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Un blog creato da unitiperirisvegli il 23/10/2007

uniti per i risvegli

associazione per la diffusione e difesa dei diritti dei post comatosi. Centro studi e casa dei risvegli

 
 

DALL'AVVENIRE

http://edicola.avvenire.it/ee/avvenire/default.php?pSetup=avvenire

LE TAPPE
 Dall’appello alla nota del Centro di Bioetica, cronistoria di una vicenda che fa discutere

 «L’assistenza ai disabili deve essere un punto prioritario del programma elettorale. Per garantirlo protesteremo ad oltranza». Con queste parole, nel loro primo appello, un gruppo di persone cerebrolese ha posto l’11 marzo scorso all’attenzione dell’opinione pubblica il problema della mancanza di assistenza per i disabili gravissimi. Poi un secondo intervento, sottoscritto da 18 famiglie che da anni convivono con la mancanza assoluta di servizi e attenzioni per figli o genitori condannati a vivere in stato vegetativo. La proposta provocatoria è quella di «uno sciopero della fame contro l’eutanasia passiva dello Stato italiano». Sul tema è intervenuto anche il Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica diretto da Adriano Pessina. Nel denunciare «con sconcerto il silenzio delle autorità e dei mass media di fronte alla clamorosa iniziativa», che «coinvolge passivamente anche persone in stato vegetativo permanente», il Centro di Bioetica «mentre si fa portavoce della effettiva gravità di queste situazioni, nondimeno sottolinea come all’ingiustizia e alla violenza attuata dal disinteresse dello Stato non possa aggiungersi la violenza attuata su persone che non possono dare un valido consenso: le persone in stato vegetativo che figurano tra i sottoscrittori non sono, infatti, in grado di aderire ad uno sciopero della fame che risulta quindi deciso ed imposto da altri per loro». Da qui la richiesta ai familiari, una volta riconosciuta «la denuncia di un forte stato di abbandono clinico, assistenziale e sociale», di «sospendere il loro sciopero».

 L’obiettivo è inserire l’assistenza ai disabili come un punto prioritario del programma elettorale

 

In Italia occorre realizzare un apposito registro per questi pazienti spesso assistiti a domicilio
 Nessuno sa quante sono le persone in stato vegetativo permanente in Italia. Come si fa, allora, a progettare una rete di assistenza? Domande legittime, su cui la neurologa Matilde Leonardi, sta lavorando per cercare una risposta. E così è nato il progetto «Icf e stati vegetativi». L’obiettivo, spiega Leonardi «è mappare le strutture e i centri di assistenza e valutare l’impatto che queste situazioni determinano nelle famiglie, ad esempio considerando se l’assistenza a casa è determinata da una scelta o dall’assenza di strutture, oppure quali aiuti vengono offerti a chi assiste a casa questi pazienti».
 

 

   Il Centro studi e Ricerche

 Principali scopi del centro:

  •            promuovere ed organizzare la ricerca scientifica nel settore della disfunzione cerebrale profonda;
  • svolgere attività di formazione, ricerca scientifica e tecnologica applicata e di sviluppo. 

 

 Consci che ogni singolo traumatizzato costituisca tragicamente un caso a sè stante,  intendiamo fare collaborare in modo coerente e continuativo nel tempo gli specialisti del settore che, ad oggi, non hanno un punto di riferimento comune.Vorremmo  occuparci prevalentemente di giovani vittime di trauma cranico che hanno superato un incidente e il coma, cercando di coordinare ruoli per guidarli a ricominciare daccapo in modo cosciente e ottimista una vita il più simile possibile a quella di prima.Vorremmo fornire la collaborazione tra familiari e specialisti del settore per creare tutti assieme una banca dati condivisa cui partecipare attivamente ed attingere liberamente. Per il bene di ognuno.

 

 
 

Insieme nella lotta per il ritorno alla vita!

