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Parafrasando Dante e Kundera...
..."Conservate ogni speranza, o voi ch'entrate..." perche' qui forse troverete "La sostenibile pesantezza dell'avere"...
Hemingway non sbagliava quando sosteneva : "Gli italiani: una metà scrive e l'altra metà non legge" . Io, purtroppo, sono nella prima metà (ahimè) e cerco di mettermi in pari!
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Ha fatto bene Adriano Celentano, attraverso i tipi del Corsera, a ricordare la perdita del grande Jerry Lewis. Lui è l'italiano più deputato per testimoniare la sua simpatia e la sua profonda stima al comico americano più importante del novecento. Adriano ha cominciato la sua lunga e importante carriera scimmiottando Jerry: le sue mosse, i suoi tic, le sue espressioni e in particolare il noto film "Il Nipote Picchiatello", sono stati i riferimenti per i primi passi della sua carriera; anzi, poiché quelli erano gli anni della coppia Jerry Lewis/Dean Martin, Adriano fece coppia con Tony Renis nei panni di Martin. L'imitazione era perfetta: Celentano molto bravo nell'assimilare la mimica di Jerry che poi era la base della sua comicità e il giovanissimo Renis nei panni del rubacuori, del crooner che sapeva puntare al cuore delle donne con il suo fascino italo/americano: infatti il suo vero nome era Dino Crocetti. Complimenti Adriano, una lettera che gli dovevi e con la quale ancora una volta hai dimostrato quanto nella vita e nella carriera, non si dimenticano i maestri. Io sono stato un assoluto fan di Lewis, tutti i suoi film li ho visti dozzine e dozzine di volte, non ho mai mancato, nei ripassi televisivi, di rivedere quelli con Dean (i più spassosi) e quelli da solo, dove anche la sua regia era titolo di merito. Lo so, la perdita colpisce più quelli della mia generazione: siamo stati i primi a subire il fascino dell'attore comico semplice e irreale, spontaneo e buffo con la sua mimica, eppure, sarà stato il clima di quella America libera dai conflitti e lanciata verso progresso e innovazione, sarà stata la voglia di scimmiottare anche noi Elvis Presley e tutti coloro che dalla metà degli anni cinquanta in poi segnarono la storia del cinema americano, eravamo tutti fans, tutti attratti da storie sottili e piacevoli, commedie leggere che andavano a braccetto con i sentimenti e con l'amore. Bei tempi e altro a cui pensare non c'era: anche noi all'epoca eravamo destinati a venir fuori dal conflitto e puntare al progresso e all'innovazione e tutto questo non poteva che arrivare, sotto tutte le forme possibili ed immaginabili, dall'America. Dal sogno americano che più o meno coinvolse tutti. Noi ragazzi di allora ringraziamo sentitamente Jerry Lewis: con i suoi film ci siamo divertiti sempre e abbiamo sognato tanto.
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