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Vigne II

Post n°437 pubblicato il 12 Marzo 2017 da Disegnorupestre
 

Aveva mantenuto, intatta, la sua vena scherzosa e gioviale, e sapeva essere un compagno piacevole, goliardico e partecipe. Parallelamente, sapeva essere preciso, serio, irremovibile, se credeva che le sue posizioni fossero giuste. Bénoît pensava che tutto questo venisse da lontano, da un'oramai remota infanzia, trascorsa tra le montagne ed i fiumi, nel suo minuscolo paese natale, e l'impronta educativa ricevuta nell'abbazia che sorgeva proprio accanto alla sua casa. Lì, piccolissimo, per volere dei suoi genitori, aveva imparato a scrivere, a leggere, a pregare, a cantare. Dispensato dall'Abate, un giovane monaco se lo prendeva tra le braccia e lo portava, ancora addormentato, tra gli antichi muri, impregnati di vento, sole, voci soffocate e preghiere. Georges era tutto questo, agli occhi del figlio. Un capitello, una campana, un prato, uno spruzzo d'acqua gelida e cristallina, latino, musica e canti.

 

Sapeva che avrebbe, sempre, potuto trovare consiglio, parlando con lui. Sapeva che la sua silenziosa capacità d'osservazione e le sue opinioni, attentamente meditate, gli avrebbero offerto uno sguardo disincantato, sul mondo, ma che gli avrebbero consigliato l'accordo e la dolcezza, prima di qualunque altra azione. Accordo, che non significava vigliaccheria, ma disposizione al dialogo. Aveva voluto... Preteso... Che i suoi figli ricevessero la medesima educazione. Non era interessato alle scuole alla moda. Non chiedeva fascino, al periodo della prima formazione. Pretendeva serietà e conoscenza, e non si era lasciato abbacinare dal flusso dei più. In questo, Bénoît, un poco più spensierato di lui e maggiormente attratto dalla prima impressione ricevuta, dalle situazioni e dalle persone, si era chiesto se non sarebbe stato più felice se si fosse immerso nel vortice cittadino, piuttosto che quasi perso, e quasi solo, nel remotissimo villaggio paterno.

 

Non fu così. Imparò ad amare quei luoghi, le persone, l'atmosfera che vi regnava. Si sentiva completamente libero. Era grato a Georges per avergli regalato tutto ciò; era un tesoro sepolto in fondo al cuore, ed amava rispolverarlo, di tanto in tanto.

 

La nave lo cullava, e la luce di quel mattino si sovrapponeva alle tenebre di quella sera; il sole cozzava con il vento. Nel mezzo, i suoi pensieri e le sue riflessioni.

 

«Vi ho interrotto, signore.».

 

«No, non temere. Sospendo volentieri... Siedi.».

 

«Grazie.».

 

«Immagino che tu sia qui perché desideri parlarmi, Bénoît.».

 

«Sì.».

 

«Ti ascolto.».

 

«Ho apprezzato, moltissimo, gli ultimi testi che mi sono stati regalati da Michel, padre.».

 

«Sì... Gli ho riferito del tuo entusiasmo; ne rimane sempre soddisfatto.».

 

«È in partenza, che voi sappiate?».

 

«Non ancora... Credo che si fermi per altri venti giorni, circa...».

 

«Vorrei tanto ringraziarlo personalmente.».

 

«Sarà da noi, questa sera. Sai, quando si trova in città, non manca di passare a trovarci... Lo sai, non è così?».

 

«Sì... Sì... Mi chiedevo solo se...».

 

«Cosa?».

 

«Semplicemente, vorrei parlare un poco anche a lui... Se voi foste d'accordo...».

 

«Prima, però, a me... Non è così?».

 

«Sì.».

 

«Dato che tra me e lui c'è sempre stata feroce competizione, ti chiedo di rivolgere le tue attenzioni prima a me.».

 

«Sì, certamente...».

 

«Sto soltanto scherzando, ragazzo mio... Mi chiedo solo... Chiedi il permesso per parlare a Michel? Formalità... Inutile... È un fratello!».

 

«Sì... Ma...».

 

«Ma?».

 

«Non so se voi siate d'accordo...».

 

«Bene... Allora... Dato che non conosco il motivo della nostra prossima conversazione, né, purtroppo, l'argomento, ti chiederei di illuminarmi, così, poi, potrei concordare, o meno, sul tuo dialogo con Michel...».

 

«Tra qualche giorno tornerò a scuola.».

 

«Sì. Tra una settimana, circa... Mi pare.».

 

«Sì.».

 

«Bene...».

 

«Siamo all'inizio dell'ultimo anno della formazione primaria.».

 

«Sì.».

 

«Io ho riflettuto, a lungo, sul dopo.».

 

«Benissimo.».

 

«Mi chiedevo se sarebbe bene, per me, che io continuassi a studiare lì.».

 

«Hai forse notato qualche comportamento, o qualche atteggiamento, che ti sono sembrati inadatti a te, Bénoît?».

 

«No, signore! Assolutamente no.».

 

«Cosa ti spinge a pensare che il continuare sia un male?».

 

«Niente.».

 

«Perché vorresti andartene?».

 

«No, no...».

 

«Me ne stai parlando giusto adesso, figlio!».

 

«Sì... Io dicevo una volta terminato l'ultimo anno...».

 

«Ah! Una volta terminato... Mi spieghi anche perché?».

 

"Semplicemente perché non mi sembra che lì ci sia l'Accademia Navale.».

 

«Ah! L'Accademia Navale...».

 

«Sì, signore... Intendevo parlarvi di questo... Soltanto di questo.».

