![](getmedia.php?Mre.jgmmkJwugJw%7De%7C%60o-30245734%3B%278506k%25laem-k91kmccaalldoomz%2726%27%3F%05kmcnmgjgx%7B%27ek%2Fne%7Col-%3F1)
![](https://static.blitzquotidiano.it/wp/wp-content/uploads/2014/07/mappa_dialetti_italiani_nord-1024x576.jpg)
I dialetti italiani, patrimonio esclusivo di un paese come il nostro che vanta antiche radici culturali e profondi innesti di civiltà che rendono l'analisi esclusiva, pertinente e ricca di dettagli non irrilevanti. Il prof. Gobber, preside della "Facoltà di Scienze Linguistiche presso l'Università Cattolica di Milano", è un grande esperto della materia e giustamente tiene a puntualizzare molti aspetti per cui un qualunque nostro dialetto, ne contiamo tantissimi per come siano distribuiti sul nostro territorio, abbia la necessità di essere protetto perché le sue radici antiche e storiche, sono degne di studi e approfondimenti. L'Unesco ha provveduto a mettere sotto tutela, a suo tempo, sette ceppi principali da cui partono decine e decine di dialetti che si diramano lungo i vari percorsi delle regioni italiane. Ognuno con le sue prerogative, le sue chicche lessicali, le sue origini profondissime. Ecco, perché il professore, tiene a presentare un quadro preciso e inappuntabile della nostra estesa rappresentanza di dialetti che nessuno escluso, può essere smarrito se non protetto e salvato opportunamente. Mi fermo perché non è il caso di prolungarmi: il tema è questo, preoccuparci di tutte le minoranze per salvaguardare i loro dialetti e sappiate che siamo il paese che ne vanta moltissimi, tutti meritevoli di studi e analisi, soprattutto quelli che cambiano da una zona all'altra, da una città all'altra e distanti solo pochi kilometri. Una spiegazione che è difficile dare, ma che è tutta da scoprire.