Tracce di vita

Immagini e pensieri in armonia; tracce di vita sparse tra le note stonate della vita quotidiana e tra le pieghe della memoria. Un inestricabile intreccio di realtà e fantasia, di desiderio ed inganno, che non sempre scivola addosso senza effetti collaterali inafferabili.

 

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la TERRA DI NESSUNO

Post n°903 pubblicato il 13 Dicembre 2005 da maschiosiculo1961
 
Foto di maschiosiculo1961

sul Golan c'era il confine israeliano ed il confine siriano, e tra di loro c'era una striscia di spessore variabile da 0.7 a 10 chilometri, che separava le forze dai tempi dell'armistizio successivo alla guerra del Kippur. La striscia si chiamava in inglese "NO MAN LAND", la TERRA DI NESSUNO.

In Quella Terra vi erano quasi solo postazioni di ufficiali di controllo delle Nazioni Unite.

Di qua' dai confini di Israele e di la' dai confini siriani, vi erano dei veri battaglioni di Caschi Blu dell'ONU.

Venivano da lontano: c'erano i polacchi, gli austriaci, i canadesi, i nepalesi ed i finlandesi.

Al Checkpoint di Kuneitra, ex-capitale del Golan, c'erano, dalla parte israeliana, i soldati israeliani, ed alcuni Caschi Blu. Uno di questi, il finlandese, a forza di sentire una certa canzone alla radio, aveva imparato a cantarla anche lui.

La canzone diceva, in ebraico:"yoshev al hagader, reghel po', reghel sham, yoshev al hagader, besseder im kullam".

Traduzione:"seduto sul recinto (ma anche, in ebraico, "confine"), un piede di qua, e l'altro di la', seduto sul recinto, vado d'accordo con tutti" 

Il Casco Blu finlandese non aveva la minima idea di che cosa stesse cantando.

Dal checkpoint israeliano si poteva vedere il checkpoint syriano, che era ad oriente, circa 700 metri piu' in la'. 

Una sottile striscia di strada congiungeva i due checkpoint. Era la strada che tagliava in due la Terra di Nessuno.

Ogni settimana arrivava dalla Syria in Israele un camion pieno di birra per le truppe austriache, e mentre il soldato israeliano di turno al checkpoint controllava che non ci fosse del dolce esplosivo nascosto da qualche parte, il signor Tuvia, ufficiale di collegamento tra l'esercito israeliano e le Nazioni Unite sul Golan, doveva intrattenere le relazioni pubbliche con gli ufficiali e sottufficiali dell'ONU.

Alla sera, si chiudeva il cancello del confine e si riapriva al mattino successivo. Tuvia prendeva la Jeep ed andava a dormire nella sua cameretta nel kibbutz dove abitava. Il kibbutz era a circa 45 minuti di macchina da quel confine.

Allora un giorno la mattina Tuvia rimane addormentato nel suo letto in kibbutz perche' la sua sveglia ¿ non ha suonato, e siccome aveva lui in tasca le chiavi dell'unico portone dell'unico confine esistente tra gli israeliani ed i siriani, ecco che quel giorno il confine rimase chiuso per piu' di tre ore, con la gente da una parte e dall'altra un po' inferocita.

Tuvia si sveglio' alle 9 del mattino e dopo 2 secondi aveva il cuore a milletrecentobattitialsecondo: "aveva tenuto fuori dal confine, su quel tratto che veniva dalla Syria e si trovava nella Terra di Nessuno, almeno venti esseri umani, che erano trepidamente in attesa che Sua Altezza Reale il Re dei Lattai si riprendesse dal torpore!!!"

Roba che succedeva d'altri tempi avrebbe potuto scatenare una feroce guerra tra Tutankamon e Kamon Tuta, guerra che nemmeno le UNITED NATIONS  avrebbero potuto evitare.

Una corsa in jeep per scendere a valle dove passa il fiume, attraversamento del Giordano sul ponte di ferro e legno delle Figlie di Giacobbe, poi su' di corsa a centoventiallora sulle strade sdrucciolevoli e bucherellate del Golan, ed eccoci arrivati al gran cancello. Tira fuori le chiavi, apre il lucchetto che chiudeva la catena, e la gente comincia ad attraversare il confine.

Per primo si presenta un ufficiale austriaco.

Tuvia sapeva solo lo spagnolo, l'ebraico, l'inglese, l'italiano e masticava un poco di francese e di arabo.

L'austriaco pero' sapeva solo tetesco e russoski.

INSOMMA, NON C'ERA COMMUNICAZIONE TRA I DUE !

"Che si fa'?" , pensarono entrambi.

Ebbene, quel giorno Tuvia noto' sul colletto dell'austriaco una piccola fascetta bianca tipo camicie coreane.

Dai documenti dell'austriaco risultava che si trattava del cappellano militare del battaglione austriaco. L'austriaco era un po' scocciato dell'attesa.

Ed aveva ragione.

Tuvia penso':"devo salvare la situazione, forse questo parla Latino" e gli chiese, facendo uno sforzo sovrumano: 

"De quo venis?".

L'austriaco spalanco' la bocca dalla sorpresa, perche' non sapeva che la lingua ufficiale parlata sulle alture del Golan fosse il Latino, e disse:

"De Damascum".

E Tuvia:

"Ab quo vadis?"

L'austriaco:

"Ab Tiberiadem"

Infine Tuvia, con un enorme sforzo mnemonico, saluto' cosi':

"Pulcrae Iter!"

(voleva dire circa una cosa del tipo "buon viaggio").

E gli strinse la mano.

L'austriaco ringrazio' e se ne ando'.

Tuvia era contento, sia perche' era un pezzo che era uscito dall'inferno libanese, sia perche' aveva imparato un nuovo midrash (Una STORIELLA EBRAICA): 

 
 
 
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Un blog di: maschiosiculo1961
Data di creazione: 19/08/2005
 
 
 

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