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Parafrasando Dante e Kundera...
..."Conservate ogni speranza, o voi ch'entrate..." perche' qui forse troverete "La sostenibile pesantezza dell'avere"...
Hemingway non sbagliava quando sosteneva : "Gli italiani: una metà scrive e l'altra metà non legge" . Io, purtroppo, sono nella prima metà (ahimè) e cerco di mettermi in pari!
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E parliamo un po' di noi che tracimiamo ed esondiamo con i nostri post. All'atto pratico, sono più gli argomenti ameni e/o poco interessanti che non quelli seri, quelli dove critiche e osservazioni negative, si susseguono e si accavallano alle ciniche cattiverie. Lo riconosco, diciamo che è il pepe per noi scribacchini, tuttavia, pare che questa abitudine quasi ritenuta pregiudizievole e minata dalla evidente voglia di giudicare male i soggetti dei nostri post, sia un modo quasi celato e poco chiaro per promuovere noi stessi. A questo punto nasce spontanea la domanda: "Perché? Perché io personalmente dovrei scegliere proditoriamente questa formula infame ed egoista?". Potrei capire se a fronte ci fosse un interesse speciale, economico, finanziario per accedere al sistema del "vomitare il peggio sulle notizie e sarà un successo". Andiamo, siamo sinceri: il buco della serratura è un ancestrale modo di guardare le cose, è un retaggio che ci trasciniamo dietro sin dalla fanciullezza: sbirciare attraverso la toppa è una attrazione bella e buona, ci attizza il mistero e ancora di più, il proibito. Ma se guardando attraverso il maledetto buco, si alterasse ciò che vediamo e poi lo raccontassimo cambiando alcuni aspetti della verità, beh, ci sarebbe cattiva fede e non sarebbe giusto nei confronti di chi stiamo "attaccando" con il nostro post. Ecco, la nostra indignazione tenda a coinvolgere i lettori e nello stesso tempo ad ottenere il necessario riscontro per comprendere se chi ci legge, sia più o meno d'accordo. Quindi se scrivessi di un losco individuo che aggredisca e tenti di violentare una ragazza, vi troverebbe coinvolti nella mia evidente rabbia, aggressione verbale verso costui, o no? Se riportassi la notizia che Barbara D'Urso ne avesse combinata un'altra delle sue, sareste d'accordo con me e la mia pungente critica, o no? Se sparassi a zero sul selfie improponibile di una starlet bonazza ma patetica, spartireste con me la mia eccessiva disapprovazione, o no? Ecco, stando ad alcuni studi, noi manifestiamo il nostro disappunto, la nostra indignazione, i nostri sberleffi e contiamo di trovarvi (sempre più o meno) d'accordo con noi. Quindi tutto ciò porta indirettamente e non palesemente, alla nostra promozione, noi suscitiamo la vostra approvazione perché vogliamo la vostra fiducia. Lavoriamo su etica e morale della nostra società e dei suoi personaggi famosi, sui fatti e sugli avvenimenti quotidiani, un continuo scrivere perché la nostra indignazione sia anche la vostra. Oggi, se ci fate caso, l'indignazione è un mercato vero e proprio, un bacino in cui tutti pescano: politica, società civile, eccetera, sono tutti presi da questo esercizio, sono sempre e solo tutti indignati per promuoversi. Ma i loro interessi sono palesi, sono evidenti e entrare nel merito è un nostro, un vostro diritto. Promozionarsi andrebbe pure bene, ma se non c'è corrispettivo, di qualunque natura sia, allora noi poveri scribacchini possiamo vantare almeno un merito: l'assenza di compensi! Il nostro miglior compenso è la condivisione e il vostro essere d'accordo quando è possibile. Siamo leali, siamo tutti in buona fede e il nostro è puro divertimento. Infine non ci confondete con i veri blogger, i professionisti: quelli devono rispondere a qualcosa di diverso, di più importante: loro scrivono per campare, noi no! Campiamo di chiacchiere in libertà, sta a voi censurarci!
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