MINO DACCOMI

FEDERALISMO SUGLI IMMOBILI E UNA TASSA MODULARE


CASA ECCO L’IMPOSTA UNICAIL PRELIEVO COMUNALE ASSORBIRA’ ICI,TARSU E ALTRE TASSE:OSCILLERA’TRA 376 e814 EURO A TESTA Con il federalismo fiscale la vita dei comuni sarà garantita in primo luogo da una tassa immobiliare.Il cantiere è appena partito e il progetto del Governo prevede di attribuire ai Sindaci,oltre all’Ici.l’irpef sulle seconde abitazioni e le imposte di registro e ipocatastali.Più discussa la sorte dell’Iva che è  centrale anche per la compartecipazione.Facendo i conti sui gettiti attuali,saranno a Nord-Ovest i comuni più “ricchi”,con una quota pro-capite che oscilla fra i 575 € della Lombardia e gli 814 della Valle d’Aosta. La dote più leggera in Basilicata 376 € mentre la media nazionale è di 488,9 .€.  Il fisco federale dei Comuni punta di nuovo sui mattoni.Archiviata la polemica sul ritorno dell’Ici,grazie alla garanzia che esclude ogni” tassazione patrimoniale”sull’abitazione principale,il collegamento”naturale”tra Sindaci e immobili torna a campeggiare nella struttura del nuovo Fisco Locale delineata dalla delega varata alla Camera L’idea di base è che i Comuni sono i migliori conoscitori del patrimonio immobiliare del loro territorio e che attribuire loto il gettito del mattone significa dare alle amministrazioni locali un forte incentivo alla lotta all’evasione.Ma il prelievo sugli immobili è oggi formato da un caleidoscopio di imposte diverse, che intervengono sulla compravendita e sul reddito da affitti e seconde case in genere.Quali sono le voci candidate a finire nelle braccia dei Sindaci. A definire il meccanismo saranno i decreti delegati,ma alcune ipotesi si possono già costruire.In prima fila c’è l’Irpef  sugli affitti e sulle rendite catastali (abitazioni principali escluse): il gettito Irpef nasce sopratutto dalle locazioni effettuate da proprietari privati (le imprese non pagano l’Irpef ) : circa  22 miliardi tra abitazioni e non residenziale,che con l’imposta sugli immobili non locati ( e non usati come abitazioni  principali) arrivano a fruttare 10 miliardi. con le imposte locali,i Comuni arriverebbero a gestire 23 miliardi Questo appare lo scenario più plausibile e anche quello più legato al reddito prodotto  sul territorio. Un secondo pacchetto che potrebbe aggiungersi a questo nucleo è dato dalle imposte di registro e ipocatastali sulle compravendite e sulle locazioni,con le quali si aggiunge un altro Miliardo e mezzo ( e la somma sale ulteriormente se si  considerano anche le voci legate alle successioni) Declinato in questo modo il rapporto mattone-Comuni funziona perchè collega strettamente il gettito al territorio in cui nasce. Da questo orizzonte, però,rimangono senza soluzione due problemi: i “city ursers”,cioè i pendolari che ogni giorno arrivano nelle città per lavoro senza contribuire al funzionamento dei servi e gli , affitti, anch’essi esclusi da questa tassazione Più discussa al momento la questione dell’Iva che rappresenta  un pilastro anche per la compartecipazione di Regioni ed enti locali al gettito erariale e quindi è più difficile da assegnare direttamente ai Comuni. Le ipotesi delineate nella tabella calcolano la dote pro capite che i Comuni di ogni Regione potrebbero ottenere dall’assegnazone da uno o tributi immobiliari. I conteggi si basano sul gettito attualizzato di tutte le voci in gioco,distribuito  nelle Regioni a secondo della base imponibile e del  numero di transazioni immobiliari registrato. L’analisi a un valore statistico,che però offre alcune indicazioni evidenti.In testa alla classifica dei beneficiari del nuovo fisco federale,qualsiasi sia il modello che si assegni ai Comuni,sono le amministrazioni di Valle d’Aosta e Liguria:due piccole Regioni ad alta vocazione turistica, dove l’alto numero di compravendite di seconde case fa schizzare in alto la somma da suddividere su una popolazione ridotta. Come tutti gli indicatori di ricchezza,anche il Fisco immobiliare divide abbastanza nettamente Nord e Sud, con le Regioni meridionali (esclusa la Puglia) che anche nell’ipotesi più “generosa” non superano i 400 euro pro capite, mentre la media nazionale sfiora i 490 euro. Ma al di la di questo dualismo classico, la struttura federale  dei tributi potrebbe penalizzare molti piccoli Comuni, lontani dai grandi flussi, dove le compravendite si fanno più rare e anche gli affitti si diradano e riguardano cifre mediamente più basse che in città. A livellare questa differenza dovranno intervenire le compartecipazioni ( e qui l’Iva scatta in pole position) e la perequazione,che anche a livello Comunale dovrà assicurare a tutti  i mezzi per fornire i servizi essenziali. Ovviamente a costi Standar.