 

 
 

La nostra associazione nasce perchè alcune persone hanno vissuto sulla propria pelle l'inadeguatezza dell'assistenza post-ospedaliera per le vittime di trauma cranico. Ad un certo punto si deve tornare a casa, e sono le famiglie a prendersene carico, con la loro impreparazione, in ambienti inadeguati, senza possibilità di poter esprimere tutto il dolore e la disperazione: perché non c’è tempo. Il tempo a disposizione bisogna dedicarlo a far sopravvivere il proprio caro, ad organizzargli l’assistenza a domicilio, trasformandosi in esperti, armati solo di amore. Così inizia la lotta. La lotta contro tutti e tutto. Tutti avevamo scoperto la frammentarietà geografica dei servizi e la mancanza di continuità temporale e coerenza metodologica nella lunga e complicata fase riabilitativa.

 

 
 

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Insieme nella lotta per il ritorno alla vita!

 

 
 

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Uniti per i Risvegli

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Sciopero fame contro stato vegetativo

Post n°7 pubblicato il 20 Marzo 2008 da unitiperirisvegli
 
Tag: tgcom

http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo405609.shtml

Comatosi, "Abbandonati da governo"

"Ci sentiamo abbandonati dallo Stato. Vogliamo che ai nostri cari sia data l'assistenza che spetta loro". E' la denuncia di Domenica Uva Colella, presidente dell'associazione "Uniti per i risvegli" di Bari, che opera per la diffusione e la difesa dei diritti dei post comatosi. Lei e i familiari di 11 disabili gravissimi pugliesi (tra cui due minorenni) hanno deciso uno sciopero della fame a oltranza per richiamare l'attenzione del mondo politico.

L'esperienza personale della famiglia Colella è una delle tante che purtroppo hanno colpito numerose famiglie italiane. "Mio fratello Leonardo è in stato vegetativo da nove anni, ma l'unico aiuto che ci viene dato sono tre sedute di fisioterapia alle settimana da 45 minuti. E basta. Le legge numero 162 del 1998, invece, dice che ci spetterebbe ben altra assistenza. A Bari mancano persone e soldi, ma purtroppo la situazione è la stessa anche in altre zone d'Italia", ha spiegato.

Ecco perché lo sciopero della fame. E non solo: "Chiederemo ai nostri associati di fare anche lo sciopero del voto alle prossime elezioni. A noi non interessa chi è o chi sarà al governo, di destra o di sinistra. Noi vogliamo che la legge venga inserita nei programmi elettorali e che ne venga verificata l'applicazione. Finora non è stato così. Vogliamo risposte immediate dai nostri politici e siamo pronti a rivolgerci alla magistratura".

Questo gesto di protesta, comunque, vuole servire anche a tutte quelle persone che si trovano nella stessa situazione. "Attualmente questo sciopero della fame conta su 18 partecipanti, ma siamo sicuri che altri si aggiungeranno - ha detto - . Non bisogna dimenticare che in Italia ci sono 20mila casi di stato vegetativo, è diventata una vera e propria emergenza sociale. Non tutti, però, hanno il coraggio di ribellarsi e credo che questo nostro gesto possa servire anche a loro".

L'obiettivo è anche quello di realizzare qualcosa di concreto per aiutare chi si trova in questa situazione drammatica: "Da noi mancano mezzi e strutture. Vorremmo istituire un centro di ricerca, un centro di risveglio ad alto livello. Personalmente ho visto che all'estero la situazione è decisamente migliore. Nessuno fa miracoli, ma le strutture sono maggiori ed è diverso anche l'approccio. Si viene trattati con maggiore umanità".

Nonostante le estreme difficoltà, la parola eutanasia non fa parte del vocabolario dell'associazione "Uniti per i risvegli". "Noi siamo contrari, ma è lo Stato con il suo comportamento che mette in atto un'eutanasia passiva", ha concluso Colella.

