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La tunica di Gesù

Post n°35 pubblicato il 28 Agosto 2013 da zardoz740

 

Tutti conoscono la Sacra Sindone. Meno nota è un’altra reliquia riguardante un capo di vestiario appartenuto a Nostro Signore: la Tunica – quella in un pezzo solo, non cucita, che i soldati si giocarono a dadi – e che è attualmente conservata nella Chiesa di Saint-Denys di Argentuil (a dieci chilometri da Parigi).

La storia della Tunica è di grande interesse e padre Leroy la ricostruisce in questo saggio che, per l’impaginazione e le tantissime fotografie, ha l’aspetto di una vera e propria guida ad una reliquia poco nota. Esiste, va ricordato, anche un’altra Tunica, conservata a Treviri: ma non si tratta di un “falso”, bensì di una seconda tunica che Gesù indossò recandosi al Golgota: quest’ultima fu indossata sopra l’altra: infatti la Tunica di Argentuil presenta una serie di macchie ematiche che non sono presenti su quella di Treviri. E a proposito delle macchie, una delle prove scientifiche della sua autenticità è data da due importanti fattori: la maggior parte delle tracce di sangue corrisponde a quelle trovate sulla Sindone (e non è un caso che sulla spalla sinistra, dove pesò il legno della croce durante il tragitto, siano presenti in maggior quantità) e inoltre il gruppo sanguigno è lo stesso che si riscontra sul Lino torinese.

Numerose sono le attestazioni storiche che ricordano le vicende della Tunica, che fu donata a Carlo Magno dall’Imperatrice di Bisanzio Irene; il primo Imperatore del Sacro Romano Impero a sua volta la donò al monastero di Notre Dame d’Humilité, dove sua figlia era badessa. Menzionata da vari scrittori (almeno due secoli prima che si iniziasse a parlare della Sindone), la reliquia rischiò di essere distrutta durante la Rivoluzione Francese: il parroco fu costretto a tagliarla per nasconderne i vari pezzi, i più grandi sottoterra, i più piccoli affidandoli ad alcuni parrocchiani fidati. Purtroppo, dopo i massacri della Rivoluzione, non fu possibile rintracciare tutti i pezzi e ciò spiega l’attuale precario stato di conservazione.

Gli immancabili esperimenti al carbonio 14 hanno dato i soliti risultati, contradditori e insoddisfacenti. Più seria l’analisi del tipo di tessuto, delle spore presenti sulla tela (le stesse riscontrate sulla Sindone), l’analisi del Dna (che ha accertato l’origine medio-orientale, ma non araba, del sangue, peraltro identico non solo a quello della Sindone, ma anche del Miracolo eucaristico di Lanciano). E un’ultima, toccante notazione: la Tunica, tessuta in lana con una tecnica ormai superata nel Medioevo (altro elemento che rende impossibile la datazione del reperto a quel periodo), potrebbe essere stata realizzata in casa, come era costume presso gli Ebrei, da una donna. In altre parole, i suoi fili potrebbero essere stati, con tutta probabilità, filati al fuso e quindi intrecciati al telaio dalle mani della Madonna.

http://www.radicicristiane.it/libro.php/id/295/jean-Charles%20Leroy/La-tunica-di-Ges%C3%B9

 
 
 
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