 

«Non ne so granché, Bénoît; la mia formazione secondaria è completamente differente...».

 

«Lo so, signore. Lo so...».

 

«Ascoltami, ragazzo mio... Mi pare di ricordare che ne abbiamo già parlato...».

 

«Sì. Due anni fa.».

 

«Ricordi anche il tempo preciso!».

 

«Sì.».

 

«Sai che l'anno prossimo raggiungerai la maggiore età?».

 

«Non lo sto chiedendo per questo motivo, signore. Io sono felice, laggiù. So anche di essere, ancora, soltanto un ragazzo. I tredici anni non cambiano molto... Per me cambiano poco... Solo responsabilità... Mentre... Io vorrei tanto continuare, a lungo, a lasciare che tutto scorresse serenamente, vivere le mie piccole e grandi difficoltà, ma a cuor leggero... Sapendo come voi tre sareste sempre presenti, per me, se mi trovassi in condizione di necessità...».

 

«Non esiste, mai, un motivo sufficiente per essere in condizione di necessità, Bénoît. Esistono circostanze, nell'esistenza, che ci portano a rivolgerci ad altri, per aiuto, consolazione, supporto. La necessità è dell'uomo che ha rinunciato alla speranza. Non dimenticarlo. Mai. Se, un giorno, tu dovessi ritrovarti con te stesso ed una sola moneta, ma avessi conservato la tua integrità, seppure nelle tue disgrazie, ti troveresti ad affrontare un momento di penuria, non di necessità, poiché sapresti che, da quell'unica moneta, potresti ricavare i mezzi necessari a recuperare ciò che potrebbe raddrizzarti. Anzi... Te lo dico parlandoti col cuore, non soltanto con le labbra... Si può sopravvivere a tutto, non al patteggiamento con la propria coscienza. Se... Ascoltami!... Se l'ambiene che frequenti non ti soddisfa o viene meno a ciò che, finora, ti è stato insegnato... Dimmelo!».

 

«No, signore! Potrei giurarlo, se voi me lo chiedeste! Anzi... Sono impaziente di tornare... Soltanto... Desideravo parlarvi di un mio desiderio... Profondo... Vivo...».

 

"Non conosco molto il mare, Bénoît. So nuotare, come te, ma non l'ho mai percorso, se non per brevi tratte... Sempre come turista... Ricordi il nostro viaggio attraverso l'Europa? Ricordi quando abbiamo raggiunto la Grecia? Era il mio secondo viaggio, se contiamo quello della mia prima gioventù. Questo è tutto.».

 

«Sì... Io ve ne sto parlando poiché so di poter trovare, in voi, una persona disposta ad ascoltarmi realmente!».

 

«Cosa dovrei dirti, figlio mio?».

 

«Sareste disposti... Intendo... Voi e mia madre... Sareste disposti a lasciare che io pensassi alla carriera in Marina?».

 

«Abbiamo già affrontato la questione della tua formazione secondaria, figliolo, e non ricordo, ora, che tu me ne abbia accennato!».

 

«Ero piccolo, allora!».

 

Il sorriso aperto di Georges gli aveva illuminato il viso. Aveva guardato suo figlio ed aveva considerato, silenziosamente, come tredici mesi avessero potuto far cambiare, a quel bimbetto, la dimensione della conoscenza di sé.

 

«Sì, Bénoît, certamente. Ora... Tua madre ed io non abbiamo mai valutato questa tua richiesta, dato che tu la rivolgi a me per la prima volta. Credo che sia giusto che io ne parli a lei, prima che tu ti rivolga a Michel.».

 

«Michel partirà tra poco!».

 

«Dicevo, quindi, che parlerò a lei giusto questa sera... Ma... Ti invito a riflettere, ragazzo mio.».

 

«Su che argomento, signore?».

 

«Sulle innumerevoli, reali difficoltà di una vita spesa su una nave. Non credo che si tratti soltanto di alambicchi esotici e spiagge assolate; a meno che tu non voglia darti alla pirateria...».

 

«Alla pirateria? Io? Mai!».

 

«Io penso che tu ti sia esaltato ascoltanto i discorsi di Michel, che ti sia innamorato dei suoi libri, dei suoi doni, e che la tua sfrenata fantasia ti abbia già dipinto sul ponte più alto di un immenso bastimento.».

 

«Sì... Possiamo dire così...».

 

«Non posso, e non so, parlare a nome di un'altra persona. Ciò che posso fare, vedi, è ipotizzare il tuo desiderio a tua madre, poi, mio caro ragazzo, chiederò a Michel di venire qui, indipendentemente dal suo desiderio di farci visita... Parlerete. Vi rinchiuderò in qualche stanza e non ne uscirete, se, prima, non ti saranno stati svelati tutti i segreti degli oceani.».

 

«Voi siete favorevole o contrario, signore, a questa mia richiesta?».

 

«Né favorevole, né contrario, Bénoît.».

 

«Come?».

 

«No. Io so che ti parlerò della vita militare nell'Esercito, Michel ti svelerà il mare. Tu sceglierai. Ma...».

 

«Ma?».

 

«Ma non ti fermerai a metà strada, perché l'una o l'altra ti sembreranno troppo ardue. Per quest'anno, ragazzo mio, continuerai a studiare all'abbazia. Affronterai l'esame finale. Credo che verrò, e ti ringrazio per avermi stimolato su questo punto, a parlare al Magnifico Abate. Non ti trascinerai, nell'attesa della fine di questa tua prima fase! Ti consiglio di viverla appieno, Bénoît, poiché questi tempi leggeri, che stai sperimentando, non torneranno.».

 

 

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