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C'è un libro inchiesta scritto dalla giornalista/scrittrice tarantina Flavia Piccinni che si intitola "Bellissime": una interessante quanto pressante denuncia su un argomento non nuovo ma mai affrontato con determinante decisione. I bambini (anche giovanissimi) prestati alla moda e alla pubblicità. Mi sono cimentato più volte sul tema che specie in America ha toccato limiti insopportabili, tuttavia, pare che ora qualcosa possa muoversi da noi: l'interessantissimo libro della Piccinni porta allo scoperto il mondo della moda e i retroscena che nessuno conosce perché nessuno ha mai visto e/o denunciato. La Flavia, con la sua inchiesta lucida e diretta, ha indotto il deputato Riccardo Nuti a proporre un'interrogazione alla Camera, con il preciso scopo di evidenziare quanto scritto nel libro: si ravvisano reati contro i bambini abusando della non corretta collaborazione dei piccoli che sono strumenti nelle mani degli organizzatori, degli studi pubblicitari e di quanti operino al loro fianco. Insomma, la tutela dei minori che è un principio costituzionale, è violato secondo le denunce e pur nel rispetto delle esigenze e delle aspettative delle case di moda, lo stato deve intervenire e provvedere a salvaguardare la bellezza estetica dei bambini affinché non vengano sfruttati per meri scopi economici e finanziari. Mi ha colpito molto uno dei casi più ricorrenti tra i piccoli: non dargli da bere con molto anticipo sulla sfilata, per evitare che sentano il bisogno di fare la pipì. Con questa pretese e con altre del genere, credo di aver reso esattamente cosa significhi alienare, strumentalizzare e sfruttare i bambini.