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Parafrasando Dante e Kundera...
..."Conservate ogni speranza, o voi ch'entrate..." perche' qui forse troverete "La sostenibile pesantezza dell'avere"...
Hemingway non sbagliava quando sosteneva : "Gli italiani: una metà scrive e l'altra metà non legge" . Io, purtroppo, sono nella prima metà (ahimè) e cerco di mettermi in pari!
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L'altro giorno ho accennato ai 50 anni di attività di Oliviero Toscani. Artista, fotografo, provocatore e innovatore che nel campo ha introdotto tra i primi, un nuovo modo di comunicare: irritare e provocare i beneficiari del messaggio. Piaccia o non piaccia, la sua fama mondiale è tale da essere celebrato con una ennesima mostra dedicata alla sue opere più significative che si terrà in quel di Milano fino al 28/04/2017. Un conto è creare un opera personale, soggettiva, ricca di messaggi sublimali e provocatori, un altro è servirsi di opere non proprie, metterci le mani e tentare il pubblico. Di questi "artisti" ve ne sono parecchi: si "appropriano" anche di opere importanti e famose, per proporre la loro arte. Sopra vi ho postato il frutto di un raid (tra l'altro non autorizzato) su uno dei Bronzi di Riace: un velo da sposa e uno slip leopardato e l'opera personale prende corpo. L'artista di cotanta creatività e Gerald Bruneau, francese con un passato movimentato e interessante, ha lavorato anche con Andy Wharol e tante altre collaborazioni in tutto il mondo. Non entro nel merito artistico del nostro autore francese, non ho la facoltà e la capacità per giudicare, pertanto mi limiterò a considerare alcune ragioni che spingano questi artisti a servirsi di materiale non personale per colpire la platea. Ossia, cosa recepiamo per esempio, di questo travestimento del nostro Bronzo? La provocazione è la prima impressione, ci sentiamo provocati e offesi; ebbene, se se costoro non provocassero in tal guisa, se non sferrassero pugni virtuali nello stomaco come in questo caso, chi se li filerebbe?Io, voi e tanti altri, non avremmo alcun cenno di questo intervento se la vestizione fosse avvenuta su un comunissimo lampione stradale. Ergo, la provocazione è uno dei pilastri del nostro tempo tempo, non solo nell'arte ma in un qualsiasi altro campo, ovunque e comunque, se non si provoca non si è nessuno. Pertanto provocare per essere, provocare per farsi notare, produrre arte con un fine preciso e in assenza di provocazione, quest'arte non se la filerebbe nessuno. Verrebbero meno i mezzi di comunicazione, nessun servizio, nessuna segnalazione in cronaca e inoltre, se si cercassero acquirenti, non si farebbero mai avanti proprio perché non ci sia stato l'input della forte sceneggiata provocante. Il verbo è sovraesporsi, solo in tal modo ci sono speranze e sfottendo e irretendo, si crea l'alone di interesse. Infine c'è la condanna per tutti questi signori poiché per ottenere l'eccezionale visibilità costante, sono costretti a non cadere nel dimenticatoio, non possono permettersi di durare 4/5 giorni e poi cadere nell'oblio. Devono preoccuparsi di mettere su un altra provocazione e così via...ad libitum. Io non la vedo così: le mani sulle opere d'arte non le mette nessuno, un artista che voglia porsi all'attenzione produca sue opere, tutte sue e se poi voglia provocare, lo faccia senza servirsi di altro che non sia opera sua e senza manipolare l'altrui capolavori. Se sarà accettato dal pubblico, dagli estimatori e dai critici bene, altrimenti....a lavorare!
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