Un blog creato da mitomarcomane il 02/07/2009

mitomarcomane

io: due occhi, dieci dita, un'infinità di pensieri

 
 
 
 
 
 

AREA PERSONALE

 
 
 
 
 
 
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

FACEBOOK

 
 
 
 
 
 
 
 

ULTIMI COMMENTI

 
 
 
 
 
 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

axel3356g20maggiomikeparisiscarlet07amandy78hveratnm.fabbianoclara.schstela070enri64_ecuomoanomaloelyniwenSKIZZO333Umi12complicemente1
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

Cuba 2011

Post n°24 pubblicato il 24 Gennaio 2012 da mitomarcomane
 
Foto di mitomarcomane

 

1 dicembre 2011, l’avana airport

 

Poche macchine e per lo più vecchie e colorate percorrono il Malecon sul quale si affacciano alberghi grandi e belli da lontano, palazzi mal tenuti e sui marciapiedi orde di turisti che camminano cercando di evitare le onde che sconfinano sulla passeggiata e le varie forme di prostituzione a cui si dedicano gli abitanti del luogo.

Verso Camaguey paesaggi che sembrano africani, con alberi maestosi e antichi, circondati da palme altissime. Si viaggia dovendo superare numerosi carretti trainati da cavalli e dando frequenti passaggi ai vari autostoppisti per necessità, che attendono le rare macchine, magari per evitare di dover viaggiare in piedi sui camion, tra l’altro pagando.

Discoteche bellissime a Cienfuegos, affacciate sul mare, con musica e animazione, tanti turisti e ragazze la cui bellezza rende assurda la così evidente disponibilità. Del resto la maggior parte della gente attende fuori, magari sul largo marciapiede del lungomare, senza assolutamente il classico bicchiere in mano da sorseggiare come capita da noi.

Grotteschi slogan rivoluzionari e talvolta qualche sventolante bandiera cubana, portano il saluto della presenza del governo e della storia. Mentre il decadimento di palazzi e persone rappresenta il tributo pagato al fallimento conclamato del sogno di una società giusta.

Madri che passeggiano coi bambini sono pronte a lasciare il figlio in prestito a un’amica, per seguire in camera un turista che si è girato a guardarla per la strada; autostoppiste studentesse universitarie non esitano a mostrare la propria casa e a lasciare il proprio contatto, sperando che un casuale incontro si trasformi in qualsiasi cosa di più; i proprietari delle case da affitto, piccoli ignobili capitalisti, cercano ogni forma per aggiungere al conto anche un singolo dollaro al cliente occasionale, rinunciando senza pena a qualsiasi parvenza di dignità e senza avere la scusante della povertà, che scrimina invece la gran parte dei suoi connazionali. Differenze enormi tra la classe alta, costituita da lavoratori particulares, proprietari di ristorantini o casette da affitto, ladruncoli, puttane, parenti di emigranti e tra la classe bassa composta dai lavoratori dello stato che non possono arraffare nulla, assurgono a dramma, appena mitigato dalla capacità del sistema di autotutelarsi facendo leva su un certo orgoglio nazionale.

E il turista, fonte di introito principale per il governo, è tutelato oltre la decenza quando evita le file estenuanti che gli altri devono sopportare per accedere a internet, o quando è ammesso ad accedere alle migliori spiagge, laddove i cittadini locali trovano improbabili dinieghi giustificati dal (palesemente falso) full booked.

Cuba ha sole e tanto colore, città antiche e un po’ vecchie, grandi paesaggi e tanta gente che si muove poco e con grande difficoltà, e che il più delle volte vorrebbe farlo per andarsene. La musica non ha la gioia che si vorrebbe far credere. A volte, veri e propri blok di stampo sovietico, solo leggermente più colorati, vengono incassati come pugni dal cuore caraibico di questo paese, che batte silenzioso nella notte buia delle vie senza luci, laddove sono in realtà pochi a ballare e vige il silenzio.

Un silenzio che è perfetto quando si attraversa la post-staliniana plaza della revolucion, costeggiata da viali deserti e multicorsie, vigilati dalle insegne luminose che ritraggono le facce di Fidel e del compagno Guevara… La loro luce è accesa, la musica è spenta.

