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IL MIO CAMMINO DI SANTIAGO

Post n°49 pubblicato il 14 Marzo 2012 da anchise.enzo

Abbiamo preso l’aereo per raggiungere la Galizia e poi abbiamo percorso ben 12 ore di corriera, nel cuore della notte, per portarci sull’itinerario del cammino di Santiago, allorche’ abbiamo calzato gli scarponi e indossati i pesanti zaini , ci siamo subito resi conto che avremmo dovuto affidarci alla fortuna e alla protezione del Santo per percorrere, da subito, i primi 25 chilometri di aspro sentiero. Nel secondo giorno avremmo percorso piu’ di 30. E così di seguito.

E’ bastato il primo saluto di un gruppo di tedeschi che ci sorpassava a farci intendere che non eravamo soli su quelle alte colline ricoperte di foreste di giganti eucalipti. “Buen camino” è il saluto augurale che abbiamo inteso centinaia di volte. Dalla coppia di avvocati di Vicenza, partiti l’8 agosto e giunti alla meta solo un mese dopo, abbandonando studio e figli per festeggiare in maniera originale il 25° di matrimonio, percorrendo a piedi ben 870 chilometri. Da Roncisvalle a Santiago.

Lo stesso augurio l’abbiamo inteso da un uomo senza gambe che ci sorpassava con un triciclo particolare azionato a mano. Lo stesso saluto lo abbiamo sentito da australiani, spagnoli, croati, inglesi, brasiliani, belgi , austriaci e da tanti italiani. Abbiamo dialogato con tutti costoro pur non sapendo la loro lingua. Abbiamo dormito negli ostelli in una promiscuità totale, dove neanche piu’ il sesso era elemento di distinzione o divisione. Abbiamo preso la pioggia insieme, bevuto alla medesima fonte, ci siamo alimentati nella stessa trattoria, abbiamo fatto anche il bucato insieme. Insomma, eravamo veramente accomunati fisicamente e spiritualmente nella stessa impresa alla quale non tutti davano lo stesso significato o valenza.

Chi lo faceva per motivi religiosi, chi per sport, chi per sfida, chi per turismo, chi per l’ecologia ma tutti avevano in mente l’identica meta: Santiago, il santuario. Io stesso davo una motivazione al cammino che l’amico Giovanni non dava. Diversi nel concepire il senso del cammino, uniti nel percorrerlo nell’unita’ piu’ completa.

Chi ne dava il significato religioso , si muniva di un sasso da mettere nello zaino e lasciarlo solo a Santiago. Il peso era diverso relativamente alla gravita’ dei propri peccati.

Il cammino di Santiago è una esperienza di fuga dalla modernità, è una esperienza di fede autentica dove la fatica e la meta si accomunano nell’elemento espiatorio. Sudore e preghiera nel percorso del pellegrinaggio medioevale. Si ripiomba nel passato, non solo per le ristrettezze e la precarietà che il cammino comporta ma anche per il tipo di percorso che si svolge fra fattorie e case disadorne, antiche e tanto povere. Nel cammino tutto ridiventa sobrio e l’acqua l’elemento più prezioso.

Il Cammino di Santiago è un’entità che ti guida. Pur camminando e avendo i piedi costantemente a terra ti senti in volo sopra paesaggi sempre diversi perché ogni giorno diverso dall’altro. Ti senti in volo e attraversi tutta una nazione in volo, e quando arriva il vento e ti senti trasparente allora ti lasci attraversare e ti lasci riempire di vita dimenticando tutto quello che c’è intorno a te. Stranamente arrivi a pensare che la Spagna sia un’enorme salita che dai Pirenei continua a salire fino ad arrivare a Santiago, ma sono salite fuori e dentro di te, è un viaggio alla scoperta del mondo che hai dentro.

Una delle parole più adatte al Cammino è condivisione, della strada che percorri perché sai che migliaia di pellegrini prima di te hanno fatto quella stessa strada e molti altri la percorreranno ancora. Condivisione di vita con fratelli che incontri in viaggio, perché a volte la parola amico è riduttivo per i rapporti che si creano sul Cammino, anzi che il Cammino crea. Chi può mai dimenticare Antiua, Esperanza, Alesando, Michael, Marielene, Paul, Pablo, Giorgio, Marco e tanti , tanti altri conosciuti lungo la via? Condivisione dell’ultimo pezzo di cioccolata, di una maglia, di un sapone, di mille parole incise in eterno nel cuore, di panorami che pochi occhi e cuori sanno apprezzare. Condivisione di cerotti per i piedi e per le anime. Condivisione di un sorriso che rallegra lo spirito e ti dà conforto per la strada che ancora manca da percorrere. Perché a farti andare avanti spesso non è soltanto la meta, Santiago, che senti più vicina e lontana allo stesso tempo. I miei piedi hanno calpestato rocce che non saprò mai descrivere, i miei occhi hanno visto sentieri unici, ma non è solo questo che ti conduce a Santiago, c’è molto di più, il vento che si muove tra gli alberi, la foschia delle prime luci.

