ultimo peccato

La ripresa


Mi par di capire qui in Italia che se la ripresa c'è, trattasi di "ripresa per il culo".Sarò io che non percepisco in sincrono con televisione e governo questa nuova ondata di benessere in arrivo e tutto l'entusiasmo per una crescita del p.i.l. di appena forse l'0,8% dopo anni di calo verticale (dall'inizio della crisi ci siamo sparati un bel meno 15% reale) ma la realtà quotidiana mi appare vestita in modo assolutamente differente.I miei occhi vedono sempre più disperati per le strade e parlo di Milano la capitale economica del paese in un bel misto mare tra migranti, profughi, africani di sconosciuta provenienza e italiani ridotti a dover rovistare nella spazzattura o ad accattonare per tirare il fatidico fine mese. Ovviamente è il settore di quelli che non lavorano, che non hanno la pensione, che sono considerati scarti dalla società. Tutti che vivono di espedienti. La conseguenza logica ed inevitabile di raccattare tutti senza un filtro adeguato ad ogni costo è l'aumento della delinquenza, dello spaccio, delle tensioni sociali. Ed è triste pensare che dietro la sbandierata facciata d'umanità, d'accoglienza sociale del più debole in realtà si nasconde il "solito" traffico losco d'interessi. E' chiaro che a riempire l'Italia di barboni qualcuno ci ha mangiato e continua a mangiarci su. La terminologia giusta è "traffico di esseri viventi". Il cerino in mano rimane alla gente normale che deve sobbarcarsi pure il costo economico e il disagio sociale di una mescolanza senza criterio di razze e culture. Non avviene un'integrazione sociale ma la distruzione della nostra identità come popolo.E l'economia? Vedo solo negozi chiudere, supermercati fallire, pompe di benzina che dismettono l'attività. Moltissima gente che non paga in un continuo ribaltamento di posizioni. I nuovi contratti di lavoro sono per lo più trasformazione di quelli già esistenti a motivo del regime fiscale conveniente. Stabilimenti interi di fabbriche storiche smantellati, quartieri industriali vuoti di persone e pieni di tristezza. La realtà è che le tasse sono arrivate ad un livello insostenibile. Non conviene più aprire un negozio perché l'unica certezza che si ha è di dover pagare tasse, contributi volontari "obbligatori" (verrebbe da ridere per questo ossimoro). Non conviene nemmeno più produrre in Italia come ci hanno insegnato il buon Marchionne e la gloriosa Fiat. Se se ne sono andati loro vuol dire che in Italia il mercato è finito. Ci potete scommettere.