Luce che ti sazi delle mie ombre
stagliati sul viso come se fossi notte
inondandomi gli occhi del tuo gusto corsaro
dolce come sesso di donna, amaro quanto il peccato.
Tu Luce
fammi ammirare i tuoi confini, dove muoiono i nostri arcobaleni
dove poter toccare il rumore, nel tuo chiarore immenso
del mio cuore che incessante batte, si batte
come tamburo sulla tua pelle del mio buio tumore della luce tua.
Fino a pochi anni fa, il buio mi faceva paura. Forse perchè nel suo oscuro e melmoso nero mi accorgevo una volta di più di quanto mi mancasse la lucina che filtrava dalla cucina, dove mio padre restava seduto all'alba ad ascoltare il soffuso gracchiare di una stazione radio. Partì una sera di ventitre anni fa verso l'oriente del mondo, come lo fu della sua vita. Ancora lo aspetto, e come destino vuole mi ritrovo a far lavori che mi portano ad uscir di casa alle cinque del mattino, mentre la maggior parte della città ancora dorme , i semafori lampeggiano stupidamente e dagli antri dei fornai il profumo del pane caldo mi accompagna verso l'alba... Qualche volta Mattia mi sorprende mentre alla chetichella sorseggio un po' d'acqua prima di uscire; probabilmente il mio papà mi diceva quello che io sussurro a lui.
Torna a dormire, amore, che il sole si deve ancora svegliare...
Inviato da: vita1954c
il 04/01/2009 alle 18:33
Inviato da: onlyla
il 02/05/2008 alle 23:12
Inviato da: al_pessimo_esempio
il 21/03/2008 alle 09:04
Inviato da: xenuca
il 19/03/2008 alle 00:43
Inviato da: Xeinar
il 04/02/2008 alle 23:22