Nebbia di colline, ma scorgo case
ognuno prigioniero di privata coscienza
come quest'anima che alberga inquieta
nell'incerto incedere d'esistenza
che mi ritrovo a tessere, uniforme e spento
come tizzoni di nulla, brace di tempo.
Scrivendo vi vedo, vivendo vi perdo
blandi brandelli di squarci passati
ho sete di voi, ma svanite d'acqua
nella mia landa desolata e tersa.
Disturbo il sonno e vi ho davanti
ancora nebbia e questo sole che non c'è
ascolto il canto e perdo tempo, puoi tu per me
raccogliere questo silenzio madido d'attesa
che sento nato in me, ma come pesa
stele d'avvenire, stella del domani
con gli occhi ti raccolgo e ti piango dalle mani.
Ma tu non hai mai potuto raccogliere ciò che mi lasciavo dietro ogni passo. Tu non mi hai mai visto annodare ciò che restava e far fagotto di me, delle illusioni ventilate, dei sogni neri come il mare che più e più volte mi si è raccolto negli occhi come feroce nostalgia, per poi piangermi dalle mani, fine e lieve come il tempo trascorso insieme.
E tu lo hai più visto quel mare, papà?
Inviato da: vita1954c
il 04/01/2009 alle 18:33
Inviato da: onlyla
il 02/05/2008 alle 23:12
Inviato da: al_pessimo_esempio
il 21/03/2008 alle 09:04
Inviato da: xenuca
il 19/03/2008 alle 00:43
Inviato da: Xeinar
il 04/02/2008 alle 23:22