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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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"La foresta amazzonica rappresenta il 56% delle foreste della Terra e ospita il 60% degli esseri viventi, contiene il 20% dell’acqua dolce di cui disponiamo, e che, escludendo le specie animali, racchiude più di 3000 specie di piante con proprietà conosciute utili all’uomo. La foresta amazzonica potrebbe essere paragonato a un “forziere ricolmo della, per noi preziosa, riserva di vita”. Un forziere che stiamo svuotando a velocità impressionante: il 60% della foresta viene abbattuto per lasciare il posto all’ allevamento intensivo, il 30% per consentire l’agricoltura, il resto per procurarci legname". Con una firma, un semplice documento sottoscritto dal Presidente brasiliano Michel Temer che da appena un anno ha sostituito la indagata ex presidente Dilma Rousseff, il destino storico della foresta amazzonica, muterà il suo assetto, la sua funzione di grande polmone del pianeta terra. Un colpo di mano ben assestato, fatto alla faccia di chi non lo abbia votato (infatti ha sostituito direttamente la ex presidente) e quindi senza dover dar conto ad un elettorato. In realtà, svendendo la grande, immensa distesa verde brasiliana, apre a chi ha sempre negli anni, tenuto d'occhio il grande forziere amazzonico: se da una parte gli ambientalisti, i naturalisti, i protettori di fauna e flora, i garantisti delle antiche popolazioni indigene che occupano le zone più remote, hanno sempre vegliato perché la foresta e tutto ciò che le sia proprio, non venisse oltraggiata e violata, i volponi della finanza e dell'economia brasiliana e mondiale, aspettavano solo il momento buono per infliggere uno dei colpi più ricchi e imprevedibili alla economia di quel paese che non se la passa bene con i suoi problemi civili e sociali. Mettere le mani sulle ricchezze di ogni genere che sono sotto la celebre foresta, significa impadronirsi di miniere preziose, di serbatoi mai esplorati e contenenti chissà quali risorse. Questo ha deliberato il presidente e alla faccia delle risorse ambientaliste che da anni e anni non vengono toccate (salvo qualche strada costruita) mai nessuno si sarebbe permesso di autorizzare il saccheggio. L'economia brasiliana, alla luce di queste nuove iniziative che si allargheranno a macchia d'olio, avrà scatti in avanti, 46.000 kilometri quadrati che cambiano destinazione d'uso, sono una conquista che si decide sulla buona salute, sull'aria, sulla necessità si salvaguardare il pianeta. Ma tant'è? Kissenefraga? Il signor Temer insisterà sostenendo che dopo anni e anni, la sua politica porterà benefici per tutti i brasiliani. I verdi ecologisti e difensori della grande foresta, sono sul piede di guerra e difenderanno allo stremo il polmone del mondo. Una lotta impari, una lotta che non doveva nemmeno nascere. Siamo alle pezze, siamo alla prostituzione politica, economica e finanziaria. Questo è il futuro, questo sarebbe il mondo che i ricchi sognano: loro, una piccola pletora di sbruffoni carichi a soldi e il resto dell'umanità una infinita massa di carichi a chiacchiere e senza futuro.
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