Nel mio universo personale, il mio piccolo mondo, il posto dove vivo la maggior parte del mio tempo, è lo studio. Un ambiente ricco di “ordine confuso e ben distribuito”, dove si respira il disordine creato e non generato, dove nessuno può metterci piedi e mani se non sotto il mio sguardo attento e vigile. La donna delle pulizie, spesso mi porge gli attrezzi del suo lavoro e mi dice: “Carlè, fai da solo, entro o passo oltre?”. Sacro e profano fusi a meraviglia dal mio temperamento e dalla mia intrattabile personalità. I miei libri, le mie carte, i miei appunti, tutto ciò che era parte del mio lavoro, tutto ciò che mi ha riguardato dalla giovinezza in poi, lettere, foto, il mio vinile (45gg. e 33gg) le mie cassette, i miei CD: migliaia di pezzi, non solo nello studio ma sparsi per casa, là dove si poteva rubare spazio. Insomma, senza fare lunghi elenchi, un fucina senza senso per nessuno, tranne che per me. Sono l’unico che bendato, potrebbe muoversi e cercare qualcosa là dentro... creando più casino di quello che c’era prima! La confusione, il disordine, stimolano la mia fantasia, la mia creatività e in tali condizioni poco favorevoli, riesco ad esprimere il meglio di me stesso. In un ambiente ordinato, esemplare nella sua disposizione, mi comporterei in modo convenzionale, senza sussulti, razionale come un automa che spinto dalla eccessiva ordinata disposizione di oggetti e cose, procede senza intoppi e senza sconvolgere l’ordine prestabilito. Insomma, secondo voi il nostro carattere, il nostro comportamento, influenzano l’ordine e la compostezza di una stanza, oppure, come dimostrato recentemente, è il disordine ad arricchire e modificare positivamente la nostra personalità? Mo’, per esempio, questa nuova condizione, chi la spiega al 51% senza che le venga un infarto?
N.B. Ovviamente la foto in alto è puramente indicativa e casuale. Vale solo per l'aforisma sotto. All'illustre Prof. non sono degno di legare i lacci delle sue scarpe.