MINO DACCOMI

LA STORIA DI UN MEDICO


Un viaggio nel mestiere di un chirurgo-- L’oncologo più famoso d’Italia    VERONESI:LA VITA PARTICOLARE DELL’UOMO IN CAMICE BIANCO E’ in libreria”L’uomo con il camice bianco” semi autobiografia di Umberto Veronesi, scritta insieme ad Alberto  Costa, che ripercorre la carriera del celebre oncologo e soprattutto, dei suoi rapporti con i pazienti. “La prima volta che vidi il bisturi affondare svenni” Non sappiamo se Umberto Veronesi l’oncologo più  famoso d’Italia e uno dei più noti al mondo, sia davvero svenuto. Ma chi lo conosce non ha dubbi: il giorno dopo si presentò fresco e riposato con il solito quarto d’ora di anticipo. Perche fra le caratteristiche di questo giovane di 80 anni spicca da sempre, la voglia di battere il tempo. Come il vizio di andare nelle sale dei congressi,per primo e da solo,a controllare la disposizione delle sedie e delle diapositive. O di scendere prima dell’orario in sala operatoria a scambiare due chiacchere col paziente e gli infermieri. L’uomo dal camice bianco, scritto con Alberto Costa, per 20 anni suo collaboratore (pp.216,euro 17,50, Rizzoli) Un’insolita “ autobiografia a quattro mani”ma soprattutto un viaggio nel duro e conreto,in quella quarta dimensione che è la chirurgia. Non sono religioso. Ma la sala operatoria ha qualcosa del luogo sacro,della chiesa,della sinagoga. Nelle sale operatorie si avvertono sensazioni che solo i medici e gli infermieri, sanno riconoscere. Concentrazione, preparazione. E consapevolezza di quello che stai per fare.”Noi medici siamo come gli atleti impegnati a battere il record del mondo. Tutto e molto veloce e si hanno pochi minuti per decidere. E’ vero quello che si dice dei chirurgici:che non studiano abbastanza,che guadagnano troppo che soffrono di onnipotenza. Ma vuole venire avanti qualcun altro e prendesi sulle spalle il peso di quello che facciamo? Ho visto morire molte  persone. Troppe. E proprio questo forse,ha spinto Veronesi a inventarsi l’Aire, l’associazione che raccoglie fondi dai cittadini per quello che lo stato fa poco e male: finanziare la ricerca sul cancro. O a dar vita all’istituto Europeo  di oncologia, una struttura di eccellenza dove i medici curano sia pazienti privati che quelli a carico del servizio pubblico. O ancora a spingerlo in politica,prima come Senatore,poi come Ministro della Sanità “ Un periodo indimenticabile ma il difficile fu ritrovarsi parte di un governo con colleghi che avevano idee molto diverse dalle mie: sul nucleare,sugli Ogm,sul testamento biologico” Da Ministro riusci a varare la legge che proibiva il fumo nei locali pubblici, e a porre la spinosa questione dei nostri centri di cura: il 30% degli Ospedali Italiani è troppo vecchio o troppo piccolo o troppo isolato”un problema enorme anche per un Ministro chirurgo.