|
Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, come prevede la normativa n.62 del 2001. Alcune foto di questo blog e del relativo profilo e/o sito sono state reperite sul web. Ove fosse stato violato il diritto di copyright, prego i proprietari di darmene avviso, per la relativa rimozione. Ogni testo e foto di mia proprietà non possono essere copiati o riprodotti, senza mia autorizzazione, ai sensi della normativa n.29 del 2001.
Menu
Area personale
Chi può scrivere sul blog
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
« BAU....BAU....BAU.... | LASCIA LA SCIA... » |
Umberto Eco, illustre scrittore, semiologo e tutore della nostra cultura con i suoi molteplici impegni, ha recentemente intrattenuto i suoi tanti appassionati lettori, con una "Lectio Magistralis" su un tema attualissimo e interessante: "Tu, Lei, la memoria e l'insulto". Non vi annoierò riportandovi la lunga esposizione del maestro, tuttavia, ho interesse a informarvi sul senso del suo intervento: dare del tu, del lei e del voi. Ossia, il lungo percorso, partendo dall'antica Roma per giungere fino ai giorni nostri, con un uso sempre più disordinato, poco attento e molto inquinato dai media che fanno man bassa della nostra lingua persino nel modo in cui, fatalmente e facilmente, si dia del tu a tutti senza alcuna distinzione. E' ciò che Eco definisce: "Una finta familiarità che rischia di trasformarsi in insulto" consentendo all'Italia di: "Perdere la memoria". Cita a tale proposito, un caso che rende perfettamente l'idea del malcostume: Lo stesso Eco, entrando in un negozio di un piccolo centro, si è visto dare (lui ottantenne) del tu impunemente da una commessa poco più che sedicenne con tanto di piercing al naso. Credo che sia eloquente il malvezzo dilagante e sempre più teso a radicarsi nel linguaggio comune. Sono gli input, sono i segnali che recepiamo dal malcostume televisivo che ci ha catapultato senza alcuna mediazione e selezione, verso il generalizzato pronome tu: alcuni magari, non conoscono nemmeno gli altri pronomi personali. Ad Empoli invece, il preside di un liceo dove si contano 1675 iscritti, si è sentito in obbligo diramare una curiosa quanto attenta e preziosa circolare: invita tutti i ragazzi a dire un semplice "Buon giorno" quando entrano in classe. Il buon preside ci ha tenuto, onde evitare chiacchiere inutili, a ribadire come la scuola non sia solo palestra culturale, civile e sociale, ma anche luogo dove l'educazione abbia un suo naturale inizio: salutare! Che posso dirvi? Io applaudo questo signor preside e applaudo Eco: due modi per richiamare l'attenzione su piccoli dettagli, due modesti elementi che non hanno bisogno di lungo studio, non c'è tesi da preparare, non ci sono notti da perdere a studiare per imparare a dire un "Buon giorno" quando si incontra qualcuno e affibbiare il giusto pronome personale alle persone con le quali si abbia a che fare per un qualunque motivo.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
|