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Mohamed H. Kalif

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Otto

Post n°380 pubblicato il 08 Ottobre 2022 da mohamed21
 

Sono al secondo sorso di questa bevanda nera e nella mia mente è improvvisamente riaffiorato qualcosa di singolare, inusuale e purtroppo dal chiaro carattere sinistro. Un qualcosa di rilevante accaduto circa dieci giorni fa a Dublino e di cui mi ero completamente dimenticato. Almeno fino a oggi.
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Era notte, ero solo e mi trovavo inspiegabilmente nei dintorni della centralissima O’Connell street. Ero in giro per la città senza una meta e certamente senza un motivo. Ero disperato.
Dopo aver camminato diverse ore senza scopo mi ritrovo sfortunatamente in una via centrale con traffico, rumori, umori, semafori e autisti dall’irresponsabile guida a sinistra. Era pieno di guidatori ignavi e di un delirio di genti che mi stavano portando dal terrore alla pazzia. Stavo per accingermi a chiedere aiuto ma poi all’ultimo non ho chiamato la polizia per evitare domande riguardo alla mia presenza a Dublino. “Cosa fa in quest’ora a O’Connell street ?”
Ho evitato la polizia.
Capisco quindi che posso contare solo sulle mie forze interiori e decido di reagire dopo venti minuti di immobilità nei pressi di un semaforo.
Luce verde ora.
Mi faccio coraggio e prendo di corsa la prima stradina che incontro, una stradina piccola alla mia sinistra, e mi allontano subito da quel luogo di perdizione. Sono cosciente di non essere più giovane e di non essere in grado di ricevere un insieme intenso e incontrollato di impulsi dal mondo esterno. Mi devo quindi tutelare da luoghi demoniaci come O’Connell street. Percorro dunque alcuni metri in questa via adiacente e dopo qualche secondo inizio a calmarmi per il solo fatto di averla intrapresa. Passati due minuti circa rallento il mio passo e inizio a respirare e a cantare come faceva il nostro Remigio da Varagine. Tutto ciò che vedo improvvisamente mi appare sublime, superbo e ho la sensazione di essere non a Dublino ma in una nuova Antinopoli. I sassi stanno per divenire oro qui e ne devo approfittare per ammirare la mutazione e tutto questo ben di Dio. Sono ad Antinopoli, questa via è un idillio e mi ritengo fortunato di essere capitato in questo posto proprio ora. Qui vedo davvero tutto, persino il passato, e ho finalmente inteso il motivo della mia venuta in questa terra in quel lontano sabato d’agosto. Ora vedo troppo, persino il futuro, e finanche una sgraziata statua alla mia sinistra che probabilmente verrà posta qui tra alcuni secoli. Una statua raffigurante una maldestra quanto mal riuscita rappresentazione di un uomo di mezza età dall’indole incerta e con profonde crisi interiori. Un uomo in grandi difficoltà che il futuro purtroppo ci riserverà.
Alt.
Ora è necessario ragionare e tornare per qualche istante al presente e nella terra ferma di oggi.
Dublino, agosto 2015.
E’ vero che ritengo di essere in una Antinopoli avulsa dal tempo ma è altrettanto vero che in realtà sono a Dublino e che, teoricamente, potrei imbattermi in questo tempo presente nella statua del signor J.J., James Joyce.
Alt di nuovo.
Io sapevo che qui, prima o poi, mi sarei potuto imbattere nella statua di Joyce ma mai e poi mai avrei immaginato di trovarla all’improvviso in una desolata e secondaria via di Dublino. E poi mai avrei potuto pensare di vederla in una notte come questa in cui non sono pronto a ricevere un insieme intenso e incontrollato di impulsi dal mondo esterno. Joyce si trova in una via piccola, laterale, probabilmente poco frequentata e ciò già di per sé si configura come un terribile delitto. Mi sarei augurato di vederla nel bel mezzo di un’estesa piazza centrale o in un Gianicolo se a Dublino ne possiedono uno. Avete presente la statua di Garibaldi a cavallo che sovrasta Roma dall’alto e che al primo sgarro è pronta a piombare sul bar San Callisto ? Io immaginavo una cosa del genere e ritengo che la statua del grande Joyce dovrebbe avere la medesima importanza del marinaio nizzardo. Oltretutto Joyce non ha mai fatto guerre e quindi, da un certo punto di vista, è anche più importante degli eroi di ventura che come tutti gli eroi sono scomparsi con la medesima velocità con cui erano apparsi. Gianicolo ci vorrebbe non questa via anonima, buia e fredda nonostante sia agosto. Joyce qui è ridotto male, umiliato, vi è una mancanza grave e la colpa è solo dei dublinesi dubbiosi. Quello che ho di fronte è un Joyce morto che costringe tutti noi alla disillusione e quindi alla conseguente scomparsa. Il mio viaggio è finito oggi ed è opportuno che tristemente ne prenda atto. In principio c’era solo Lee Morgan, è vero, ma James Joyce aveva la sua importanza in quest’isola e ho commesso un errore a non tenerne conto in tutti questi giorni. Dopo tutto sono nel luogo in cui è vissuto Leopold Bloom e la mia dimenticanza assume nei fatti i connotati di una colpa. Dovevo considerare nella giusta maniera anche le persone del posto che sono in gran parte educate, gentili, sorridenti ma al contempo dissacranti. Hanno addirittura avuto l’audacia di apostrofare la statua di James come quella de “L’idiota con il bastone”. Una descrizione che dissacra e che Joyce avrebbe forse apprezzato ma che io ritengo irricevibile. Ci vuole rispetto nella vita e lo ci vuole per tutti, sia per i vivi che per i morti anche qualora fossero concordi con la dissacrazione di cui sono oggetto.
