(ASCA) - Roma, 10 dic - ''Adesso c'e' molta preoccupazione ma non potevo proprio evitarlo''. Il mio futuro in politica? ''Ora non lo so''. Cosi' il presidente del Consiglio, Mario Monti, spiega il motivo delle sue dimissioni a chi, come riporta il quotidiano ''La Repubblica'' in un lungo resoconto firmato da Ezio Mauro, lo chiama per un saluto nel momento in cui si apre la crisi del suo governo. ''Sono convinto di aver fatto la cosa giusta - dice - e in ogni caso non potevo farne a meno, dopo quel che e' successo. Ma sono preoccupato, naturalmente: non per me, ma per quel che vedo''. Su un eventuale futuro in politica, Monti spiega: ''Non lo so, non lo so proprio. Se dovessi candidamente dire il mio sentimento oggi, direi che sono molto preoccupato. E non mi riferisco soltanto a quella parte politica da cui e' venuto questo epilogo con le mie dimissioni. La mia preoccupazione e' piu' generale''. Il premier spiega che la decisione di rassegnare le dimissioni ''non ha avuto bisogno di un confronto politico. Non e' vero che mi sono consultato con gli onorevoli Bersani e Casini prima di andare al Quirinale. Non ne avevo il tempo, e in qualche modo potrei dire che non ne ho avvertito la necessita'. Nel senso che mi era ben chiaro che cosa dovevo fare. Ecco perche' non ne ho parlato nemmeno con esponenti del governo. Ho voluto confrontarmi solo con il Capo dello Stato. Poi, a cose fatte, ho chiamato Bersani e Casini. E dopo anche l'onorevole Alfano''. Monti riferisce che quando e' salito al Quirinale aveva ''in realta' deciso da pochissime ore e piu' esattamente durante il volo da Cannes a Roma. Ho avuto modo di pensare, inevitabilmente, a cosa aveva rappresentato per l'Italia Cannes lo scorso anno, con quel G8 all'inizio di novembre in cui il nostro governo fu messo alle strette''. Ho preferito, dice ancora, ''che la decisione e l'annuncio cadessero in un giorno di mercati chiusi, con 24 o 36 ore per riassorbire un eventuale 'colpo'. Spiegando subito che le dimissioni diventeranno effettive solo dopo l'approvazione della legge di stabilita' che spero arrivera' come previsto''. Determinante non e' stato tanto il timore di un 'Vietnam parlamentare' dopo la dichiarazione di Alfano, (''interpretata veramente come un attestato di sfiducia anche se non espressa in modo formale'', non necessario perche' ''le cose sono chiare''), il fatto importante e decisivo ''e' un altro: io non sento piu' intorno a me una maggioranza che, sia pure con riserve e magari a malincuore, sia capace di sostenere con convinzione la linea politica e di programma su cui avevamo concordato''. E allora ''non potevo fare altrimenti. Non sarebbe stato giusto e nemmeno possibile''. Oggi ''non ha molta importanza vedere che una parte di quella maggioranza incrinata dica che non ha mai dichiarato la sfiducia in modo formale. Le cose sono chiare''. red/map