Vorrei accettare....

Salammbô


Questa sera voglio prendere spunto da un brano tratto dal romanzo Salammbô di Gustave Flaubert per una sintetica riflessione.Siamo a Megara, sobborgo di Cartagine, nei giardini di Amilcare “V’erano, là uomini di tutte le nazioni: liguri, lusitani, baleari, negri e fuoriusciti romani. Accanto al pesante dialetto dorico, s’udivano risuonare le sillabe celtiche, rumorose come carri da battaglia, e le terminazioni ioniche s’urtavano alle consonanti del deserto, aspre come gridi di sciacallo. Il greco si riconosceva dalla taglia sottile, l’egizio dalle spalle rialzate, il cantabro dai larghi polpacci. I carii portavano fieramente le piume sull’elmo; gli arcieri di Cappadocia s’erano dipinti, con succhi d’erbe, larghi fiori sul corpo, e alcuni lidii, vestiti d’abiti femminei, pranzavano in pantofole e orecchini. Altri, che s’erano cosparsi per la solennità di cinabro, somigliavano a statue di corallo “La riflessione che impone questo brano è ” ma come!!!! Non avevano la Bossi-Fini, tutti questi stranieri che vivevano contemporaneamente nella stessa città!!!!! Boh“