 

 

 
 
 

Solitudine del rientro

Post n°23 pubblicato il 06 Marzo 2011 da mitomarcomane
 
Foto di mitomarcomane

6 marzo 2011

Giornata di piena solitudine. Mi piace, mi pare addirittura strana, forse perchè vengo da una lunga vacanza, dove – per definizione – la solitudine non esiste, se non in modo clandestino e poco evidente.

Sono uscito a piedi nei dintorni nella mia nuova casa. Ho trovato un ponticello sul fiume, una passerella pedonale in legno, bella da vedere, moderna, tenuta sospesa da cavi d’acciaio. Vibra tutta per qualche istante se ci salti sopra quando sei nel mezzo.

Il cielo stellato, l’aria fredda, fari di auto poco più in là, molta gente invisibile ma alcuni con gran fretta di rientrare dalla gita domenicale.

Nel mio lento camminare, ritrovo un vecchio interlocutore: me stesso.

Ho così fatto lunghi discorsi a voce bassa, camminando deciso ma senza meta, fermandomi talvolta nel mezzo della passerella sul fiume, oppure di uno degli altri ponti dei pressi, osservando due cose che per me sono simbolicamente uguali ed altrettanto belle: lo scorrere dell’acqua e il passaggio del treno.

In queste occasioni la cosa più facile da notare è come certi momenti di riflessioni si assomiglino così tanto, pur a distanza di anni e a seguito di esperienze diverse.

Forse perchè in effetti l’interlocutore è comunque lo stesso e non può in nessun modo essere diverso.

 
 
 

Il cane vince sulla Cina!!!

Post n°22 pubblicato il 27 Marzo 2010 da mitomarcomane
 
Foto di mitomarcomane

Il cane è vecchio, sordo, soffre il caldo, ma sembra comunque un bambinone.

La macchina è fuori nel parcheggio, la sposto un po’ avanti, apro il bagagliaio. Lui intanto aspetta vicino al cancello. Gli faccio segno (un gesto come a dire vieni, il comando vocale non funziona più...) e salta dentro con un balzo. Non è più atletico come una volta, del resto ha solo tre zampe.

L’altro giorno passava sulla strada una cinesina a piedi.

Di quelle che ascoltano le cuffie e si isolano in un mondo tutto loro. Camminava solitaria totalmente assorta nella sua musica, le macchine le passavano affianco senza sfiorarla.

Il cane è montato in auto e la cinesina è passata proprio in quel momento davanti a noi. Ha lanciato una mezza occhiata. Anche io e il cane l’abbiamo guardata, quando era proprio davanti al parabrezza.

Lei era ovviamente impassibile.

Però quel cane ce la fa sempre.

Anche con una cinesina superassorta nei suoi pensieri e musica.

Poco prima di tornare a camminare per cazzi suoi, la cinesina ha tirato fuori un breve ma intenso e bellissimo sorriso, che non avrei mai creduto possedesse...

Ennesima vittoria per il cagnone: sul mondo, sulla vita e ora anche sulla Cina!

 
 
 

Nel bosco è tutta un'altra cosa!!!!

Post n°21 pubblicato il 17 Novembre 2009 da mitomarcomane
 
Foto di mitomarcomane

 

In casa mia la faccio da seduto. Il rischio di qualche goccia fuori mira è troppo alto e dal momento che preferisco un cesso pulito ad un cesso da pulire, mi siedo zitto e quatto come una donna e prevengo. Non è nemmeno brutto, anzi il tempo perso, quei pochi istanti in più dovuti a slacciarsi i pantaloni e sedersi, li faccio diventare minuti, ma li tramuto in piacere, concedendomi una letta alle mie riviste preferite: il Quattroruote e il Geo, che non mancano mai nelle vicinanze del gabinetto. Oggi pomeriggio stavo per andarci, ma è spuntata un’idea diversa, geniale nel suo piccolo. Ho indossato un paio di scarpe da ginnastica e sono corso a fare una passeggiata nel bosco. Sotto agli alberi dai rami secchi, debitamente lontano (anche se non troppo) dalla civiltà, ho riscoperto il piacere antico di una sana e spontanea pisciata all’aperto. Non solo in piedi, ma proprio libera e felice. Senza dover mirare. Potendo lasciare andare il flusso dove meglio crede anche un paio di metri più in là, senza problemi. Con una bella sgocciolata libera e prolungata, senza paura di sbrodolare qui o là. Ah che piacere e... che bello essere uomini!!! Intanto una castagna, rimbalzando di ramo in ramo, è atterrata lieve sul letto di foglie secche e giallastre che mi circondava, mentre il sole autunnale e tiepido si insinuava discreto tra gli alberi spogli. Che bello, mamma mia! Sarà pure saggio e giusto farla da seduti in casa propria, ma ogni tanto – fatemelo dire - bisogna andarci nei boschi che circondano le nostre città. E’ una questione di puro piacere personale, ma anche di virile dignità!

