MINO DACCOMI

IL LAVORO CHE NON C’E’-- REDDITI IL 14,5% DEGLI ITALIANI COTTO LA SOGLIA DI “POVERTA’LOCAL


I NUMERI DELLA CRISI :463 mln sono le ore totali di cassa integrazione da Gen-Lug-2009-v  238 mln sono le ore totali di cassa integrazione nei primo 7 mesi 2009545 mila  stima dei sena lavoro nell’industria nel 2009 stima dei sindacati La vera sorpresa si avrà a Settembre. Solo allora si saprà quanto dura e lunga sia la crisi nelle fabbriche.- Questa la mappa degli stabilimenti più caldi Regione per Regione: BASILICATA—A Melfi ,74 lavoratori della Lasme, stanno lottando perchè la Società non si trasferisca in Liguria. In SICILIA---Alla  Aci Sant’Antonio di Catania rischiano 160 operai--260  operai rischiano a SIRACUSA—200 operai rischiano a MESSINA – In PIEMONTE—Sono 512 le Aziende in crisi,25.000 operai in cig (aTorinoIl 54,8%) al 30 Giugno nella mappa la carrozzeria Pinin Farina e la cartiera ex Burgo Acetati di Verbania.---LOMBARDIA—Nel primo semestre dall’anno la Cig è aumentata del 425% rispetto al 2008-30.000 i licenziamenti LAZIO—sono 70.000 i posti di lavoro messi a rischio dalla crisi. PUGIA—6500 in Cig all’Ilva di Taranto- 1500 fra Natuzzi Miroglio all a Bosch e alla Carefour di Bari-200 anche alla call center per l’inps sempre di Bari EMILIA ROMAGNA—Nel Bolognese ammortizzatori sociali per 21.450 lavoratori di 650 Aziende. MARCHE—1300 in Cig e 7899 lavoratori in mobilità nel 1°semestre del 2009. TOSCANA—la crisi passa-a Pistoia- a Pisa e a Livorno.VENETO—a Portogruaro –Belluno—Padova—Vicenza sono 1450 i posti a rischio.CAMPENIA—5000 lavoratori a rischio tra indotto e Fiat a Pomigliano 1,4 milioni di persone dichiarano redditi inferiori alla soglia di povertà della città o del paese in cui vive. Il dato emerge da una indagine che evidenzia come disporre di un reddito in linea con la media nazionale non metta di fatto i cittadini al riparo dal rischio povertà. Perche “molto dipende dal costo della vita della città dove vive elavora. L’indice del rischio di povertà locale,esprime la% di contribuenti che dichiarano un reddito inferiore a una determinata soglia che è variabile da Comune a Comune, in quanto dipende da diversi fattori: come ad esempio i diversi livelli di spesa per consumi delle familie, dalla dimensione media familiare e dal numero medio dei percettori di reddito per ciascun nucleo familiare. Avere un reddito di 11.000 € a Milano non ha lo steso valore,ne anche sul potere d’acquisto, che ha a Cagliari. Dall’analisi viene fuori che Rimini,Brescia,Cesena, Verbania,e soprattutto alcune città della Sardegna quali Villacidro,Sanluri e Tortoli, sono i Comuni che presentano il maggior numero di soggetti con un reddito inferiore alla soglia di povertà su quel territorio. Mentre tra le grandi città, Torino(19,1%) risulta in una situazione più rischiosa di Napoli( 16,4%) mentre Roma( 11,5%)smbra stare meglio di Milano(19,1%) e Genova (13,9%) appare più “tranquilla”  che Venezia(17,4%).” Dallo studio si evince che le città del Sud presentano basse % di contribuenti a rischio rispetto ai Comuni del Nord. Infatti tra le 20 città con gli indici di povertà locale più elevati 15 appartengono al Centro/Nord “ Un fenomeno imputabile al maggiore costo della vita riscontrabile nei Comuni settentrionali “ che erode il reddito delle persone fisiche in proporzioni maggiore di quanto non avvenga al Sud. Secondo la ricerca che prende in considerazione la media dei redditi per contribuente nei 114 Comuni capoluogo di provincia-nel 2006 circa il 14,5% dei contribuenti (1,4 milioni di individui  ha dichiarato un reddito inferiore alla soglia media di povertà locale,pari a 10.388 € annui, a fronte del quale il reddito medio in Italia è di 24.593 €.