Tracce di vita

Immagini e pensieri in armonia; tracce di vita sparse tra le note stonate della vita quotidiana e tra le pieghe della memoria. Un inestricabile intreccio di realtà e fantasia, di desiderio ed inganno, che non sempre scivola addosso senza effetti collaterali inafferabili.

 

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la responsabilità della donna e la legge 194

Post n°863 pubblicato il 06 Dicembre 2005 da maschiosiculo1961
 
Foto di maschiosiculo1961

E’ noto che l’esperienza dell’aborto non viene mai vissuta dalla donna in modo superficiale e indolore. Una simile decisione è sempre estremamente sofferta e non di rado lascia cicatrici difficili da rimarginare.

Il punto da non dimenticare tuttavia è che solo una donna che si trovi nella condizione di aspettare un figlio può prendere la decisione di non partorirlo: ogni donna è una persona responsabile, in grado di autodeterminarsi e di prendere decisioni consapevoli sulla propria vita e quella che porta dentro di sé. E come tale va rispettata: mi sembra che  spesso il dibattito non consideri con il necessario rispetto la donna in quanto persona capace  di autodeterminazione e di scelte sensate.

Solo la diretta interessata è in grado, e ha il diritto, di valutare se sussistono “circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito”, come recita la legge 194, e solo la direttadi decidere di conseguenza.

La struttura dei consultori funziona. Non altrettanto funzionano, in Italia, i servizi per le madri e le famiglie.
La Chiesa e le associazioni di volontariato cattoliche, oltre che le altre istituzioni, -vedi il sindaco di Milano che si è dichiarato disponibile a erogare finanziamenti ai volontari-, non dovrebbero impegnarsi in inutili pressioni psicologiche su donne perfettamente capaci di autodeterminarsi.
Se davvero avessero a cuore la questione, dovrebbero invece destinare parte dei loro fondi e delle loro energie a ciò che è veramente utile a una madre. Al sostegno economico, alla costruzione di asili nido, oggi insufficienti, alla riprogettazione dei tempi di lavoro per chi si trova nella condizione di madre e lavoratrice.
Questa potrebbe essere un’ottima strada perché una donna in difficoltà abbia strumenti concreti per diventare madre, senza compromettere la propria condizione di vita e quella del bambino che aspetta.

 
 
 
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Un blog di: maschiosiculo1961
Data di creazione: 19/08/2005
 
 
 

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