 

 
 
 

Sempre provarci comunque!!!

Post n°20 pubblicato il 24 Ottobre 2009 da mitomarcomane
 
Foto di mitomarcomane

 

Eravamo su una spiaggia della riviera adriatica, io e il mio grande amico Jean.

Non distante da noi c’erano tre ragazze piuttosto carine. Durante il pomeriggio avevamo cercato di incrociare il loro sguardo e ci era parso che non fossero maldisposte nei nostri confronti.

Cominciarono a prepararsi per andare via. Non c’era più tempo da perdere.

Posto che nè io nè Jean possiamo essere definiti gente timida, l’approccio rimane comunque una mossa che può rovinare tutto, quindi va fatta in modo decente. Possibilmente senza offendere o mettere in imbarazzo e soprattutto senza manifestare eccessi di stupidità o goffaggine.

Jean  si alzò e disse: “ci penso io: andrò a chiedere se hanno un pettine da prestarmi”. La scusa era ridicola, forse persino fastidiosa per una ragazza (dubito sia molto gradito prestare il proprio pettine ad uno sconosciuto), però qualcosa dovevamo inventarci, subito!

Senza esitazioni, Jean andò da loro. Lo vidi sorridere e gesticolare. Ognuna delle ragazze cercò nella propria borsa. Dopo qualche istante di ricerca, allargarono le braccia. Jean, allibito dall’assenza del pettine, della cui presenza era certo, mancò di qualsivoglia prontezza di riflessi e disse qualcosa tipo: “ah, ok, grazie lo stesso”. Quindi tornò miseramente alla base, cioè da me, distante una decina di metri.

“Bè?”

“Eh, non ce ce l’avevano”

“Ma, idiota, e te ne sei tornato indietro così?”

Jean scosse la testa ammettendo la propria imbecillaggine.

Mi alzai. Ormai la scena era diventata ridicola, il che è negativo fino ad un certo punto. Una figura barbina può, con una certo mix di presenza di spirito, fortuna e autoironia, essere ribaltata a proprio favore, tramutandola in una cosa divertente.

Bene. Andai dalle ragazze con l’idea di presentare un sorriso a tuttidenti e scherzare sull’idiozia del mio amico. Una volta davanti a loro rimasi però, il mix fu di timidezza, goffaggine e balbuzie... e dalla mia bocca uscì un espressivo e imbarazzato:

“ehm...”

Seguito da una mezza parola balbettata che non ricordo.

Al che, ad un passo dal fallimento più totale, l’abbordaggio più goffo di tutta la riviera (e della mia vita!), si trasformò senza alcun merito in un successo totale.

“Dai, siediti” – disse una.

“Chiama pure il tuo amico” – disse un’altra.

Non ci fu bisogno di pregarci...

 

Il fatto è che nella vita le cose spesso vanno male. Altre volte invece vanno a meraviglia, e non si sa perchè, non sempre c’è una ragione prevedibile.

La cosa sicura è che vale sempre la pena di tentare.

Stare seduti sui nostri asciugamani e lasciarle andare via era l’unico modo per sbagliare e dopo il misero naufragio dell’operazione-pettine, un errore ancora peggiore sarebbe stato arrendersi.

Nella vita ci si deve sempre provare, questa è l’unica regola.

E ovviamente non parlo solo di abbordaggi da riviera romagnola.

 

 
 
 
Successivi »
 
 
 
 
 
 
 

LIBRI LETTI... LE MIE RECENSIONI

 
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963