stagioni

vivendo la vita

Creato da asia_doro il 10/05/2008

Ritorna sarai il ben venuto!

 grazie per la vista

 

 
 

Vivamus, mea Lesbia, atque amemus
Rumoresque senum severiorum
Omnes unius aestimemus assis.
Soles occidere et redire possunt:
nobis cum semel occidit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda.
Da mi basìa mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum
deinde usque altera mille, deinde centum.
Dein, cum milia multa fecerimus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut nequis malus invidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum.
________________________________

 
FREE TIBET

 
Questo sognar da solo.. Se improvvisa
la tua vita sorgesse sull`attesa!
Ma dove sto cadendo? Primavera,
nel frattempo, dilapida il suo aroma
intorno a me e nella caduta sfugge.
Quanto si affretta solitariamente
- e c`e`la notte lì,, mutando fuori -
la gravità di un'inerme brama!
Ma un tale soffocare dentro il vuoto
terminerà. Godrò di apparizioni
che freneranno il vergognoso intento
di colmar la tua assenza col delirio.
Realtà, realtà, non mi lasciare
per sognare meglio il profondo sogno.
 
 

A volte le parole servono a poco
per esprimere ciò che vorremmo dire.
Restiamo in silenzio,
sperando che qualcuno riesca a cogliere
ciò che non diciamo.
Ma solo un
cuore attento riesce a leggere
negli occhi.

 

 

 

--------------------------------

la mia casa continuerà
a viaggiare su due gambe
e i miei sogni non avranno
frontiere.

E. CHE GUEVARA

 
 

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grazie orso!

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« la massa di un oggettoracconti del Lago Maggiore »

un libro datato 1899

Post n°108 pubblicato il 27 Gennaio 2009 da asia_doro

 

 

Tra le mie cianfrusaglie mi è tornato tra le mani un vecchio libro anzi un bel “tomo” spesso almeno 10 centimetri, largo quanto un foglio A4 con ben 431 pagine, datato 14 ottobre 1899, intitolato “La scuola in azione – diritti della scuola” - c’è anche un dedica “al Suo allievo Gaudenzio, il suo vecchio maestro” e segue la firma, credo sia un libro che veniva usato dai maestri di quel tempo; Gaudenzio era fratello di mio nonno,  faceva il maestro, un signore distinto, con i baffi, l’aria molto seria ma bonaria che non ho conosciuto perché morì giovane, lo conosco solo attraverso i suoi libri e la sua fotografia che ho appeso nella mia casa, quelle foto grandi in bianco e nero che si mettevano in quelle cornici ovali,  che sono passate attraverso gli anni senza sbiadire a differenze delle foto digitali che facciano noi ora ma che non sappiamo con certezza se tra vent’anni saranno ancora leggibili. Ma è del libro che vi voglio raccontare, esso tratta molti argomenti, dalle materie scolastiche alle vignette ad episodi che si svolsero in varie parti d’Italia, vi è anche una lamentela a riguardo l’introduzione di esami per le scuole  (non sapevo si suddividessero in urbane e rurali con materie diverse) dove il narratore si lamenta dicendo che le nuove norme introdotte non fan altro che riportare la scuola a tempi oramai superati. Ci sono  racconti, lezioni di lavoro muliebre, lezioni di canto educativo, nozioni di agraria, pedagogia, ma ho scelto questa pagina per farvi sorridere e farvi meditare circa il benessere che siamo riusciti a raggiungere e la fortuna che abbiamo ad esser nati qualche annetto dopo…

 

ECONOMIA DOMESTICA

 Modo di fare il bucato.Nelle case di città, dove i quartieri si addossano e una sola fontana serve per molte famiglie, non è possibile fare il bucato, per quanto sia raccomandabile, si dal lato della pulizia che dell’igiene. Ci vuol acqua in abbondanza e spazio conveniente per sciorinare al sole i panni, altrimenti la pulitura non viene fatta per intero, e siccome queste comodità mancano il più delle volte, siamo costrette a rivolgerci alle lavandaie le quali mettono in confuso panni di ogni sorta, con gran pericolo che dagli indumenti di qualche malato si propaghino dei gemi infettivi che resistettero all’azione della lisciva e del sapone. E’ conveniente dunque fare il bucato in casa, appena riesce possibile; del resto e questo un esercizio molto igienico che i medici di una volta raccomandavano anche a certe signorine che soffrivano di inappetenza e che potrebbe tornare molto utile anche a voi, specialmente negli ozi delle vacanze.Separati i panni bianchi da quelli colorati e da quelli di lana, si mettono in una tinozza dove si lasciano più ore a rammollire nell’acqua fredda e si dà loro una lavata col sapone. Nel rimetterli nella conca si collocano in fondo i capi più grossolani e più sudici e poi gli altri in modo che i più delicati restino sopra. Si coprono poi con un grosso panno di canapa, detto ceneracciolo, sul quale si mette la cenere per farvi il ranno; alcuni trovano però più conveniente versarvi sopra senz’altro la lisciva già preparata. Il ranno che esce dal bocciolo della conca, viene rimesso al fuoco e versato di nuovo sul ceneracciolo. L’acqua che si adopera nel bucato deve bollire, ma non dev’essere adoperata bollente, perché solidifica una parte del sudiciume. Dopo alcune ore si estrae successivamente la biancheria dalla conca e si lava accuratamente col sapone, poi si risciacqua con acqua pura.
In fine si torce e si sciorina sulle corde tese e sull’erba dei prati, lasciando che il sole completi con i suoi raggi prodigiosi l’opera della lavandaia.

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