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Totti: "Niente EuropeiMa se ci fosse bisogno..."

Post n°56 pubblicato il 29 Novembre 2007 da Marco0003

Il capitano della Roma rivela a GQ: "Mi hanno detto che Donadoni non mi vuole. E io non voglio portare via il posto a uno del gruppo che ha conquistato la qualificazione. Il Pallone d'Oro? Meglio Messi"
ROMA, 29 novembre 2007 - "Certo, se per qualche infortunio o per qualche emergenza ci fosse bisogno...". Francesco Totti ribadisce il suo no alla Nazionale, dice di non voler "rubare" il posto a nessuno degli attuali titolari, ma lascia uno spiraglio aperto e fa sapere che nel caso di infortuni lui sarebbe pronto. "È giusto che vadano i 22 o 24 che sono riusciti a conquistare la qualificazione" dice il capitano giallorosso sul numero di GQ da domani in edicola. Ma perché Totti non vuole tornare in azzurro per giocare gli Europei? "Mica lo dico solo io, l'ha detto pure il c.t.. Me l'hanno riferito. Mi hanno detto: A Francè, Donadoni non te vole più".
PALLONE D'ORO - In passato molti i campioni furono ripescati all'ultimo momento per una competizione importante: uno ad esempio fu Beckham ai Mondiali del 2002. "Certo, e mi ricordo pure di Zidane. A me personalmente dispiace, ma...". E se Donadoni ci ripensasse? "Beh, se dovesse capitare...". Domenica France Football ufficializzerà il Pallone d'oro a Kakà. Ma Totti non è d'accordo con questa decisione. Lui l'avrebbe dato a Lionel Messi: "Ha 20 anni e in campo sembra che ne abbia 30. È decisivo con l'Argentina, in campo europeo e in Spagna. Fa impressione. Io l'avrei assegnato a lui, perché la qualità va tarata anche sull'età".
GOL PARADE - Supercannoniere della Roma Totti di gol ne ha segnati tanti, per lui il più bello resta quello di Genova con la Samp dell'anno scorso. "Quello è davvero particolare: gesto tecnico, coordinazione, forza". Al secondo posto anche il pallonetto a Julio Cesar di due anni fa a Milano contro l'Inter. Da Totti arriva poi una stoccata ai giornalisti ("quando il momento è positivo, sono tutti lì a ronzare attorno. Quando è negativo t'attaccano senza neanche guardarti in faccia. Poi però sono i primi a chiedere i biglietti gratis"). Da sempre si sente "giallorosso dentro" e ripete che "è una scelta di cuore", ma rivela che a seguito di "incomprensioni con allenatori e dirigenti, e c'è stato il momento in cui mi sono detto: me ne vado. Gli screzi più pesanti li ho avuti con l'allenatore Carlos Bianchi, una decina d'anni fa".

 
 
 

