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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Colpo di scena: affibbiare il vocabolo omosessuale a qualcuno, non è più un'offesa. Direi che una grande sentenza sia stata proferita dalla Cassazione. Un situazione insostenibile che pone una realtà sociale in posizione di assoluta normalità. E' solo questione di cultura sostiene la Corte e anche se un persona non omosessuale, venisse apostrofata con il sostantivo fino a ieri offensivo, non c'è reato: il termine fa ormai parte del linguaggio comune. Quindi alla fine vince il carattere "neutro" del termine omosessuale. Restano invece offensivi eventuali altri termini che restano magari denigratori. Siamo quindi alla normale e ricorrente civiltà di questo contesto storico, la Cassazione, in sintesi, sostiene: "E' da escludere che il termine omosessuale abbia conservato un significato intrinsecamente offensivo, al contrario di come poteva ritenersi in un passato non tanto remoto". Pertanto, occhio all'uso proprio del vocabolo e affibbiamolo a giusta ragione se proprio si deve.
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