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Adesso ricordo nitidamente che nella notte in cui ho visto Joyce non ho fatto altro che meditare per ore sui reali motivi della dissacrazione. Ho riflettuto a lungo e sono giunto alla conclusione che i dissacratori come tutti noi sono soggiacenti alle ancestrali passioni umane. Chi dissacra ha probabilmente letto l’“Ulisse”, non l’ha apprezzato e l’unica consolazione residua è quella di sminuire in modo perpetuo l’anima del suo povero autore.
L’unico che invece non sembra essere vittima delle ancestrali passioni umane è il proprietario del locale in cui mi trovo ora, qui a Sligo.
Addio incubo di dieci giorni fa allora: Sligo, tempo del presente e della lucidità. Adesso.
Il gestore di questo locale è una brava persona e di ciò sono certo anche se non ho parlato di nulla con lui. Questo signore a me garba e sembra essere una persona seria e a suo modo indignata con i dissacratori. E’ anche possibile che il signor innominato sia un joyciano della prima ora poiché è di poche parole, e questa sublime caratteristica è idonea di per sé per essere definiti joyciani. E poi non è compiacente con la clientela solo “chiacchere e portafogli” e questo secondo aspetto, qualora non fosse sufficiente il precedente, lo pone certamente e di diritto tra gli ultra joyciani di Sligo est. Queste verità a me rilassano e allietano questa serata funestata dall’orrendo ricordo affiorato alcuni istanti fa. Fortunatamente sono nel locale di un joyciano il cui motto è “Dissacra il dissacratore, riverisci Joyce”, e sono felice di essere dalla sua parte.
“Dissacra il dissacratore” per favore e fallo subito amico di Sligo est, grazie.
Se Joyce fosse qui credo che diverrebbe joyciano come questo signore e sono certo che ripudierebbe descrizioni dublinesi come “L’idiota con il bastone”.
Comunque, ora è meglio rilassarsi e pensare al piano della serata che prevede una lesta uscita dal locale per vedermi con due dorotei incontrati oggi pomeriggio in una piazza vicino al centro.
Ma forse però no, credo che sia meglio di no.
No e “Dissacra il dissacratore”, sempre !
E voi ? Cosa ne pensate ? Secondo voi è il caso di lasciare questo piccolo paradiso per incontrarmi con dei carneadi sconosciuti e con ben 1.048.576 tatuaggi sul corpo ? Questa stessa domanda l’ho posta anche a loro prima di congedarci nel pomeriggio e sorpresi mi hanno risposto “Certo che verrai, ci sembri una brava persona e siamo sicurissimi che più tardi ci vedremo. A dopo e…… haaaii !”.
In ogni caso però non mi conoscono e presumo che non mi conosceranno anche se, nel mondo infinito delle variabili aleatorie, vi è in linea di principio la possibilità teorica che io vada all’appuntamento di questa sera. Questa possibilità esiste ed è della stessa entità di trovare Angela Merkel fare in fretta baracca e burattini e fuggire a Damasco per chiedere asilo politico a Bashar al-Assad. Quindi, considerata bene la questione Merkel di Germania, e tenuto presente la divergenza tra ciò che è possibile e ciò che è realistico, io non credo che andrò a incontrare i dorotei di Sligo est. E poi la guinness di qui è buona e aiuta a far riflettere sul vero motivo del viaggio in questa terra in perenne lotta con il vento (Endeus caro, io ti riverisco).
Ormai è anche chiaro che la questione Lee Morgan mi ha distratto troppo rispetto a circostanze che avrei dovuto approfondire, studiare, analizzare, correlare e ciò per un joyciano è una grave colpa. Possiamo in conclusione e con serenità affermare che James Joyce in questo esatto momento si trova a Dublino sorretto da un bastone di legno ? No, non possiamo affermarlo perché ciò che si trova lì è solo e soltanto un’indebita iconoclastia di simpatici e in egual tempo dissacranti dubliners.
Ora posso tornare a casa.
Sligo, 21/08/2015
da “L’Irlanda in jazz” di Mohamed H. Kalif
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The Gigolo - Lee Morgan
(1965 - Blue note records)
Lee Morgan, tromba
Wayne Shorter, sassofono tenore
Harold Mabern, pianoforte
Bob Cranshaw, contrabbasso
Billy Higgins, batteria

 
 
 
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