Lazio, illusione e crolloOra serve un miracolo

Post n°55 pubblicato il 29 Novembre 2007 da Marco0003

I biancocelesti vanno in vantaggio con l'Olympiacos grazie a Pandev, poi subiscono la rimonta firmata da Galletti e Kovacevic. Qualificazione difficilissima: servono un successo a Madrid col Real e un risultato positivo dei greci con il Werder Brema
ROMA, 28 novembre 2007 - La Lazio perde in casa con l'Olympiacos Atene e vede la Champions allontanarsi come un treno dalla stazione. I biancocelesti la partita l'aveva messa sul binario giusto, andando in vantaggio 1-0, grazie ad un gol d'opportunismo di Pandev. Ma la Lazio è subito deragliata, subendo la rimonta greca, firmata da Galletti nel primo tempo e dall'ex Kovacevic nella ripresa. Ora per approdare agli ottavi di coppa la squadra di Delio Rossi dovrebbe vincere a Madrid contro il Real e sperare che il Werder non vinca ad Atene nell'ultimo turno. Insomma, serve un miracolo sportivo. Colpa di una partita giocata male, sentita troppo in avvio, e poi gestita con scarso raziocinio. Concedendo il pari, peccato mortale, e poi, con la strada di nuovo in salita, non avando la forza, tecnica e caratteriale di mettere i greci, che non sono una corazzata, specie in trasferta, spalle al muro. Ma facendosi anzi infilare in contropiede dal nuovo entrato, l'eterno Kovacevic.
GARA NERVOSA - Tanto. Troppo per vedere del bel gioco. La Lazio fa la partita come da copione, è frenetica, ma poco precisa. Gli errori si sprecano da entrambe le parti, la voglia di cercare la giocata di prima è minima, nessuno vuole rischiare niente. La paura di sbagliare condiziona tutti. La partita è troppo importante. In più i greci, a cui il pari va benone in prospettiva dell'ultima sfida del girone in casa con il Werder Brema (la Lazio va a Madrid, nella tana del Real), ad esporsi non ci pensano nemmeno, e si chiudono nel proprio guscio senza lasciare spazi. La Lazio senza spazi a disposizione si trova disarmata. E stenta a creare gioco, con Rocchi e Pandev costretti a giocare spalle alla porta.
PANDEV-GOL - Al primo tiro in porta la Lazio trova il vantaggio. Lancio lungo dalle retrovie, Mauri fa la sponda di testa per l'inserimento in area di Rocchi che sull'uscita di Nikopolidis mette in mezzo dal fondo (probabilmente oltre, la palla sembra già fuori): Pandev a centroarea, solissimo, mette dentro a porta vuota.
IL PARI DI GALLETTI - Ora la Lazio ha un grande vantaggio. Può congelare la gara e sfruttare gli spazi in contropiede. Ma i greci replicano fulminei allo svantaggio e trovano subito il pari, alla prima occasione da gol. Prima ancora di poter accusare psicologicamente lo 0-1. La Lazio sbaglia in costruzione, Lua Lua ne approfitta, Kolarov si fa ipnotizzare dal pallone e si scorda di coprire la corsia di sinistra. La frittata è presto fatta: la palla viene girata sulla destra e Galletti, che con un destro potente trova l'1-1. Tutto da rifare per gli uomini di Rossi, che accusano il colpo e insidiano Nikopolidis solo con un rimpallo fortuito che favorisce Pandev. Il portiere dei greci sfodera un bel riflesso. All'intervallo è 1-1.
IL K.O. DI KOVACEVIC - La Lazio inizia forte la ripresa. Alzando il ritmo e il baricentro. Grande lancio di Mauri per Pandev, il cui sinistro è debole, Nikopolidis para in angolo. Poi l'harakiri. Mettendo a rischio anche la qualificazione in coppa Uefa. In contropiede arriva il gol sottomisura di Kovacevic, l'ex, su suggerimento da sinistra di Djordjevic. Morale a picco, anche se la Lazio si butta generosamente in avanti all'arrembaggio. Non funziona neanche questo. La Lazio perde in casa. La qualificazione è appesa a un filo. O meglio a un'impresa che sarebbe storica. Una vittoria al Bernabeu.

 
 
 

Milan avanti, ma che fatica

Post n°54 pubblicato il 29 Novembre 2007 da Marco0003

Oggi parliamo anche di Champions,infati ieri Milan e Lazio hanno giocato contro Benfica e Olympiacos,la prima non meritava di sicuro il pareggio,perchè ha espresso un calcio non da campione d'europa!
LISBONA, 28 novembre 2007 - Uno dei più brutti Milan della stagione raccoglie il massimo pur soffrendo contro il Benfica a Lisbona. L'1-1 finale qualifica i rossoneri agli ottavi di finale con un turno di anticipo, ma non regala il sorriso a Carlo Ancelotti, che dalla panchina assiste sconcertato alla pessima esibizione della squadra. I rossoneri passano in vantaggio al 15', con un destro da fuori area di Pirlo che non lascia scampo a Quim, ma cinque minuti dopo arriva il pari lusitano firmato da Maxi Pereira, che con un bolide dal limite fulmina Dida.
PIRLO DA SBALLO - Sbancare Lisbona per poi vivere di rendita era l'obiettivo del clan Ancelotti. E il primo quarto d'ora di gioco sembra il prologo di una passeggiata sontuosa su un impaurito Benfica. Pur senza Ambrosini, al suo posto Brocchi, i rossoneri partono con autorità dominando le fasce laterali e sfruttando la lentezza degli esterni portoghesi. E' un Milan tranquillo che chiude tutti gli spazi e snocciola una superiorità ineccepibile, contro un avversario che non pressa e rallenta il gioco. Quasi perfetto fino al gol di Pirlo al 15'.
ERRORI A CENTROCAMPO - Poi, il calo imprevisto nel reparto di maggiore affidabilità. Con un Seedorf a mezzo servizio, il centrocampo infatti copre male e permette al Benfica giocate che forse la squadra di Camacho non si sarebbe mai sognato di fare. Due gli errori marchiani che permettono ai portoghesi di prendere in mano il pallino di gioco. Il primo su uno svarione di Serginho, che scatena il gol mancato da Maxi Pereira, grazie soprattutto alla deviazione provvidenziale di Kaladze in angolo; il secondo, fatale, dopo un pasticcio sulla linea mediana che fa pervenire palla a Maxi Pereira; splendido il suo gesto tecnico, un sinistro dal limite che si infila alla destra di Dida. Il Benfica dal canto suo ha capito che giocando alto e pressando su Pirlo, fonte del gioco, può disturbare il Milan che perde la lucidità necessaria ogni qualvolta scatena l'azione offensiva. Ed è ancora una volta Kaladze a sventare la minaccia con un anticipo prodigioso su Pereira pericolo costante.
SERATA NO - Ancelotti rimedia subito all'inizio della ripresa e si affida a Maldini. A farne le spese è Serginho, reo di non avere fatto il suo dovere a sinistra, soprattutto in fase di copertura. Spazio anche a Gourcuff per Brocchi, vittima del mal di schiena. Ma non è una serata di grazia. Il Milan troppo lezioso concede palle giocabili al limite della sua area e quando anche un Gattuso si permette di combinare guai, allora vuol dire che qualcosa non va. Il Benfica dal canto suo si carica: chiude gli spazi in difesa, riparte in velocità e raddoppia sui portatori di palla rossoneri. Blindato Pirlo, non c'è gloria nemmeno per Kakà che, marcato stretto, non ne azzecca una. Il Milan rischia a dismisura incurante a volte dei pericoli che piombano da tutte le parti. Dida deve interventire due volte, prima su Pereira poi su Nuno Gomes, lasciato tutto solo in mezzo all'area. Nemmeno Maldini riesce a dare equilibrio in difesa dove svetta solo la sicurezza di Kaladze. Non a caso Ancelotti toglie lo stanco Seedorf per Oddo, passando al 4-4-2. Camacho gioca invece il tutto per tutto regalando più spinta offensiva con la mezza punta Di Maria e l'attaccante Cardozo, smembrando la difesa. C'è spazio anche per il giovane Adu, ma i gol li sbaglia clamorosamente Kakà al 43' e al 47': un diagonale che termina a lato di poco e un colpo di testa molle con la porta spalancata.