Alberto Gasparri

 
 
 

Post N° 6

Post n°6 pubblicato il 20 Marzo 2008 da unitiperirisvegli
 

«Fermatevi e intervengano le autorità» 


 DA MILANO

 M
atilde Leonardi, neurologa, dirige un gruppo di ricerca all’istituto neurologico Besta di Milano, che studia i temi della disabilità. È anche membro del comitato di direzione del Centro di bioetica dell’Università Cattolica, che sullo sciopero della fame indetto da Crisafulli e da altre famiglie di pazienti in stato vegetativo persistente, ha emesso un comunicato stampa in cui, denunciando «il silenzio delle autorità e dei mass media di fronte alla clamorosa iniziativa di attuare lo sciopero della fame», si pregano « i familiari delle persone con disabilità di sospendere il loro sciopero e di tornare a fornire la dovuta assistenza alle persone più deboli» invitando le autorità «a farsi realmente carico di tali condizioni».
 Come è possibile che queste famiglie siano arrivate a mettere a repentaglio la vita dei loro cari pur di ottenere un aiuto?

 La situazione è complessa, anche perché
lo sciopero della fame, determinato dal completo abbandono in cui versano le famiglie di questi disabili, coinvolge anche persone incapaci di esprimere il proprio consenso, come i pazienti in stato vegetativo.
  Personalmente spero che non arrivino ad estreme conseguenze, anche se la loro modalità di protesta evidenzia il fatto che, in generale, sembra che nessuno si interessi del fatto
che muoiano.
 Il carico assistenziale grava quasi esclusivamente sui familiari?

 Direi di sì, molti di questi pazienti vengono curati a domicilio, ma mi chiedo per quale motivo queste famiglie devono sempre essere considerate eroiche. Le
istituzioni in questo modo si sentono sollevate dalla responsabilità di doverli assistere, in un infinito rimpallo di competenze tra Stato, Regioni e Comuni.
  Se questa protesta dovesse continuare e qualche paziente morirà, sulle istituzioni, sul Ministro, sulle Regioni, sui Comuni, graverà un’enorme responsabilità morale e politica, perché hanno lasciato che queste persone cadessero nella disperazione, arrivando a vedere la morte come unica possibilità.

 Quali sono i principali problemi che impediscono un buon livello assistenziale?

 È un problema di priorità, di scelte, come quella, ad esempio di parlare di fondi ai non autosufficienti soltanto alla fine della Finanziaria. Qualcosa è stato fatto, io sono membro della commissione ministeriale Salute e Disabilità, eppure in due anni non siamo riusciti ad approvare neppure il nuovo nomenclatore tariffario. In Italia abbiamo le leggi, le strutture, i professionisti, ma manca la spinta morale per aiutare davvero queste persone.
  Questo, a mio parere, è frutto di una degenerazione del concetto di persona, considerata tale solo se è in possesso di determinate qualità.

 E questo frena la spesa pubblica dedicata a questi pazienti….

 Il problema delle risorse è centrale, tuttavia ciò non può indurre le istituzioni a ignorare queste situazioni. Il diritto di vivere sicuramente costa di più del diritto di morire. Questo silenzio assordante è una connivenza morale nel causare la morte dei disabili che stanno protestando. Piuttosto che fare finta di niente, sarebbe più onesto ammettere che la nostra società non può permettersi di impiegare risorse per assistere le persone disabili. Un’idea che personalmente ritengo inaccettabile in una società che si dice civile.

 Ilaria Nava

 l’intervista


 Leonardi, neurologa e membro del Centro di bioetica della Cattolica: «Lo Stato non fornisce assistenza in un infinito rimpallo di competenze fra enti locali»

 
 
 

Gli amici di Simone

Post n°5 pubblicato il 20 Marzo 2008 da unitiperirisvegli

 

: servono spazi «ad hoc» per i malati 


 DA MILANO FRANCESCA LOZITO

 « U
n vero amico sa ascoltare le tue parole anche durante i tuoi silenzi». L’han­no messa sulla porta d’ingres­so della loro casa virtuale, que­sta frase, gli amici di Simone. Loro possono dirlo perché la storia di amicizia che sono in grado di raccontare è davvero speciale. Sono diventati una vera e propria rete. E il loro a­mico, anche se non può più co­municare con il mondo circo­stante attraverso i gesti e le pa­role, non lo abbandonano mai. Di più, sono stati capaci di ga­rantirgli uno standard di assi­stenza elevato per la sua ma­lattia.
 
