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Parafrasando Dante e Kundera...
..."Conservate ogni speranza, o voi ch'entrate..." perche' qui forse troverete "La sostenibile pesantezza dell'avere"...
Hemingway non sbagliava quando sosteneva : "Gli italiani: una metà scrive e l'altra metà non legge" . Io, purtroppo, sono nella prima metà (ahimè) e cerco di mettermi in pari!
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La vecchiaia è una “brutta bestia” per la gente comune, per le persone che non posseggono grandi mezzi per affrontarla debitamente. Spesso accade che con la disponibilità economica dei figli, i genitori anziani vengano internati (parcheggiati?) in case di riposo dove possano essere garantite la salute e la degenza degli ospiti. Sapete benissimo che in Italia di queste ville che provvedono in tal senso, ve ne siano molte: dai nomi più comuni ai nomi più adatti alla bisogna, il sostantivo villa è comunque il vocabolo che ricorre più facilmente: è rassicurante! Ambienti confortevoli e piacevoli, edifici ben attrezzati e sicuramente dotati di tutti i comunissimi servizi che assicurano agli anziani serenità e cura. Quante volte per celia ho menzionato “Villa Arzilla” come luogo di destinazione ultimo e definitivo per me, magari da rimanerci fino alla fine dei miei giorni in compagnia dei miei tre cari amici?Sarebbe bello, visto che ci siamo sopportati per cinquantanni, perché non dovrebbe essere possibile continuare fino alla morte accompagnandoci tra di noi? Un desiderio irrealizzabile e sicuramente improbabile, eppure in un luogo del genere, come si potrebbe trascorrere il tempo se non con l’animo leggero nonostante gli acciacchi vari? Intanto accade e non è la prima volta, che l’incuria, l’insufficienza del personale, la poca professionalità di questi posti, causi la morte di un degente. Le cronache spesso riportano casi simili, oppure nella maggior parte delle volte, si tratta di pestaggi, arroganti trattamenti, disumanità e tanta becera cattiveria. Partono denunce dei familiari, si va a processo e dopo anni si ottiene una parvenza di giustizia con ammissione di reati non gravi e punibili con pochi anni di carcere. Ogni volta una pena, uno strazio leggere di questi vecchi ospiti maltrattati, usati come fantocci e vittime di irrispettosi quanto arroganti “attacchi” da parte del personale. Finalmente, creando un precedente degno della miglior giurisprudenza, vi sottopongo il caso di Elisabetta Pinna una ottantacinquenne ospite di una casa di cura che dopo aver subito un vero e proprio martirio da parte dei medici e del personale, tenuta abbandonata nel suo letto in gravissime condizioni, non curata, non debitamente alimentata, ha dovuto dopo i sospetti dei familiari, essere trasporta all'ospedale di Anzio e, vista la gravità del caso, spostata a Varese dove, dopo alcuni giorni si è spenta miseramente. Non voglio raccontarvi troppi dettagli, vi condurrei in un tunnel buio e pauroso; vi dico solo che le piaghe da decubito, erano degenerate al quarto stadio! Concludo con la importante novità che riguarda questo caso penoso accaduto nel 2010 ma sul quale oggi, possiamo avere una sentenza unica in Italia: per la prima volta, gli imputati sono stati condannati per “omicidio volontario legato alla assenza di cure e assistenza in campo sanitario”. Per la Corte d'Assisi di Latina, quattro imputati colpevoli del reato ascritto, hanno preso quattordici anni di carcere. Una pena esemplare e soprattutto un precedente che faccia ben sperare per le future punizioni riservate a codesti malandrini che ritengono di trattare come bestie gli anziani che accolgono in ville molto belle, eleganti, spaziose ed attrezzatissime. La vita umana non ha prezzo e vale più della Villa bella da vedere: che si chiami “Villa Arzilla” o “Villa Din Don Dan” non è importante, è importante che non sia “Villa Morticia”.
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