 
 
 

Pallone d'Oro: Kakàha stracciato tutti

Post n°53 pubblicato il 29 Novembre 2007 da Marco0003

Oggi vogliamo parlare di una notizia speciale, il pallone d'oro,consegnato a Kakà. 
MILANO, 29 novembre 2007 - Non è stato un successo, è stato un trionfo assoluto. Kakà ha vinto il Pallone d’Oro — e questo si sapeva da almeno due mesi — ma si è imposto con oltre 400 voti. Nell’anno in cui il premio di France Football è stato allargato a tutto il mondo, come il concorrente World Player della Fifa, ormai saldamente nelle sue mani, un risultato doppiamente straordinario.
PODIO - Kakà ha preceduto il portoghese del Manchester United Cristiano Ronaldo, che ha incantato i giurati coi dribbling e i gol in premier League, e l’argentino del Barcellona Leo Messi, che è terzo. Quarto, e questo è forse l’unico dato discutibile, l’ivoriano Didier Drogba che comunque, nel corso del 2007, ha spesso tenuto in piedi il traballante Chelsea di Mourinho.
PIRLO - Malgrado le previsioni ottimistiche di Ancelotti, che gli assegnava addirittura il secondo posto alle spalle di Kakà, Andrea Pirlo si è classificato quinto: un risultato comunque eccellente, vista l’unicità del ruolo del milanista, un playmaker coi colpi del numero dieci. Se vogliamo un riconoscimento che forse avrebbe meritato più che altro la scorsa stagione dopo il suo grande mondiale. Nei primi dieci della classifica ci sono anche lo spagnolo dell’ArsenalFabregas (ottavo), altro straordinario centrale di centrocampo, e il brasiliano del Real MadridRobinho (nono), più Henry, un altro che nelle top ten deve apparire sempre, anche quando forse non lo merita.
RONALDINHO - Il dominatore del 2005, Ronaldinho, scende ancora e si classifica soltanto al dodicesimo posto, ben lontano dalla vetta (come il suo rendimento in tutto il 2007), e adesso caccia alla terna vincente del World Player Fifa. A Zurigo sono un po’ preoccupati perché mancano ancora una trentina di voti delle federazioni, le quali sono state sollecitate a dare subito il loro voto. In ogni caso Kakà, Ronaldo e Messi sono considerati i favoriti per entrare fra i primi tre. La lista verrà comunicata a fine mese.