Rovereto, provincia trentina, in un nord che ha una tradizione di solidarietà molto forte. Qui Simone fino a due anni fa era un ragazzo molto attivo, come tanti della sua età, con un’in­tensa attività agonistica. Lo sport, la sua grande passione, gli consentiva di avere tante re­lazioni sociali. Poi il dramma: l’arresto cardiaco. Rimane in questa gravissima forma di di­sabilità che è lo stato vegetati­vo. Un anno di ospedale e poi che fare? «La decisione che ab­biamo preso – racconta Gloria, la sua mamma – è stata quella di portarlo a casa. Ma è una scelta che costa e allora abbia­mo deciso assieme ai tantissi­mi ragazzi che conoscono Si­mone di costituire un’associa­zione ». Da poco sono un’onlus ed hanno un sito internet .
  Perché questa scelta? «Noi la­voriamo su due fronti – spiega ancora Gloria – Raccogliamo fondi per continuare a far vi­vere
Simone curato e as­sistito. Anche di notte, ad esempio, ha bisogno di personale che lo vegli e nel caso ne aggiusti le posizioni nel letto. Nello stesso tempo, però, ci muoviamo sul fronte dell’opinione pubblica». Qui l’obiettivo è davvero grande, ma non impos­sibile: «Chiediamo che vengano costruiti spazi per la lungodegenza, che siano de­stinati all’accoglienza prolun­gata delle persone in queste condizioni». Importanti i ri­sultati ottenuti: «Nei mesi scor­si la Provincia autonoma di Trento ha approvato le linee guida in materia. È stato deli­berato che le famiglie possano usufruire di un contributo di 4mila euro annuali». Quando si affronta una tragedia simile è incredibile come si inneschi­no i meccanismi di solidarietà tra chi vive la stessa esperien­za: «Noi vogliamo – dice anco­ra la mamma di Simone – che anche altre persone possano usufruire di un’assistenza si­mile a quella di nostro figlio». La vita di una famiglia viene sconvolta da una tragedia si­mile: «Noi abbiamo deciso – racconta ancora la signora Glo­ria – di vivere in due case, quel­la dove si trova Simone è quel­la in cui lui è cresciuto da pic­colo, e dove abbiamo creato le condizioni perché potesse vi­vere a domicilio. Qui c’è sem­pre un gran via vai di gente, a­mici, personale specializzato, infermieri. Noi stiamo in una seconda casa per poter conti­nuare a vivere comunque la nostra quotidianità familiare con l’altra nostra figlia, i parenti e gli amici». La signora Gloria ci tiene a mandare un messag­gio: «Se umanamente ci sen­tiamo vicini al disagio espres­so dalle famiglie dei malati che stanno protestando in queste ore, nello stesso tempo non si può condividere la scelta di pri­vare della nutrizione chi, come una persona in stato vegetati­vo, non può esprimere per ov­vi motivi la propria opinione in merito».
 L’onlus dedicata al giovane trentino ha ottenuto fondi dalla Provincia e chiede strutture per la lungodegenza La mamma: vogliamo che questi standard di cura siano estesi anche ad altri

 
 
 

Articolo uscito sull'Avvenire

Post n°4 pubblicato il 20 Marzo 2008 da unitiperirisvegli

«Uno sciopero della fame per dare voce a chi non ne ha» 