A volte perdi il senso del Cammino, i momenti di crisi, devo ammetterlo, ci sono per tutti e cominci a mettere in discussione tutta una vita. Ci e’ capitato perdendoci di notte nel fitto di una boscaglia. E’ solo pensando al Cammino, alla tua voglia di viverlo fino in fondo, è solo se ripensi a ciò che ti ha fatto partire, al primo pensiero che hai avuto riguardo al Cammino, che riesci a superare anche le crisi peggiori.

Fermandoti in un qualsiasi punto del Cammino, guardando avanti vedi la strada che ancora devi percorrere, guardando indietro vedi la strada già percorsa, con i suoi sorrisi e i suoi dolori. E’ la metafora della vita.

E’ strano come lì si percepisce tutto in modo molto più ampio, il tempo si allunga, le emozioni sono ingigantite, ogni cosa se bella ti appare mille volte bella, se triste mille volte triste.

Non c’è mai stato niente nella mia vita come il Cammino, ti insegna a conoscere l’anima delle persone, ti porta dentro angoli reconditi del cuore delle persone, del tuo e degli altri. E’ il Cammino che chiama e seguirlo fino in fondo è stato l’unico modo che conoscevo per viverlo.

Santiago, la meta ultima, appare gia all’orizzonte in tutta la sua grandezza e vastità con le guglie di granito scuro che spiccano in cielo. Si arriva all’imponente piazza antistante la chiesa attraverso vicoli caratteristici dove il pesce atlantico viene esposto in vetrina a richiamo dei tanti turisti e devoti. Molte donne sull’uscio dei negozi invitano all’assaggio di dolci e torte tipiche locali. La vista della grande imponente basilica impressione non solo per la mole ma anche per la tipica architettura barocca spagnola . Ci si porta in uno dei grandi edifici adiacenti dove viene consegnata la compostela, dopo aver attentamente esaminato che sulla credenziale del pellegrino risultano i sello (timbri) dei posti attraversati nel canmino. Il nome viene riportato in latino e così l’intera iscrizione del bel documento che gratifica averlo tra le mani dopo tanta fatica.

Sul lato destro della chiesa si affaccia l’ “Ostal de los Reyos Catolicos”, costruito dai monarchi cattolici come locanda di pellegrini e ora albergo lussuosissimo. Dall’ampia scalinata che porta in basilica si accede all’interno soffermandosi ad una colonna d’ingresso. E’ il rito antico del pellegrino che appoggiando la mano sulla colonna, ormai incavata dall’uso, nel contempo china la testa sulla sottostante testa scultorea del santo patrono spagnolo, in segno di umiltà e riverenza, ma anche, si dice, per averne buona sorte, quindi si fa la fila per salire sull’altare principale, molto sontuoso e variopinto, come in tutte le chiese spagnole, e giunti alla sommità si abbraccia, letteralmente, la statua del santo posta di spalla verso il pellegrino, quindi si scende nella sottostante cripta per venerare le reliquie dell’apostolo.

Alle ore 11 di ogni giorno, si celebra la solenne messa dei pellegrini. L’officiante saluta e nomina i pellegrini giunti alla meta e li benedice . A messa conclusa, si svolge il rito tanto antico quanto atteso, soprattutto dai turisti, del botafumero. Lungo la navata viene fatto oscillare un gigante incensiere (botafumero) legato da grosse fune ancorate ad un argano posto alla sommità della cupola, capace di inebriare il piu’ laico dei turisti. In passato aveva lo scopo di coprire il nausante lezzo dei pellegrini, seppur obbligati a lavarsi gli attributi, prima di Santiago, in apposita anatomica fontana.

Per un vero pellegrino la cattedrale appare come il paradiso dopo il faticoso e duro cammino allorché si confessa e si comunica, ricevendone le auspicate grazie.

E’ d’obbligo visitare la bella e ridente città dai palazzi tipici e da un enorme quanto lussureggiante parco che invita alla siesta sulla fresca erba delle aiuole.

Io e l’amico Giovanni , in futuro, affronteremo un altro segmento del cammino, non per fare ulteriori chilometri di strada, ma per ritrovarci insieme a vivere una esperienza di vita autentica nella vera fusione spirituale.

“Buen camino” ai pellegrini moderni, che senza volerlo, ritrovano l’antico su un antico viottolo, portandosi in Galizia a vivere una esperienza medioevale, per conseguire alla fine la “compostela” un antico attestato che dal Medioevo viene assegnato a chi si reca a piedi a Santiago di Compostela percorrendo l’antica via francese che dai Pirenei porta al santuario galiziano.

Vincenzo e Giovanni.

[Copiato dalla rubrica news Giorno per giorno, 15 settembre 2005, del sito Toroweb http://www.toro.molise.it

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