 
 
 

Il Real sta tentando Vucinic

Post n°52 pubblicato il 29 Novembre 2007 da Marco0003

Attenta Roma apri gli occhi!!!
Il montenegrino va alla grande: "Due gol in Champions, quasi tre...". Il Lecce ha la metà del cartellino e e forse gli spagnoli alle spalle. Ma intanto Spalletti studia il modo per farlo giocare con Totti
ROMA, 29 novembre 2007 - Il volo della Roma parte in ritardo, ma il decollo strettamente personale è stato impeccabile. Cappello rosso in testa stile Grande Puffo e sguardo stanco, Mirko Vucinic metabolizza la fatica data dalle pochissime ore di sonno provando ad innestarvi la preziosa adrenalina della notte precedente.
VOGLIA REAL - Non ci sono dubbi: il capitano del Montenegro è in vetrina. Su di lui hanno messo gli occhi tanti club di vertice, primo tra tutti il Real Madrid, che ha nel d.g. Pedrag Mijatovic (guarda caso montenegrino) un grande estimatore. E allora? Allora significa che la risoluzione della comproprietà tra Roma e Lecce si fa complicata e i pugliesi si fregano già le mani. La Roma al momento ha versato 7,5 milioni al Lecce, ma vista la crescita esponenziale di Vucinic — non a caso capocannoniere giallorosso in Champions — i salentini chiederanno almeno 10 milioni per la loro metà, avendo ovviamente dietro alle spalle un club di primo livello. E i primi indizi portano direttamente (ma non solo) al Real Madrid.
AUMENTO D’INGAGGIO - Doverosa precisazione: Mirko a Roma sta benissimo e il suo procuratore, Alessandro Lucci, è molto legato alla società di Sensi. Una cosa però è certa: se quest’ultima riuscirà ad acquisire il controllo del cartellino l’ingaggio dovrà essere ridiscusso, perché al momento il montenegrino (che ha firmato un accordo fino al 2011) guadagna circa 900.000 euro. Su che base si tratterà? Semplice, almeno al raddoppio, visto che queste sono le offerte che gli stanno piovendo addosso.
TRIPLETTA - Al momento, però, Vucinic non pensa a strategie di mercato. Piuttosto a quella doppietta che poteva essere un tris. "Sì, potevo fare tripletta, ma su quella palla di Panucci non sono riuscito ad arrivare. Comunque ha fatto gol lui ed è andata bene lo stesso". Non c’è dubbio, anche perché il montenegrino è arrivato già alla quinta rete stagionale in maglia giallorossa. "Ma i gol li sbaglio lo stesso — dice sorridendo —. Ancora ricordo quello che mi sono mangiato ad Empoli nel finale. Avremmo potuto vincere e adesso saremmo stati sicuramente meglio in classifica. Comunque sono felice lo stesso. Ho siglato la mia prima doppietta in Champions League, abbiamo già passato il turno e stiamo giocando bene". Un neo però c’è. "Mi fa male il piede sinistro, perché ho rimediato un pestone che mi ha addirittura aperto lA SCARPA. Ma è solo una botta, contro l’Udinese credo di esserci".
SFIDA AGLI AZZURRI - Come da buon capitano ci sarà nella doppia sfida contro l’Italia, visto che azzurri e montenegrini saranno in lizza nello stesso girone di qualificazione per il Mondiale 2010. De Rossi però lo prende già in giro. "Mi dice che arriveremo ultimi — dice Mirko — ma si vedrà. In fondo abbiamo giocatori in Portogallo nello Sporting, in Austria nel Rapid, in Olanda nell’Az, tanti poi sono in Russia. Insomma, il sogno sarebbe arrivare ai playoff. In ogni caso il mio è un paese in espansione. A Podgoriça (la capitale, ndr) c’è benessere, tant’è che le case possono arrivare a costare fino a diecimila euro al metro quadro. Il nostro stadio non è tanto grande, ma è già pronto il progetto per il nuovo impianto. Sarà il più bello d’Europa. Un gioiellino da trentamila posti che assomiglierà a quello di Montecarlo".
LA MOSSA TATTICA - E Mirko ne sarà il principe, soprattutto se Spalletti riuscirà a far convivere lui e capitan Totti. L’allenatore martedì è stato chiaro: "Possono giocare insieme, magari con Mirko a sinistra o con Francesco alle sue spalle". E proprio questa sembra essere la soluzione su cui si lavorerà, con la fascia sinistra blindata da Cassetti e Tonetto e la destra coperta dal guardingo Taddei. A quel punto ci si potrà permettere di avere Totti e Vucinic in coppia, con Perrotta e Mancini riserve (si fa per dire) di gran lusso. Come dire, che meraviglia avere problemi di abbondanza...

 
 
 
 
 

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Un blog di: Marco0003
Data di creazione: 28/12/2006
 

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