 DA MILANO
ILARIA NAVA
 S
alvatore non vuole morire, ama la vita anche se la sua malattia gli permette di muovere solo la testa. Ma da sabato scorso ha deciso di non mangiare più. Insieme alla sua famiglia, in particolare al fratello Pietro che pur avendo un figlio disabile lo sostiene da sempre, sta portando avanti uno sciopero della fame.
  «Siamo disperati, ci sentiamo abbandonati, tutto il peso ricade unicamente sulle nostre spalle, un peso che sta diventando insostenibile – si sfoga il fratello Pietro –. Che importa se, così facendo, rischiamo la vita? Tanto finora sembra che a nessuno importi qualcosa di noi. Mio fratello vive con mia madre che è anziana e adesso non cammina più, ma nessuno ci aiuta». Salvatore, catanese, si è risvegliato dopo due anni di stato vegetativo persistente, una diagnosi che i medici consideravano una sentenza senza possibilità di appello, davanti alla quale cercavano di smorzare quella fiammella di speranza che animava ancora la sua famiglia. Una speranza diventata realtà quando Salvatore ha ripreso pienamente coscienza.
  Ora comunica attraverso un sintetizzatore vocale e attraverso il suo sito (), si batte perché le persone disabili come lui e quelle in stato vegetativo persistente ricevano tutte le cure e l’assistenza che meritano.
  Il suo appello è stato lanciato l’11 marzo attraverso un primo comunicato stampa inviato a tutte le istituzioni e ai mezzi di comunicazione, che però non ha trovato spazio nel dibattito pubblico: «Sciopero della fame per cinque disabili gravissimi contro l’eutanasia passiva dello Stato italiano – così si intitola –.
  L’assistenza ai disabili – prosegue il comunicato – deve essere un punto prioritario del programma elettorale. Non ce la facciamo più a sentirci abbandonati dallo Stato. A sentirci soli, indifesi e senza la possibilità di far sentire la nostra voce e la nostra sofferenza». A questo primo documento, firmato oltre che da
Salvatore da altre quattro famiglie con persone in stato vegetativo, se ne sono aggiunti altri, fino ad arrivare ad una ventina. Il silenzio dei media ha spinto Salvatore a scrivere un altro appello il 15 marzo, in cui tutti gli aderenti hanno annunciato di voler iniziare uno sciopero della fame.
  Tra loro anche Giacomo Spataro, trentottenne di Castelfiorentino, non vedente, che da 15 anni accudisce a casa, insieme alla madre, papà Marcello, in stato vegetativo dopo un incidente sul lavoro:«L’unica forma di aiuto che riceviamo è un assistente per un’ora al giorno, ma ci consideriamo fortunati perché almeno siamo in due. Io ho dovuto lasciare il mio lavoro per poterlo curare. Ad esempio, visto che la fisioterapia non ci viene fornita, la faccio io personalmente al papà. Quando chiedo aiuto di solito mi sento rispondere: ma in queste
condizioni cosa vuole fare? Eppure mio padre è ancora vivo, e fin quando lo sarà, ha diritto di avere tutta l’assistenza di cui ha bisogno. Ora ci ha chiamati il sindaco, dicendo che, pur essendo il nostro un paese piccolo, non sapeva del nostro caso e ci ha promesso un aiuto.
  Abbiamo conosciuto Salvatore attraverso il suo sito – prosegue Giacomo – e stiamo facendo lo sciopero della fame da sabato. Al papà però non l’abbiamo fatto fare, per lui potrebbe essere fatale, non possiamo decidere per lui».
  «Mi piange il cuore a vederla così, so che è pericoloso, ma ho perso ogni speranza e non so cosa fare». Una decisione, quella di aderire allo sciopero della fame, che invece Lina Galeota, di Ginosa in provincia di Bari, ha scelto di prendere anche per conto di sua figlia Carmela, in stato vegetativo da 15 anni dopo un incidente stradale. «Sono vedova e assisto mia figlia da sola a casa. L’unico aiuto che mi viene dato è una persona per un’ora al giorno che viene per fare le pulizie, e la fisioterapia per un’altra ora. Per il resto faccio tutto da sola, girandola ogni due ore, per non farle venire le piaghe. Non chiediamo cose impossibili, solo che qualcuno ci aiuti».

