che provo nei suoi confronti. Basterebbe un po' di luce ad evidenziare le imperfezioni tipiche di una donna di mezz'età. Un po' di buccia d'arancia, qualche smagliatura dovuta all'effetto fisarmonica del peso corporeo e un po' di sacrosanta cellulite, come hanno tutte le donne vere.
Con un dito seguo il bordo dell'indumento intimo che ancora mi separa dal luogo delle delizie che tra poco ci vedrà congiunti. Si tratta di un gesto misurato, quasi una voluttuosa carezza che lei, tramite un ulteriore sospiro soffocato, sembra gradire particolarmente.
La nocca del mio indice segue il solco delle natiche, quindi trova il morbido ed umido contatto delle mucose e qui indugio, lasciando che le mie orecchie si riempiano dell'ansimare eccitato di mia moglie. Anche lei vive questi momenti con la stessa eccitazione delle prime volte, anche per questo è l'unica donna che abbia sempre desiderato al mio fianco. Così la nocca del mio dito e le mie orecchie si dilatano all'inverosimile sublimando la loro caratteristica sensoriale in quella sessuale, forse per questo motivo socchiudo gli occhi e lascio espandere solo il tatto e l'udito. Non è la mia eccitazione, ma la nostra. Per un istante penso al bello insito di questa complicità, la quale ci mantiene affiatati ed uniti. In un qualche modo, eternamente giovani.
Le scosto il tenue indumento e cerco un contatto più intimo con lei, ansioso di unirmi in una sola cosa con l'unica persona alla quale sento d'appartenere.
Non la penetro, ma la sfioro semplicemente, anche se entrambi in questa situazione non necessitiamo di preliminari, è bello scambiarci questi sottili brividi di piacere. Il sentirla vibrare sotto quel tipo di contatto riempie la mia mente del suo volto sorridente, così nonostante il buio che avvolge i nostri corpi e gli occhi che mantengo socchiusi la posso vedere in tutto il suo raggiante splendore.
La mia bocca danza insieme alla lingua lungo il suo collo e, ogni tanto, un piccolo e delicato morso le trasmette l'ansia che cresce dentro di me per l'istante che ormai entrambi impazientemente attendiamo.
La mano di mia moglie corre ad accarezzarmi nell'intimo, quindi mi guida ansiosa al suo interno. Anche per lei l'attesa s'è fatta insopportabile. A denti stretti le esce un sibilo, mentre millimetro dopo millimetro affondo in lei.
Il movimento che lei comincia a fare con i fianchi per agevolare la mia azione è quasi impercettibile alla vista, ma i tessuti che ora ci uniscono lo trasmettono alla perfezione.
Il ritmo, dapprima lento, e gli affondi, inizialmente graduali, cambiano forma e aspetto, trasformandosi in una furente cavalcata in cui il mio ventre impatta violentemente contro i suoi glutei rilasciando nell'aria un eco conosciuto e familiare.
Le dita della mia mano le invadono la bocca e lei le succhia selvaggiamente, dedicandovi le proprie trasgressive attenzioni.
Avverto l'orgasmo di mia moglie come un cedere improvviso delle sue gambe, ma prima che possa perdere l'equilibrio lei s'appoggia con le mani saldamente alla lavastoviglie, che così comincia a tremare diffondendo nella stanza un tintinnio ossessivo di ceramica e vetro.
La sento vibrare, mentre come suo solito mi morde le dita, si comporta sempre così quando è scossa da un orgasmo multiplo. Vorrei raggiungerla nel climax, ma non ci riesco. Mi sento una gallina che saltellando e starnazzando nell'aia osserva un aquila volare.
Aumento il ritmo, già peraltro elevato, anche se il rumore che si diffonde per casa potrebbe svegliare mio cognato e, soprattutto, la moglie. Insomma, nonostante si sia tra adulti maggiorenni e vaccinati, se mia cognata s'accorgesse di cosa sta accadendo in cucina, io ne sarei piuttosto imbarazzato.
Nemmeno il dolore che ormai mia moglie m'infligge alle dita riesce ad elevare il mio stato d'eccitazione in modo da farmi venire. Eppure solitamente quando lei mi morde a sangue io oltrepasso la soglia del piacere.
So che lei non aspetta altro. So che vuole sentirmi unito a lei in quella magica sensazione. So che ormai attende solamente l'istante in cui sarà invasa dal mio caldo liquido seminale.
Così trovo un modo, che mia moglie ben conosce, per accentuare il contatto e lo sfregamento, tuttavia continuo a permanere lì, sempre sul limite dell'orgasmo, in una sensazione frammista di strano piacere e di frustrato dolore.
Mia moglie a questo punto è sconvolta e non riesce a trattenere un greve suono gutturale che, percorrendo corridoi e scale, si diffonde nelle stanze della baita seguendo la medesima strada che aveva percorso, qualche attimo prima, il forte e penetrante aroma del caffè.
Sono confuso per la fatica e vinto dalla frustrazione, la mia testa è abbandonata all'indietro e la bocca completamente spalancata, perché mi sembra quasi che quella stanza chiusa non contenga sufficiente ossigeno per due, tuttavia un barlume di lucidità mi consente di riempire la mente della frase “ti amo” dedicata unicamente a mia moglie. Frase che, come un sibilo, fuoriesce dalle mie labbra contratte.
Ecco finalmente sento che sto per venire, ma lo sgradevole rumore di uno sciacquone mi tarpa quel stupendo volo e mi sento come un angelo a cui vengano strappate le ali, per farlo precipitare all'improvviso dal paradiso del piacere all'inferno della frustrazione.
Rapidamente mi compongo e ricompongo anche la mia consorte.
Un rumore improvviso, una porta che sbatte e dei passi si dirigono rapidamente dal vicino bagno alla cucina. Velocemente mi allontano da mia moglie e mi dirigo verso il tavolo, assumendo un'aria del tutto indifferente.
Un'ombra appare sulla soglia, è di donna, mia cognata.
Arretro in cerca di una sedia, ma incespico. Cade una sedia, poi una seconda a cui cerco di aggrapparmi, perché ho perso l'equilibrio, quindi cado con un pesante tonfo anch'io.
La lampadina posta sopra la mia testa riceve improvvisamente un flusso di corrente elettrica e la stanza s'illumina a giorno, divenendo al mio cervello, anche se solo per qualche istante, un'orgia di colori del tutto insignificante, almeno fino a quando i miei occhi non si riabituano al differente stato d'illuminazione.
Ecco, adesso percepisco, seppur a malapena, i contorni. Le due donne sono di fronte a me e mi aiutano a rialzarmi. Tento di mettere a fuoco il volto di quella contraddistinto da un'espressione severa. Gradualmente riesco a riconoscerne ogni lineamento ed ogni particolare mi è familiarmente noto: è mia moglie!
Mi volto verso l'altra, che invece mi sorride un po' imbarazzata, assurdamente complice e stranamente maliziosa; sua sorella, cioè mia cognata.
Noto che dalla parrucchiera s'è fatta fare il medesimo taglio di capelli, inoltre indossa una vestaglia identica a quella di mia moglie e fissa l'impronta dei denti impressa sulle dita della mia mano.
Entrambe hanno una macchiolina di sangue sul bavero della vestaglia.
La mia mente è confusa e stravolta da questo improvviso ed inaspettato dubbio che mi lascia ammutolito e con un irrisolto dilemma: se io abbia tradito o meno la mia amatissima moglie.

galabad

 
 
 
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