 Tre storie di disabili gravissimi abbandonati da tutti ma non dalle loro famiglie «Diciamo no all’eutanasia passiva dello Stato italiano. L’assistenza è un diritto per tutti»

 

 
 
 

COMUNICATO STAMPA del 15/3/2008

Post n°3 pubblicato il 20 Marzo 2008 da unitiperirisvegli
 

LETTERA APERTA: n° 2 A TUTTI GLI ORGANI ISTITUZIONALI CHE GOVERNANO L’ITALIA, A TUTTE LE FORZE POLITICHE, A TUTTE LE AGENZIE DI STAMPA E TV PUBBLICHE. CONTINUA LA PROTESTA AD OLTRANZA DEI DISABILI GRAVISSIMI CHE DI GIORNO IN GIORNO CRESCE DI NUMERO. (20) Clicca qui per leggere i partecipanti ed i nuovi entrati con le loro storie. “CONTRO L'EUTANASIA "PASSIVA" DELLO STATO ITALIANO” “Uno Stato che non ha pietà di me, che non sa ascoltare la mia voce, sarà meno capace di ascoltare la tua”. (stralcio-risposta di Piergiorgio Welby a Salvatore Crisafulli). "L'assistenza ai disabili deve essere un punto prioritario del programma elettorale" "Protesteremo ad oltranza ed informeremo la magistratura se non si comincerà a fare una seria politica sociale per le persone vittime di incidenti e vittime dell’indifferenza della politica e dei giornalisti”. CEREBROLESIONI E STATO VEGETATIVO: "UNA EPIDEMIA SILENZIOSA" Con questo nuovo comunicato, le famiglie chiedono ai giornali e a tutte le forze politiche di intervenire immediatamente, se veramente esiste il diritto alla vita e la sua dignità, assicurando tempestivamente prima della formazione del nuovo Governo l’assistenza dignitosa dei loro assistiti come prevedono le leggi. Chiedono, inoltre di prendere in considerazione le implicazioni psico-sociali del grave trauma cranico e di tutte quelli stadi che portano al cosiddetto “Stato Vegetativo” che tuttora viene poco studiato e preso in considerazione, considerato che –negli ultimi 15 anni- è diventata una vera e propria EMERGENZA SOCIALE che non si può più ignorare, vista la crescita esponenziale delle persone che rimangono in bilico, tra una vita che non è più “vita” ed una morte che naturalmente non viene.. Le famiglie: Non ce la facciamo più a sentirsi abbandonate dallo Stato. A sentirsi sole, indifese e senza la possibilità di far comprendere la loro sofferenza. Così in VENTI: Salvatore Crisafulli, Cristina Magrini, Italo Triestino, Carmelo Spataro, Emanuela Lia, Carmela Galeota, Marcello Crisafulli, ND, Leonardo Colella, ND, Angela Giovannelli, Angelo Cervo, Associazione Uniti per i risvegli di Bari, Antonio Petrosino, Pino Fraccalvieri, Giovanni Martinello, Antonio Daloiso, Vincenzo Marziano, e Alfredo Ferrante che vogliono rappresentare la volontà di tanti altri disabili italiani, hanno, deciso direttamente o tramite le loro famiglie di sensibilizzare lo Stato italiano perchè assicuri un'assistenza sanitaria adeguata come prevede l’art 32 della costituzione della Repubblica italiana “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti…La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana” e come prevede anche l’art 38 della costituzione “Ogni cittadino inabile…. per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale” come prevede la legge 162 del 1998, e L. 328/00 e DDL 130/00. questi disabili vivono in una perenne angoscia e le loro famiglie non sanno come risolvere i problemi di gestione che lo Stato ignora o disattende. SALVATORE CRISAFULLI Salvatore Crisafulli, 43 anni, vive a Catania, inchiodato al letto in condizioni di minima responsività, in quella che si chiama sindrome di Locked in, dopo che si è risvegliato miracolosamente da uno “Stato Vegetativo Permanente” dopo due anni in seguito a una incidente stradale che risale all'11 settembre 2003. La cui storia viene riportata nel libro “Con gli occhi sbarrati” Un caso ormai noto in tutto il mondo definito come Terri Schiavo, circostanza questa confermata durante un incontro con il fratello Bobby Schindler lo scorso 27 Febbraio. Oggi Salvatore, che solo grazie a un sofisticato software comunica muovendo la testa e gli occhi, mantiene contatti in internet, attraverso le nuove tecnologie e i nuovi sistemi di comunicazione (blog, myspace), è un grande esempio di chi combatte contro l'eutanasia, per la sua straordinaria voglia di vivere, di continuare a sperare, anche grazie all'impegno di tutta la sua famiglia. Citiamo il suo accorato appello a Piergiorgio Welby, “ti supplico non chiedere la morte, ma combatti per la vita”. Sicuramente oggi farà clamore la scelta di Salvatore, ma nonostante la precedente lettera aperta ed il totale silenzio da parte di tutte le istituzioni, ritornano in mente le parole che Welby disse a Salvatore: “Uno Stato che non ha pietà di me, che non sa ascoltare la mia voce, sarà meno capace di ascoltare la tua”. Sante parole… Salvatore si è sempre dimostrato sensibile anche alle storie e al dolore di altre persone che, come lui, si trovano in condizioni fisiche terribili. E venendo a conoscenza di tantissimi casi che pervengono anche sul nostro sito internet www.salvatorecrisafulli.it ha voluto anche lui affiancarli in questa battaglia chiedendo, a noi familiari di "non essere alimentato per alcuni giorni e non essere sottoposto alle terapie, anche sapendo che questo gli porterà gravi conseguenze di salute o addirittura a rischiare di morire". "Questo - ci ha comunicato Salvatore - non vuol dire che voglio morire, ma credo che è giusta la protesta di tutti noi disabili abbandonati dallo “STATO ITALIANO” e dal “TOTALE SILENZIO” alla quale mi affianco in questa battaglia, iniziando da oggi uno sciopero della fame, pur sapendo di rischiare di morire. E' necessario che al disabile grave gli venga assicurata un'assistenza sanitaria come prevede la costituzione italiana, art 32, ed art 38 nei casi previsti dalla legge 162/98, “ VITA INDIPENDENTE” Cosa che manca a tutti noi. Ma in Italia si hanno le prove, la Sanità non prevede questo tipo di appoggio alle famiglie, che sono tantissime e che vivono queste terribili situazioni. Anzi, molto spesso le famiglie vengono abbandonate, come era accaduto a Salvatore, e per questo motivo molti chiedono l'eutanasia più per togliersi un peso che per altro. Da oltre tre mesi i fisioterapisti si sono “volatizzati”. La nostra famiglia siamo i suoi fedeli terapisti. E' gravissimo questo anche in virtù di quello che sottolinea ogni volta il Papa, cioè che lo stato di coma e lo Stato Vegetativo è comunque vita, come dimostrato anche con la storia di Salvatore. "I politici oggi iniziano la campagna elettorale per le prossime elezioni, ma parlano di tutto meno che di questo gravissimo problema della nostra società. ”I politici dovrebbero mettersi nei panni di TUTTI questi gravi e gravissimi disabili, parlano TANTO di famiglia di diritto alla vita di dignità e di embrioni, ma purtroppo sono solo parole, poi quando si tratta di dimostrare per davvero l’amore per il prossimo sono tutti egoisti." Cosa fare con i disabili gravi? La nostra richiesta è: “L’assistenza Sanitaria negata da svariati anni” Come prevedono gli Art. 32 e 38 della costituzione della Repubblica, affiancata alle leggi 162/98, 328/00 insieme al DDL 130/00. Chiediamo anche che sui vostri programmi, la legge per i disabili venga inserita come priorità assoluta, perché la situazione ormai è veramente all'estremo, molte persone vivono in condizioni disperate e di casi ne conosciamo tantissimi, ed alcuni verranno qui riportati, crescendo notevolmente di giorno in giorno. Chiediamo a tutti i disabili e le loro famiglie, ed anche alle associazioni di sostenerci organizzandoci e manifestando quanto prima, cliccando qui Chiedendo a tutti i politici in giacca e cravatta di fare un giro nelle nostre case, perche non ci venite a trovare? Walter Veltroni lo inviterei subito a casa mia a mangiare, cosi personalmente capirebbe la gravità della situazione. Caro Walter Veltroni SI PUO’ FARE? Caro Silvio Berlusconi ITALIA RIALZATI? Vi aspettiamo...... Mica siamo obbligati con forza ad accudire ed alimentari i nostri congiunti. "in linea di massima sono contrario all'eutanasia" - ma.... prima che mia figlia rimanga sola, quando io non ci sarò più, e se le cose rimarranno così...sono favorevole al testamento biologico per farla morire - (padre di Cristina da 27 anni in SVP) Ci aspettiamo risposte immediate dai politici italiani. A tutt’oggi nulla si è verificato per far riconoscere i diritti come prevede la costituzione art. 32 e 38, ed applicare le leggi 162/98, la 328/00 e il ddl 130/00. Ecco alcuni disabili gravi e le loro famiglie che concorrono a questa nostra angosciosa e dolorosa scelta. Clicca qui per leggere tutti i partecipanti e le loro angoscianti storie.... Comunicato raccolto e trascritto dalla famiglia di Salvatore Crisafulli. Per info: www.salvatorecrisafulli.it 392-4802536 mail info@salvatorecrisafulli.it 15 Marzo 2008 ore 16:40 (nuovi entrati Aggiornato al 18 Marzo)
del 15/3/2008

 
 
 
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CENTRO DI BIOETICA

LE TAPPE
 Dall’appello alla nota del Centro di Bioetica, cronistoria di una vicenda che fa discutere

 «L’assistenza ai disabili deve essere un punto prioritario del programma elettorale. Per garantirlo protesteremo ad oltranza». Con queste parole, nel loro primo appello, un gruppo di persone cerebrolese ha posto l’11 marzo scorso all’attenzione dell’opinione pubblica il problema della mancanza di assistenza per i disabili gravissimi. Poi un secondo intervento, sottoscritto da 18 famiglie che da anni convivono con la mancanza assoluta di servizi e attenzioni per figli o genitori condannati a vivere in stato vegetativo. La proposta provocatoria è quella di «uno sciopero della fame contro l’eutanasia passiva dello Stato italiano». Sul tema è intervenuto anche il Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica diretto da Adriano Pessina. Nel denunciare «con sconcerto il silenzio delle autorità e dei mass media di fronte alla clamorosa iniziativa», che «coinvolge passivamente anche persone in stato vegetativo permanente», il Centro di Bioetica «mentre si fa portavoce della effettiva gravità di queste situazioni, nondimeno sottolinea come all’ingiustizia e alla violenza attuata dal disinteresse dello Stato non possa aggiungersi la violenza attuata su persone che non possono dare un valido consenso: le persone in stato vegetativo che figurano tra i sottoscrittori non sono, infatti, in grado di aderire ad uno sciopero della fame che risulta quindi deciso ed imposto da altri per loro». Da qui la richiesta ai familiari, una volta riconosciuta «la denuncia di un forte stato di abbandono clinico, assistenziale e sociale», di «sospendere il loro sciopero».

 L’obiettivo è inserire l’assistenza ai disabili come un punto prioritario del programma elettorale

 
 
 

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Uniti per i Risvegli

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L’associazione Uniti per i Risvegli si è costituita per affrontare le difficili condizioni del post coma. Si propone di svolgere attività di informazione e sensibilizzazione sul tema, di formazione di personale  qualificato per aiutare chi si trova in condizioni di estrema difficoltà, per sorreggere le famiglie e lavorare insieme ad esse, per contrapporre una cultura della cura a una prassi dell’abbandono.

 

 
 

La nostra associazione nasce perchè alcune persone hanno vissuto sulla propria pelle l'inadeguatezza dell'assistenza post-ospedaliera per le vittime di trauma cranico. Ad un certo punto si deve tornare a casa, e sono le famiglie a prendersene carico, con la loro impreparazione, in ambienti inadeguati, senza possibilità di poter esprimere tutto il dolore e la disperazione: perché non c’è tempo. Il tempo a disposizione bisogna dedicarlo a far sopravvivere il proprio caro, ad organizzargli l’assistenza a domicilio, trasformandosi in esperti, armati solo di amore. Così inizia la lotta. La lotta contro tutti e tutto. Tutti avevamo scoperto la frammentarietà geografica dei servizi e la mancanza di continuità temporale e coerenza metodologica nella lunga e complicata fase riabilitativa.

 

 

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